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Anna Lombroso per il Simplicissimus

Ogni tanto nell’attuale buio della ragione qualcuno sente la mancanza degli Intellettuali, costretti ultimamente, per dare una prova di esistenza in vita, a firmare appelli in sostegno di un governo e a guardare con fiducia alle minacce del successivo.   Ogni tanto per fortuna abbiamo qualche consolazione. Una ce l’ha offerta Luciano Canfora parlando del mestiere che si è trovato il Pd, quello di argine malridotto a sbrindellato contro populismo e sovranismo, che il professore liquida a proposito dell’appoggio al governo con una definizione  icastica: un partito portaborse di Draghi.

Ma ancora meglio a dimostrare come certe intelligenze e il sapere maturato con lo studio e la conoscenza dovrebbero servire a far affiorare qualche pensiero “contro”, anomalo e eretico, dalla spirale del silenzio, che tacita le opinioni minoritarie e i pensieri difformi, timorosi di subire ostracismi e isolamento, lo storico si è pronunciato sul Sovranismo,  “una parola inventata e priva di contenuto. Dire che la sovranità nazionale è un disvalore è una stupidaggine. Se una cosa è giusta, anche se la dice un uomo di destra, non cessa di essere giusta. Ad esempio, la difesa della sovranità nazionale di fronte al capitale finanziario non è sbagliata”.

È davvero un sollievo raro che qualcuno che possiede ancora una autorevolezza non partecipi al coro, non intoni le marce militari che inneggiano alla guerra di patria formalmente “antifascista” che, per disinnescare le possibili bombe sociali delle nuove povertà che si aggiungono a quella antiche, deve disarmare i populismi ed i sovranismi, colpevoli di aver demolito la “seconda Repubblica”.

Per dir la verità, proprio come quando il Cavaliere si sgolava a chiamare a raccolta contro il pericolo comunista, sono rimasti in pochi a mettere in guardia dagli ismi  incompatibili con la democrazia, adesso che ne sono stati sospesi chissà fino a quando anche l’ultimo rituale e i suoi cerimoniali, e da quando i loro profeti sono stati beatamente e meritatamente ammessi al consorzio civile e beneducato segnato dai confini del nuovo esecutiva del quale sono i cortigiani più premurosi,   assolti, quindi, e addirittura blanditi e omaggiati per i loro maturi e responsabili voltafaccia, con tanto di atti di fede nei confronti dell’Europa e del commissariamento della nazione e di festoso tradimento di principi  costituzionali. Si completava così il disegno varato da Conte al secondo mandato quando rassicurò orgogliosamente i controllori che il suo esecutivo  certificava la distruzione del fronte populista e sovranista, assorbito beneficamente dal contesto progressista, del quale ora fa parte con onore il più riottoso degli avversari, salutato entusiasticamente dal Sole24 Ore con un trionfale titolo in prima:  «L’Europa? Sia un impero potente al servizio di buoni propositi».

Ci sono dichiarazioni, slogan, programmi che un tempo avrebbero meritato l’accusa di tradimento, con relativa impiccagione nei confronti della Nazione,  perché vale la pena di ricordare che c’è un articolo della Carta, quel patto dello stato democratico coi cittadini che spiace alle cancellerie comunitarie in quanto frutto di lotte di liberazioni “socialiste”, che permette “limitazioni” e non rinunce alla sovranità, a parità con altre nazioni, solo nel caso siano “necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni”. E anche dello Stato, retrocesso dalla funzione di garante degli interessi generali, a strumento per aprire la strada e dare assistenza ai predoni multinazionali, privatizzando beni e servizi, deregolamentando i flussi finanziari, riducendo le tasse ai super ricchi, tagliando sulla spesa sociale primaria e sui diritti dei lavoratori.

E quindi dovrebbe diventare materia per i pronunciamenti della Corte Costituzionale la carriera del Presidente del Consiglio:  il suo impegno profuso  nella svendita di tanta parte del patrimonio e dell’apparato industriale italiano come cavallo di Troia per far entrate l’Italia nell’Euro, la pressione golpista esercitata per introdurre il fiscal-compact nella Costituzione italiana e l’auspicio di un bilancio unico europeo,  il continuo richiamo alla necessità della cessione di competenze e poteri statali rappresentati allegoricamente dall’affidamento alla Mc Kinsey dell’elaborazione del Piano Nazionale per accedere al Recovery Fund, secondo la stessa formula di attribuzione di “competenze” che gli permise da manutengolo di Goldman Sachs di appioppare anche da noi i subprime tossici, in modo che spetti a una organizzazione estranea  fare da interprete di istanze lobbistiche multinazionali, condizionando alle loro pretese l’erogazione dei prestiti che dovremo ripagare.

Dovremmo almeno definire slealtà la convinzione tenace  di chi giura fedeltà a una sovrastruttura super-statuale che sta realizzando da 30 anni, a colpi di trattati comunitari, diktat e “raccomandazioni” sempre più ultimative il trasferimento di poteri politici dagli Stati nazionali alla struttura con sede a Bruxelles o a Francoforte, per instaurare un regime trasversale feroce e punitivo   nei confronti dei lavoratori “fissi” e precari, dei disoccupati, dei pensionati, dei giovani, delle donne, dei malati, dei disabili, e di chi è arrivato figurandosi paradossalmente di trovare accoglienza da chi ha ordinato e prodotto le bombe fatte cadere sulla sua testa in patria.

Chi ha contestato i due governo Conte almeno quanto aveva criticato i governi precedenti, il succedersi di piccoli cesari da Craxi in poi, Berlusconi, il figlioccio, il gran nipote lecca-lecca oggi leader- indiscusso che il nulla non è oggetto di dibattito, D’Alema il bellicista, è autorizzato a pensare che abbiamo raggiunto i vertici dell’abiura con l’avvento dei cicisbei dell’Ue e del duetto Usa- Nato, che hanno esaltato l’indole gregaria e la natura filoimperialista dei precedenti,  preoccupati dell’intollerabile ma inevitabile spostamento dell’asse commerciale dell’Italia verso la Russia e la Cina e intenti a espropriare del potere decisionale la politica, addomesticata dalle lusinghe del vassallaggio, mettendolo nelle mani della finanza  e dei “mercati”, secondo il disegno che ha avuto il più solerte degli esecutori in Prodi, oggi passato agli “eurodubbiosi” e nel suo scherano Draghi dalla tolda del Britannia.

La politica e le istituzioni democratiche possono governare  se possiedono gli strumenti per gestire l’economia e la finanza, se possono investire per sostenere il proprio tessuto produttivo,  se sono in grado di difenderlo    da una concorrenza basata sulla corsa al ribasso del costo del lavoro, sull’inosservanza di regole di tutela della sicurezza e dell’ambiente, se possono promuovere occupazione qualificata assumendo nel pubblico impiego e rinforzando settori di pubblico interesse, come sanità, istruzione, trasporti, cultura.

Ma se per legge votata dal Parlamento rinunciano a tutte queste competenze e a questi poteri, se subiscono condizionamenti e influenze che impediscono l’esercizio di queste funzioni, a cominciare dalla separazione tra Ministero del Tesoro e Banca d’Italia del 1981, siamo di fronte a una cessione di sovranità imposta per rafforzare una entità esterna cui attribuisce superiorità legale ma non legittima la comune appartenenza all’ideologia liberista, che ha come caposaldo l’estromissione dello Stato dall’economia e a poco a poco dalla società, fatte salve quelle multinazionali alle quali deve assicurare protezione e assistenza.

Basta pensare alle porte girevoli dalle quali entra e escono i loro ragionieri e usceri, Draghi che arriva dalla Goldman Sachs e Barroso che ci va dopo il mandato, l’assunzione dell’ex vice cancelliere tedesco Gabriel alla Deustche Bank, i manager di imprese monopolistiche momentaneamente prestati all’esecutivo coi loro vergognosi e inattaccabili conflitti di interesse, per avere conferma della denuncia di Canfora: l’oligarchia che si vanta di essere investita del compito morale di salvare la nazione dai sovranisti Bannon o da Salvini, estromettendoli o meglio ancora introiettandoli, dovrebbero essere giudicati per quel che sono: traditori della patria venduti al nemico.

Sorgente: I Traditori | Il simplicissimus

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