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E se la politica italiana fosse nelle mani di un Capitale incapace di sostenere l’urto della competizione globale, un Capitale sempre più avido di governare lo Stato e le risorse pubbliche? E se il sistema della rappresentanza fosse occupato stabilmente dal vertice della piramide sociale, che tiene escluso il resto della popolazione ignara dei complotti orditi a suo danno? Numerosi sono stati i tentativi di saldare nella Costituzione i vantaggi sociali delle lobbies, numerosi sono stati i tentativi di stravolgere la democrazia e minimizzare il ricorso al giudizio popolare. Oltre al sistema delle istituzioni regolato dal vantaggio privato e dalla corruzione, il Capitale assolda veri e propri sicari per tagliare da parte a parte la gola della democrazia. Tutta l’azione politica di Renzi è servita a questo scopo.

Il sicario Renzi, sorto da una famiglia di imbroglioni, dopo aver giocato con le amministrazioni provinciale e comunale fiorentine, viene tirato in ballo da un partito afflitto da guerre tra bande. Con inaudita scorrettezza arriva al vertice del governo in mezzo ad una fanfara di giornali e di tv che esaltano le sue qualità affabulatorie, e che confidano nella simpatie suscitate tra l’elettorato reazionario. Sono dalla parte di Renzi più gli elettori di destra che quelli di sinistra, a dimostrazione che gli italiani avevano intuito ciò che la politica faticava a capire. Difatti la riforma più qualificante dell’epoca renziana fu quella costituzionale, cioè il tentativo non riuscito di sottrarre il controllo della Democrazia alla volontà popolare.

Furono i padroni a scrivere quella riforma, non Boschi e Renzi. E il tentativo di togliersi dalle scatole il popolo, e dagli “affari” di Stato, fu disattivato in extremis. Da allora la curva calante della politica del rignanese non gli ha impedito né di lasciare in eredità una pessima legge elettorale, né di poter rientrare in gioco una volta escluso. Fino a quando l’occasione non è diventata ghiotta. Il M5S con le sue riforme, e soprattutto con la sua sobria amministrazione, ha costretto le lobbies a una magra colletta di risorse pubbliche. La riforma della giustizia, che incombe sul sistema più di ogni altra sciagura, ha moltiplicato gli assalti contro Bonafede. Che i fondi del Recovery siano gestiti da una governance alle dipendenze un onesto 5 stelle, è insopportabile.

I soldi dell’Europa potrebbero addirittura causare una rivoluzione. Difatti il Piano, che si propone la “digitalizzazione dei procedimenti giudiziari e accelerazione, all’interno di un quadro di riforma condiviso, dei tempi della giustizia”, assieme alla legge sulla prescrizione spalancherebbe le porte della galera a numerosi colletti bianchi. Le altre riforme chieste dall’Europa durante l’alleanza con Renzi hanno segnato il passo: salario minimo e conflitto d’interessi giacciono nei cassetti dei presidenti di Camera e Senato. Ma finalmente, nonostante l’indiscutibile emergenza sanitaria, il sicario è pronto: adesso o mai più. La via scartata all’inizio della legislatura fa capolino assieme alla fatica di trovare “peones” disponibili. La mancanza dei responsabili svela che c’è sicuramente una diffusa volontà d’inciucione. Tutti i partiti contro i 5S, come si era pensato fin dall’inizio: ecco la volontà nascosta della crisi.

Le accuse di Renzi di “insufficiente condanna al trumpismo”, e quelle della Bonino, di “non convinti europeisti”, sono tra le incredibili ragioni dell’avversione a Conte e al suo governo. Quante sono state le dichiarazioni di Salvini e di Meloni sulla politica di Iv? Nessuna. E quando, dopo tutti i mandati esplorativi sarà annunciato il tentativo di un governo col centrodestra allargato, il PD lotterà strenuamente per andare a elezioni, o diventerà responsabile? I Democratici svuotati dei loro uomini di destra sono ben poca cosa, essi sono l’unico partito senza concordanza tra elettorato e dirigenza, l’uno conservatore l’altra reazionaria. Ma alla fine nonostante tutte le incoerenze e gli imbrogli i padroni saranno sempre lì, pronti a dimostrare sui loro giornali che l’avventura a 5 stelle è stata fallimentare, e che mai più il popolo dovrà tentare di esprimere una sua classe politica. Poiché la politica è una faccenda privata, una cosa che il popolo non può capire. E anche se stavolta le regole gli hanno permesso di alzare la testa e sbirciare nelle tasche dei padroni, c’è sempre un assassino, uno mandato da loro, che uccide le regole del gioco.

(Giuseppe Di Maio)

Sorgente: L’assassino – infosannio

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