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Bruxelles/Ramallah, 9 novembre 2020 – La compagnia portoghese CeiiA ha recentemente deciso di non rinnovare il noleggio dalla compagnia israeliana di armi Elbit di due droni impiegati per il pattugliamento delle frontiere e altre missioni dell’Agenzia Europea per la Sicurezza Marittima (AESM). Questa decisione è stata presa in seguito alla petizione ‘Stop Israeli Killer Drones’, lanciata dall’associazione World Without Walls Europe e co-sponsorizzata da 46 organizzazioni e da 10.000 cittadini europei che richiedono la fine del contratto e dell’uso dei droni. Purtroppo, questo non significa la fine dell’uso dei droni militari per la sicurezza delle frontiere dell’UE. L’agenzia di guardia di frontiera dell’UE Frontex ha stipulato contratti con le industrie aerospaziali israeliane (IAI) e i servizi con i droni Elbit, e anche la Grecia ha iniziato a noleggiare droni IAI per il pattugliamento delle frontiere.

Frontex e gli Stati membri dell’Unione Europea potrebbero richiedere all’AESM di fornire l’uso dei droni Hermes di Elbit per cercare e intercettare le imbarcazioni dei migranti, tra le altre missioni. All’inizio dell’anno uno di questi droni è precipitato a Creta mentre stava monitorando i confini marittimi della Grecia. La Elbit Systems sviluppa i suoi droni insieme ai militari israeliani e promuove la sua tecnologia come “testata sul campo”, cioè sui Palestinesi; procura l’85% dei droni usati da Israele nei suoi ripetuti assalti militari e per l’assedio inumano a Gaza.

All’inizio di quest’anno la Grecia ha annunciato che per espandere la propria capacità di sicurezza dei confini noleggerà dalla IAI i droni Heron, noti per le stesse ragioni dei droni Hermes. Il mese scorso Frontex ha annunciato di aver assegnato un contratto da 50 milioni di euro ad Airbus (con IAI come subfornitore) ed ad Elbit per la fornitura di voli di sorveglianza con droni nel Mediterraneo nei prossimi due anni. Con questi contratti Frontex fa altri passi nel lavoro di sicurezza delle frontiere, nell’espansione del suo ruolo nelle politiche dell’UE in materia di migrazioni e frontiere e nell’acquisizione di attrezzature proprie anziché fare affidamento su quelle degli Stati membri dell’UE. Per i rifugiati che cercano di attraversare il Mediterraneo ciò può avere conseguenze ancor più devastanti, soprattutto alla luce delle recenti notizie sulla complicità di Frontex nei respingimenti illegali dalla Grecia alla Turchia e nei respingimenti in Libia. Altro aspetto preoccupante è la mancanza di chiarezza sull’utilizzo dei dati grezzi raccolti dalle società appaltate durante le missioni dei droni, a parte renderli disponibili a Frontex.

“La fine dell’uso dei droni Elbit da parte dell’AESM mostra che la pressione pubblica ha un impatto nel fermare pratiche non etiche e fare luce sulle atroci strategie di vendita delle compagnie di armi israeliane”, ha detto Aneta Jerska (ECCP) di World Without Walls Europe. “Il nuovo contratto Frontex e il crescente utilizzo di droni, molti dei quali di società israeliane, per prendere di mira i rifugiati ai confini dell’Europa significa che dobbiamo esercitare molta più pressione per fermare la mortale politica  anti-migrazione dell’Europa e il finanziamento dell’UE all’industria militare israeliana…”.

Martedi 10 novembre (15:00 CET) World Without Walls Europe organizza il webinar webinar ‘The EU-Israel Nexus: Militarisation, Migration and Apartheid’. Relatori di: Who Profits, Stop Wapenhandel, Legal Center Lesvos, Sea Watch e Migreurop discuteranno della militarizzazione delle frontiere dell’UE, del ruolo delle compagnie militari israeliane e dei modi per entrare in azione.

Sorgente: Grazie alla pressione pubblica l’UE rimodula l’uso di droni militari israeliani nel Mediterraneo | Assopace Palestina

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