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Sveglia alle 5, due linee di metrò, 26 fermate e un autobus. Questo il tragitto che dovrebbe fare Vincenzo, 16 anni, per andare a scuola nell’unico istituto che, a quanto pare, può accoglierlo. La sua è una storia di caduta e recupero, ma racconta le falle nel sistema dell’inserimento scolastico (tanto più quest’anno con le misure anti-contagio messe in atto), e i disagi, per chi non ha alternative, di un viaggio sui mezzi pubblici, negli orari di punta e per quasi due ore durante una pandemia.

Vincenzo, racconta la mamma Maria Gagliardi, vive a Motta Visconti, Comune della città metropolitana, più vicino a Pavia che a Milano. «Ci sarebbe un istituto a Pavia, infatti, proprio a due passi da casa, ma anche lì dicono che non c’è posto», racconta Maria. Gira attorno a queste tre parole — «non c’è posto» — l’avventura scolastica di Vincenzo, dopo una bocciatura alla fine del primo anno e il recupero di due anni in uno. Settemila euro alle Grandi Scuole Cepu hanno «rimesso Vincenzo in carreggiata: abbiamo fatto un grande sacrificio, ma capivamo il suo disagio». A settembre avrebbe dovuto iniziare con i suoi compagni il terzo anno di Informatica all’Istituto Ettore Molinari.

 

Ma non è andata così. A gennaio Maria chiama per fare l’iscrizione, ma prima occorre avere l’idoneità al terzo anno. L’esame, causa emergenza sanitaria, slitta a luglio: Vincenzo è idoneo. Maria richiama la scuola, ma le rispondono che non possono accogliere altri studenti. Si rivolge ad altri istituti, ma ottiene sempre la stessa risposta. «Mio figlio è ancora nell’età dell’obbligo. Capisco che per via del Covid ci siano delle restrizioni, ma possibile che un solo alunno in più sia un problema così grande?». L’ufficio scolastico finalmente trova un posto a Vincenzo, ma è a Sesto San Giovanni: «Il Molinari era distante, ma raggiungibile con un’unica linea del metrò. Per andare all’Alfieri a Sesto, invece, la sveglia sarebbe alle cinque e il tragitto di quasi due ore su tre mezzi pubblici. Per un ragazzo che, tra l’altro, soffre d’asma e ha crisi per un semplice raffreddore, quindi un soggetto a rischio».

Non è la soluzione ideale, ma è la sola disponibile: Vincenzo frequenta l’Alfieri e vive al momento in casa di amici a Milano per ridurre il tragitto. La direttrice dell’istituto, che prevede una settimana al mese di didattica online per ogni classe, a Vincenzo ne fa fare due per agevolarlo. Maria intanto aspetta: forse una scuola più vicina è disponibile ad accogliere un alunno in più.

Sorgente: Vincenzo, il sedicenne rifiutato da tutte le scuole con la scusa del Covid: «Non c’è posto»

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