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Il giro di vite nella bozza del nuovo regolamento comunale sugli animali: «Scelta dettata da una nuova sensibilità comune». Le associazioni di volontariato: «Cattiveria inutile contro i più fragili»

TORINO. Il burocratese è sempre scivoloso. Ma qui è chiaro, anche senza tante interpretazioni degli esperti, oppure giri di parole. Il Comune di Torino vuole vietare ai senza tetto che campano di carità sotto i portici del centro, di avere accanto a sé animali. E non è soltanto una chiacchiera. È già tutto scritto nero su bianco nella bozza del nuovo «Regolamento animali». E sono 50 pagine di indicazioni su tutto: dai cani, ai gatti, ai piccioni, senza dimenticare i pipistrelli (di razza italiana ovviamente, e che non si possono vendere), le colonie feline, i circhi equestri con o senza leoni, elefanti struzzi e via di questo passo.

 

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(se non riesci a vedere il video, clicca il link in fondo all’articolo)

Ma ai cani è dedicato un comma intero – il numero 22 – del capitolo che va sotto il nome di Divieti generali. Eccolo: « È vietato su tutto il territorio del Comune utilizzare qualsiasi specie animale, sia domestica-selvatica-esotica, per la pratica dell’accattonaggio». E visto che in città nessuno ha mai incrociato mendicati con i pappagalli, non ci sono incantatori di serpenti, o anziani senza nulla con al seguito bestie esotiche, è evidente che si parla di cani. Anche quei cuccioli tenuti come figli, ma su letti di cartone. Una scelta – hanno scritto nella presentazione della bozza di regolamento – che va incontro alle nuove sensibilità, a opinioni «da più parti espresse». Cioè a quello che dovrebbe essere il sentire comune.

 

 

Via i cani, dunque. Senza se e senza ma. Senza discrezionalità. Oppure criteri di valutazione che c’erano invece nella vecchia norma su animali e accattonaggio. Che, è vero, già li vietava. Ma spiegava bene che, alla fine, contava come erano tenuti gli animali: se erano sani, nutriti e via discorrendo. Qui no: con quattro o cinque tratti di penna hanno cancellato quella che era una via di fuga alla rigidità della legge. Stavolta è tutto netto. L’unica discrezionalità è lasciata al buon cuore del vigile urbano che passa e può decidere se chiamare l’accalappiacani o girarsi dall’altra. E far finta che va tutto bene.

 

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La questione, però, è ben più delicata di un comma del regolamento. E investe le scelte del Comune sulla questione homeless. Nel giro di dieci giorni Torino ha cambiato rotta sulla questione senza tetto. Prima ci ha pensato il comandante dei vigili, urbani, che senza giri di parole ha detto non date è più soldi gli homeless. E ancora: «Se non beccano nulla, vedete che accetteranno le nostre soluzioni». Cioè il ricovero in strutture organizzate. Motivo? La seconda bordata è stata politica: «Il centro per loro è un bancomat». E poi: «Guadagnano anche euro al giorno». Apriti cielo in municipio? No. L’assessore alle politiche sociali non ha fatto un plissé. Anzi, ha rincarato la dose: «Molti di loro percepiscono il reddito di cittadinanza». Che è come dire: non fate la carità, soldi ne hanno a sufficienza.

 

 

Il popolo dei social ha fatto un po’ di polemiche. C’è stata qualche mezza alzata di scudi della politica d’opposizione. Poi la questione homeless, è finita in archivio. Fino a che qualcuno ha aperto il file con il nuovo regolamento, ed è trasalito. Ancora i senza tetto. Ancora una scelta forte. Ecco qui la seconda parte del comma 22 sull’accattonaggio: «Gli animali di cui sopra saranno sequestrati a cura degli organi di vigilanza e ricoverati al Canile municipale, oppure in strutture definite in accordo con l’ufficio tutela animali». Tutto assolutamente chiaro. Game over.

Le Circoscrizioni criticano. C’è chi come la presidente Carlotta Salerno parla di «scelte ideologiche», definite «ben lontane da un lavoro equilibrato che pensi al benessere animale». E Salerno non è la sola a pensarla in questo modo. Ma il parere che arriva dai quartieri non è vincolante. E i barboni sono destinati a restare – prima o poi – ancora più soli in mezzo alla strada, oppure sotto i portici e negli androni. Salvo ripensamenti (improbabili). Nel frattempo la bozza del regolamento passa di mano in mano alla velocità della luce. «Togliere i cani ai senza tetto che chiedono la carità è una cattiveria inutile, nei confronti di persone sole e molto spesso fragili. Ricordiamoci che abbiamo a che fare con uomini e donne la cui socialità è ridotta zero» dicono alle 8 di sera i volontari che fanno il giro dei giacigli con i bidoncini di the caldo e i pacchi di biscotti per il popolo che campa in strada. Ma c’è differenza tra accattoni e senza tetto? «Coincidono» dicono i volontari. «No, sono categorie diverse. E poi vigili e servizi sociali li conoscono tutti» replica Chiara Giacosa che ha elaborato il regolamento. «Gli animali li tolgono solo agli accattoni». Chi sa distinguerli alzi la mano.

Sorgente: Torino e la guerra strisciante ai senzatetto: “Niente elemosina o vi requisiamo il cane” – La Stampa

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