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Forte resistenza a cedere al “ricatto” della Turchia che chiede altri fondi per fermare i profughi. Germania e Bulgaria disponibili con Ankara

fotografia: Profughi arrivati dalla Turchia respinti con il lancio di gas lacrimogeni dalla polizia greca

DALL’IINVIATO A BRUXELLES. Il cessate il fuoco per Idlib «è certamente una buona notizia» dice Josep Borrell, Alto Rappresentante per la politica estera Ue. Ma il timore di una nuova crisi migratoria rimane forte e l’Unione europea ha paura di non reggere i nuovi flussi. Non tanto dal punto di vista umanitario, ma piuttosto da quello politico. Tant’è che il cancelliere austriaco Sebastian Kurz ha già messo le mani avanti: «Se le frontiere esterne dell’Ue non funzionano, allora torneranno i confini all’interno dell’Ue». Uno scenario che segnerebbe il fallimento della libera circolazione nell’area Schengen.

La crisi al confine greco-turco è stata ieri al centro di una riunione straordinaria dei ministri degli Esteri. Il vero dilemma al tavolo dei ventisette capi delle diplomazie europee – riuniti a Zagabria – è stato quello relativo all’eventuale stanziamento di nuovi fondi per la Turchia, come richiesto dal presidente Recep Tayyip Erdogan. Cedere al ricatto e pagare oppure respingere al mittente la richiesta con il rischio di una nuova crisi migratoria lungo la rotta balcanica? In attesa di un’indicazione politica, la Commissione europea si è messa al lavoro dietro le quinte per predisporre nuovi programmi destinati ai rifugiati ospitati in Turchia attraverso uno stanziamento extra di circa mezzo miliardo di euro, in aggiunta ai sei miliardi già accordati con l’intesa del 2016. Ma ovviamente prima serve il via libera dei governi, che al momento non c’è.

La Germania – spalleggiata dalla Bulgaria – ha cercato di convincere i partner europei: bisogna dare un segnale ad Ankara. E ha chiesto di menzionare esplicitamente la disponibilità a versare nuovi fondi. «L’Ue deve continuare e rafforzare il sostegno finanziario alla Turchia per l’accoglienza dei rifugiati e dei migranti» insiste il ministro tedesco Heiko Maas. Sulla sponda opposta si è però fatta sentire la resistenza di Grecia e Cipro, due Paesi che – per motivi diversi – hanno relazioni estremamente tese con Ankara e che non vogliono dare segnali di resa di fronte al ricatto turco.

Alla fine i Ventisette hanno preferito evitare qualsiasi riferimento esplicito al possibile sostegno finanziario nel documento finale approvato ieri. Nel testo c’è la carota («Riconosciamo gli oneri e i rischi crescenti che la Turchia sta affrontando e i notevoli sforzi fatti nell’ospitare 3,7 milioni di migranti e rifugiati»), ma anche il bastone («L’Ue respinge l’uso che la Turchia fa dei migranti a fini politici»). Nessun cenno alla questione economica, anche se il discorso è tutt’altro che chiuso e certamente verrà affrontato più avanti.

C’è però il pieno sostegno ad Atene, nonostante le accuse arrivate dalle associazioni umanitarie per il modo in cui sono stati respinti i migranti: «L’Ue e i suoi Stati membri rimangono determinati a proteggere efficacemente le frontiere esterne dell’Ue. Gli attraversamenti illegali non saranno tollerati». Certo l’atteggiamento della Grecia – esaltata come «lo scudo d’Europa» dalla presidente della Commissione, Ursula von der Leyen – ha sollevato le perplessità di alcuni governi. «Bisogna allentare le tensioni con il dialogo e la politica, non con la polizie e le misure militari», dice Simon Coveney, ministro degli Esteri irlandese. E ieri – secondo la stampa di Copenhagen – gli uomini dell’unità danese in forza a Frontex si sarebbero rifiutati di eseguire un ordine arrivato dai greci di respingere oltre le acque territoriali un gruppo di 33 migranti.

Sorgente: Migranti, l’Austria minaccia Bruxelles: “Se aprite i confini Ue, chiuderemo i nostri” – La Stampa

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