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L’adesione dei giovani delle parrocchie alla manifestazione del movimento giovanile. Una parte dei cattolici reagisce come può alle parole d’ordine di Salvini

Luca Kocci

I Papaboys nuotano insieme alle Sardine che il prossimo 14 dicembre scenderanno in piazza a Roma. L’annuncio è arrivato ieri dal presidente dell’Associazione nazionale dei Papaboys, Daniele Venturi: le Sardine «sono un movimento straordinario che parte dai giovani. Crescano sempre più sardine e facciano cose alte. Sabato sarò in piazza con loro». Ma è molto più di un’adesione alla manifestazione di San Giovanni, al punto che Venturi prende in prestito un’immagine biblica per augurare lunga vita e prosperità al neonato movimento civico: «Sardine avanti tutta, andate e moltiplicatevi in ogni piazza, paese, città».

Ma chi sono i Papaboys? Il marchio nasce vent’anni fa, durante la Giornata mondiale della gioventù del 2000, nell’anno del Giubileo. Progressivamente si struttura come un vero e proprio movimento, formato da giovani e giovanissimi delle parrocchie, supporter sfegatati di Giovanni Paolo II. Negli anni del pontificato di Wojtyla, i Papaboys hanno un successo straordinario, riempiono piazze e stadi, richiamati dal Papa polacco, come un’autentica «popestar». Nell’era Ratzinger, gradualmente il movimento si ridimensiona, anche perché il papa tedesco non era un grande sostenitore degli happening e dei raduni di massa, tanto amati dal suo predecessore.

Lontani dalla politica e piuttosto freddi verso il sociale, con una religiosità tradizionale ma mai integralista, con Francesco i Papaboys si riposizionano parzialmente, come del resto tante altre realtà del mondo cattolico. Basta dare un’occhiata al loro sito ufficiale e ai social network per vedere come accanto ai post mariani – fra cui emergono quelli dedicati a Medjugorje e all’Immacolata concezione – ci sono quelli su tematiche tipicamente bergogliane: lotta ai cambiamenti climatici e difesa dell’ambiente, migranti, Africa.

Fino all’annuncio di ieri di scendere in piazza con le Sardine. Un nuovo indizio che una parte del mondo cattolico reagisce come può alle parole d’ordine di Salvini, decisamente poco evangeliche, nonostante il leader della Lega porti in tasca il rosario come un talismano e brandisca il Vangelo come un vessillo.

Per i Papaboys, le Sardine sono un approdo ideale: sono giovani e al di fuori dei partiti, guardati sempre e comunque con sospetto. «È straordinario un movimento con una visione sempre più grande e più bella per il Paese. Del resto, se non è la gioventù a rimetterlo in piedi, non saranno gli adulti a risistemarlo. La politica non è più una vocazione, ma un lavoro. Non può essere così. I giovani non sono stupidi, lo hanno capito. E si sono organizzati – spiega Venturi –. Tra i detrattori c’è chi dice che sono politicizzati e strumentalizzati, ma da quello che sto vedendo non mi pare per niente vero. Il bello del movimento è che dicono cose che la politica non è riuscita a dire ai giovani: sono “per”, non “contro”, mi pare che in tanti lo abbiano capito e guardino alle Sardine con l’attenzione che meritano».

Addirittura il presidente dei Papaboys vede nelle Sardine una ispirazione bergogliana: «Il Papa li ha accesi. Bergoglio ha ricevuto Greta, ha messo insieme i movimenti popolari dell’America latina, e i giovani se ne sono accorti: con appena 25 gruppi su Whatsapp hanno messo insieme un movimento di massa, e a costo zero!».

Ci sarà da capire se l’annuncio di Venturi sia condiviso da tutti i Papaboys (che comunque, sebbene contino 300mila follower su Facebook, sono meno presenti ed influenti del passato) o sia una posizione del gruppo dirigente del movimento. Resta comunque un’adesione significativa e decisamente inaspettata.

Sorgente: il manifesto del 08.12.2019 – il manifesto

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