0 7 minuti 4 anni

Aveva promesso di stravincere, invece ha perso, anzi, ha straperso. Ha perso la campagna sui bambini di Bibbiano, ha perso il citofono. E così la destra, che resta fortissima, scopre di avere un leader mediocre

di Marco Damilano

Stremato. Gonfio in volto. Gli occhi lucidi. Si presenta così a Bologna, davanti alle telecamere, mentre è già calata da ore la nebbia per la regione e adesso anche per lui. Matteo Salvini parla dodici minuti dopo la mezzanotte, il colorito più blu della felpa sgualcita dai mille giri elettorali.

Questa volta non ha funzionato. «Volevo dare la buonanotte agli italiani che vanno a letto perché domani lavorano», concede, mentre la luce sembra all’improvviso spegnersi anche per il Capitano che-tremare-il-mondo-fa. Aveva promesso di stravincere, invece ha perso, anzi, ha straperso.

Ha perso Salvini, ha perso la campagna sui bambini di Bibbiano, ha perso la furbata di farsi votare dai suoi senatori per essere processato sul blocco della nave Gregoretti, ha perso il citofono, l’orrendo numero mediatico della gogna di una famiglia di origine tunisina, bollata come culla di un presunto spaccio di droga. E ha perso, con lui, il racconto insistito della regione che fu rossa pronta a mutarsi in verde.

Il muro dell’Emilia ha retto l’urto, anche se non è più quello di un tempo. Eppure poteva, se non stravincere, almeno vincere. Cambiando pelle e trasformandosi in moderato, come gli aveva suggerito un emiliano eccellente, il reggiano cardinale Camillo Ruini.

vedi anche:

Si giocava anche questo, nella notte del 26 gennaio: la guida della destra italiana, il patto tra i sovranisti e i moderati, come accaduto in Inghilterra con Boris Johnson. Era la premessa per andare alle elezioni anticipate, puntare tutto sulla spallata emiliana. La destra italiana, invece, resta forte, fortissima. Nella regione rossa per eccellenza un elettore su tre ha votato per un partito il cui leader scampanella al citofono per cacciare una famiglia senza nessuna prova, la Lega si batte per restare il primo partito e lo è in molte province.

Non è sconfitta in Italia, certo. Ma questa destra che ha il vento alle spalle è per fortuna guidata da un leader mediocre, insicuro, spaventato dal suo stesso successo, come lo avevo visto a Modena, due settimane fa, durante un comizio nella nebbia. Un leader a suo agio in mezzo alla folla dei seguaci e dei passanti a caccia di un selfie, ma in difficoltà a esprimere uno straccio di programma di governo. Carico di voti, ma destinato a infrangersi contro il limite più invalicabile e sorprendente: se stesso.

Per di più, in questa notte e in questa regione subisce la beffa più atroce. Ha mancato l’obiettivo di costruire il nuovo partitone dei moderati, ma in compenso ha il merito di aver lanciato il polo avversario. Quel raggruppamento formato dal vecchio Pd e da una lista di sinistra che da’ qualche segno di vita, e dai veri vincitori della serata: il presidente uscente Stefano Bonaccini e il nuovo movimento delle Sardine.

Esulta Nicola Zingaretti, generale fortunato. Per lui la prima vittoria da rivendicare, a un passo dal baratro. Il suo partito ha combattuto sul territorio, senza nessun sostegno particolare della segreteria nazionale. Ha avuto ragione la strategia dell’invisibilità di Zingaretti, contrapposta a quella dell’onnipresenza di Salvini. Ma ora la tentazione di trasformare l’Emilia in un laboratorio nazionale diventerà irresistibile. Anche perché una delle incognite dell’equazione estiva che portò alla nascita del governo Conte due è stata sciolta dagli elettori: non ci sarà alleanza strategica Pd- M5S perché il movimento di Casaleggio di fatto non c’è più , gli elettori lo hanno quasi cancellato dalle mappe in Emilia Romagna e in Calabria. Non c’è di conseguenza nel Paese la maggioranza parlamentare che regge il governo Conte. Da domani, in ogni caso, si balla. E spetta al vincitore Zingaretti decidere quale sarà la musica.

vedi anche:

AGF-EDITORIAL-2691091-jpg

Elezioni regionali, tracollo Cinque stelle: dalla culla alla tomba

In Emilia Romagna il Movimento va peggio persino di dieci anni fa: 5 per cento secondo le proiezioni, alle origini nel 2010 conquistò il 7 per cento. A lumicino pure in Calabria. I 309 parlamentari M5S, da ora, sono tecnicamente dei morti viventi. Da domani tutto balla. Anche le caselle del governo?

Si può continuare fino all’estenuazione. Abbarbicati a Conte, punto di riferimento dei progressisti, come lo ha chiamato il segretario del Pd. Oppure prendere coraggio, cogliere quello che Zingaretti ha definito “uno spiraglio” per costruire l’alternativa alla destra. Con le Sardine, un inedito movimento di popolo anti-populista, per di più di ispirazione giovanile. E con quelle energie nuove del partito che Zingaretti aveva promesso di voler coinvolgere e che invece sono state finora mortificate, a partire da dirigenti e amministratori che combattono sul fronte a mani nude. Con la definizione di un progetto che non sia una pura elencazione di priorità, più determinato, ad esempio sui decreti sicurezza. Con un’organizzazione diversa, come promesso prima del voto. E con una legge elettorale che metta gli elettori italiani nelle condizioni di scegliere tra destra e sinistra, come è successo agli emiliani romagnoli. Altrimenti, digerito il voto, la maggioranza tornerà a dividersi e a tirare a campare. Prigioniera di cespugli e partitini, di ricatti e di tattiche di corto respiro.

vedi anche:

Alle due di notte Bonaccini parla di un nuovo campo di progressisti e riformisti, si candida quasi a guidarlo. Per lui è l’alba di una leadership nazionale. Per le Sardine è l’inizio di un cammino luminoso: l’Italia disegnata da Makkox sull’ultima copertina dell’Espresso esce dalla bolla , almeno un pochino. Il Movimento 5 Stelle vi entra, Luigi Di Maio attende, i gruppi parlamentari rischiano il big bang . Ma per Salvini è buonanotte, notte fonda, almeno per oggi. Domani si vedrà.

Sorgente: Buonanotte Matteo Salvini – l’Espresso

Please follow and like us:
0
fb-share-icon0
Tweet 20
Pin Share20