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A Roma l’adunata dei negazionisti: tassisti, albergatori, biker, «eretici» via Facebook, persino un «Popolo delle mamme» preoccupato di sottrarre i bambini alla «dittatura sanitaria»

di Goffredo Buccini

Come un eterno ritorno della storia. Come la peste di don Ferrante. Rieccoci daccapo: rieccoli. L’adunata negazionista di oggi pomeriggio a Roma segna l’ultima, definitiva cesura con il clima di spaventata e dolorosa pacificazione di marzo e aprile, nato al culmine della strage da Covid-19. Lo strappo è già stato vistoso altrove: a Berlino migliaia di negazionisti hanno innalzato contro l’evidenza del virus la Reichsflagge del 1871, la bandiera imperiale, retrotopia contro realtà distopica, direbbe Bauman. Da noi è questa forse, da inizio pandemia, la prima vera sfida dell’emotività complottista alla razionalità scientifica. Per uno scherzo della burocrazia (gli organizzatori chiedevano piazza del Popolo) si celebra alla Bocca della Verità questo raduno della menzogna (le mascherine ci ammazzeranno, si dice, facendoci respirare «troppa anidride carbonica»).

Sarebbe forte la tentazione di liquidare l’evento come una replica del più modesto moto di piazza di giugno, al Circo Massimo: un cocktail di fascisti e teppisti da curva, ora integrato da qualche lunatico del teatrino mediatico-politico e qualche psichiatra fuori copione. Ma sarebbe un grosso sbaglio. Benché il marchio più ingombrante sia quello di Forza Nuova e di personaggi come Giuliano Castellino (fresco di condanna per un’aggressione ai giornalisti dell’Espresso e persuaso che la pandemia «sia stata pianificata per cinesizzare il mondo»), stavolta il mix annunciato è assai più vario. Tassisti, albergatori, biker, «eretici» via Facebook, persino un «Popolo delle mamme» preoccupato di sottrarre i bambini alla «dittatura sanitaria» e benedetto dall’arcivescovo Viganò, l’anti-Bergoglio persuaso che la pandemia esista, sì, ma sia la punizione di un Dio vendicativo contro divorziati e sodomiti. In piazza si ritrova qualcosa di molto più diffuso e radicato di qualche nostalgia. Una ribellione profonda alle regole sta rialzando la testa, cullandovi l’idea popolare che non ci sia più nulla da temere (proprio mentre l’uomo forse più popolare d’Italia, Silvio Berlusconi, lotta contro il virus in ospedale): viene dalla stanchezza di nuovi limiti, dalla paura del futuro, dalle saracinesche abbassate.

 

È una spallata all’odiata razionalità ancien régime che il Covid parrebbe avere restaurato. La parola d’ordine sulla «dittatura sanitaria» attraversa anche quella destra italiana che (opportunamente) non sarà in piazza ma pure si nutre di questo humus: è uno slogan sottotraccia, usato in campagna elettorale e persino in Parlamento, dove i No Mask sentono quale spirito guida Matteo Salvini. Potente è la retromarcia dalla primavera: scrivevamo allora che l’emergenza sanitaria stava forse cancellando «la lunga stagione dell’incompetenza» (meglio farsi curare da un medico che da un idraulico). In realtà l’aveva solo messa dietro la lavagna. Di nuovo la «libertà» passa attraverso il disconoscimento dei saperi scientifici. Sta nella vulgata dell’imbroglio, nel Covid-19 costruito dai plutocrati; nelle oltre 35 mila vittime che bastava non intubare, si capisce, maledetta sia la scienza!

Intendiamoci. Errori del governo ce ne sono stati e di gravi: su tutti il balletto diverbali del Comitato tecnico scientifico. Ma qui vengono sistematizzati dal complottismo, nulla è casuale. La cosmogonia populista, che ha riscoperto il mantra dell’uno vale uno, la disintermediazione come libertà (di ammassarsi in discoteca o stare in treno senza mascherina alla faccia dei professoroni), cela infine un paradosso politico. Questo vento di emotività da social network potrebbe ben rigonfiare le vele di chi per primo puntò il dito contro le scie chimiche, dubitò dello sbarco sulla Luna, sostenne che un paio di clic giusti nella Rete valgano una laurea. Ma ora i grillini sono potere, quasi casta. All’adunata ci saranno, sì, ma in forma criptica, di ex, di cape toste e di irriducibili. Il grillino non più di lotta per eccellenza, Di Maio, «rabbrividisce» invece quando pensa che certi negazionisti «potevano essere al governo di questa nazione». Divorziando così da quel po’ di Salvini che gli era rimasto nel cuore e in fondo anche da un po’ di se stesso. Perché crescere è questo: perdere qualcosa. A volte anche nelle urne.

Sorgente: Dai No vax all’estrema destra: oggi in piazza i «negazionisti»

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