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Matteo Salvini ieri a Casalecchio di Reno (Bologna)

Elezioni in Emilia Romagna. In attesa del duello di Bibbiano con le sardine, la passerella bolognese del leader della Lega va male

Giovanni Stinco

Bologna non vuole Salvini. E ieri, per l’ennesima volta, il numero 1 della Lega ne ha avuto una chiara dimostrazione. Prima ha provato a dare appuntamenti ai suoi simpatizzanti in un bar alle porte della città e il titolare l’ha con fermezza lasciato alla porta, insieme ai suoi elettori. Poi ha messo in scena un piccolo comizio, e si è beccato una contestazione multipla. Fischiato dai militanti del Pd, da quelli di Potere al Popolo, dalla sardine, dagli studenti del vicino liceo e dall’Anpi. Insomma, non un’accoglienza trionfale per Salvini, che negli ultimi giorni aveva ridato slancio alla sua campagna elettorale concentrandosi sulle zone più periferiche della regione e incassando applausi su applausi. A Bologna e a Casalecchio, alla porte del capoluogo, ieri le cose sono andate diversamente.

Ma basta solo spostarsi di pochi chilometri, e andare ad esempio a Castenaso, 15 mila abitanti a meno di mezz’ora dalla capitale dell’Emilia, per rivedere i soliti comizi del leghista con centinaia di persone che accorrono ad ascoltarlo. E lì, nel suo format classico pensato per Facebook, il segretario del Carroccio in campagna elettorale permanente ha buon gioco ad attaccare la sinistra di Bonaccini che candida nella lista di +Europa il liberista Giuliano Cazzola, mentre «la Lega farà le barricate per difendere le pensioni».

Le ultime giornate di campagna elettorale per Salvini non saranno comunque una passeggiata. Non lo sarà il comizio di Bibbiano, il 23 gennaio, a tre giorni dal voto che deciderà le sorti dell’Emilia-Romagna e, forse, anche del Pd e del governo. Bibbiano per Salvini e la Lega sarà una sorta di chiamata alle armi finale, tirando in ballo bambini e addossando la responsabilità al Pd «che ha nascosto tutto». Il tentativo di trasformare il voto in un’enorme referendum emozionale su quello scandalo non sarà semplice: le sardine si stanno mobilitando, e per annunciare la loro contromanifestazione stanno diffondendo un volantino dove si vede da una parte un banco di pesci, dall’altra uno sciacallo. «Gli sciacalli passano, le sardine restano».

Nell’attesa, Salvini deve fare i conti con una passerella bolognese che non è andata per il meglio. A cominciare dal caffè negato a Casalecchio di Reno. E c’è chi traccia un parallelo con quanto accadde ad Almirante: proprio nel Comune alle porte di Bologna anche all’allora segretario Msi fu negato un caffè nell’estate del 1973. Le motivazioni del titolare del bar chiuso a Salvini non sono le stesse («Non voglio fare da cassa di risonanza alla politica»), ma l’effetto resta quello: una porta chiusa in faccia a un personaggio abituato a condire la sua pagina Fb con video in cui si intrattiene con cuochi e altri professionisti dell’alimentazione.

Al caffè negato si è poi aggiunta la contestazione aperta. Arrivato davanti alla Casa della conoscenza di Casalecchio, la biblioteca comunale, il leghista è stato accolto da studenti, sindacalisti della Cgil e cittadini che hanno cantato «Bella Ciao» ed esposto lo striscione «Casalecchio non si lega». Ai manifestanti si sono aggiunti alcuni attivisti Pd che gli hanno urlato «buffone». «Dici di stare con la gente ma stai con i ricchi e le imprese – ha poi urlato la candidata di Pap Marta Collot – I decreti sicurezza hanno impedito ai lavoratori di protestare in strada». La risposta dei militanti della Lega è stata a base di insulti con tanto di coro «Bibbiano, Bibbiano». Ma il comizio bolognese del mattino, viste le condizioni, non è durato nemmeno tre minuti.

 

Sorgente: Caffè amaro per Salvini: il bar non lo fa entrare. Contestazioni a Bologna | il manifesto

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