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Mitra e lanciarazzi, proclami d’azione. Il salto di qualità degli estremisti italiani. La Digos: “Dobbiamo capire il canale di provenienza delle armi. Può essere utilizzato da persone pericolose per la sicurezza nazionale”

di Paolo Berizzi

MILANO – “Non si campa senza un sano M4 in casa”. “Comò della mia camera da letto. In questa foto manca un Sako Trg-M10 in 338 Lapua Magnum”. Nella chat su Vk – il social russo dove si sono trasferiti fascisti, nazisti e sovranisti italiani – , il segretario di Forza Nuova Sassuolo, Pier Paolo Lamberti, 50 anni, ex parà, si congratula con il camerata “Romano X” per le armi che possiede. Anche lui posta la sua “merce”: pistola e coltello su un drappo della Folgore con il motto “Come folgore dal cielo, come nembo di tempesta”. Il basco bordeaux è lo stesso del profilo in chat: lui da giovane, in divisa, il braccio teso nel saluto romano. Altra istantanea: 29 settembre 2019. Lamberti, celtica al collo, è tra i delegati dell’assemblea nazionale di Fn a Roma.

Missili neri

Dalla provincia modenese spostiamoci 230 chilometri a Nord-Est. Gallarate, rione Cascinetta. Un ex doganiere sessantenne con simpatie naziste sta scontando i domiciliari a casa della madre: è l'”uomo del missile”. Il bestione – un Matra di fabbricazione francese, in dotazione all’esercito del Qatar – che quest’estate finì sui telegiornali, ma molti banalizzarono. Quando a luglio la Digos di Torino glielo sequestra in un hangar di Rivanazzano Terme, tra Pavia e Voghera, in mezzo a un arsenale paramilitare, Fabio Del Bergiolo minimizza: “Sono un collezionista. Le armi sono dormienti”. Balle. I “ferri” custoditi dall’estremista di destra, già candidato al Senato con Fn, funzionavano eccome: bastava agganciarci i pezzi che – la notizia non è mai stata diffusa – l’uomo ha smontato e nascosto. “A noi di quella vicenda importa scoprire il canale di provenienza delle armi – dice a Repubblica Carlo Ambra, dirigente Digos di Torino – . Perché magari è lo stesso canale che può essere utilizzato da soggetti pericolosi per la sicurezza nazionale”.

Lupi solitari o in branco

I lupi neri si sono risvegliati. Si addestrano per “ogni scenario”, “appena ce n’è bisogno”. Perché – come dice in un’intercettazione Andrea Chesi, dirigente del Monte dei Paschi, uno dei perni della cellula neonazista smantellata a Siena pochi giorni fa mentre progettava di far saltare in aria la moschea di Colle Val d’Elsa – “la destra estrema è una filosofia di vita… Se devo tirare una pistolettata non mi faccio problemi”. Quelli del “boia chi molla ritorneremo” (altro testuale) si definiscono “interventisti”: e per intervenire occorre una “struttura pronta e qualificata”. Come prima regola di ingaggio imbracciano lanciarazzi e fucili d’assalto. Poi vomitano odio contro i nemici, i comunisti, l’Anpi, gli ebrei, gli immigrati, i musulmani, il “meticciato”. Gli “infami” e i “traditori”. Della patria, o, come nel caso dell’eversione nera romana intrecciata con la criminalità organizzata, di un accordo violato.

Ricordate la vicenda Piscitelli e il video di Fabio Gaudenzi, detto “Rommel”? “Hanno poco tempo per lasciare Roma”, minaccia l’ex braccio operativo del Nar Massimo Carminati, rivolto agli “infami”: la Magnum 357 in mano, il passamontagna e la felpa “Incorreggibili”. La Roma nera non si stinge mai.

Doppio livello

Quanto è breve il passo dalla violenza verbale a quella fisica? Dai proclami d’azione al piombo e al tritolo che “dobbiamo procurarci” insieme alle armi “sfonda porta” (ancora i senesi)? Due casi in pochi mesi. Prima Torino, poi Siena. Svastiche, materiale di propaganda e tante, troppe armi. Ritrovamenti che “non avvenivano da anni” – ragiona un investigatore dell’antiterrorismo. Sul tema occorre separare: l’estrema destra sta mostrando un doppio volto. Il primo è quello “politico” e “tracciabile” di CasaPound e Forza Nuova, per nulla immuni dalla violenza e imbavagliate dai social per “troppo odio”. L’altro è quello, più sommerso, delle cellule armate clandestine. È l’area dei “nazionalsocialisti” che predicano giustizia sommaria e rivoluzione. “Bisogna fare quadrato”, dice Andrea Chesi al figlio Yuri e agli altri della “squadra d’azione” senese, tra cui Marco De Caprio, anche lui Mps. Mentre a Napoli cadono le accuse di associazione sovversiva e banda armata per CasaPound, polizia e carabinieri stanano gli “insospettabili”. Portano tute mimetiche e simboli del nazismo, come la runa Wolfsangel tatuata sulla tempia del “lupo” maceratese Luca Traini. “Dobbiamo fare giustizia sommaria… arma alla mano… senza chiamare le forze dell’ordine”, si caricavano i nazi toscani.

Bisogna sparare

Vecchi arnesi fascisti e giovani imbevuti dal suprematismo. Fianco a fianco. I capi li preparano. “Bisogna sparare, prima o poi… E bisogna vedere anche da che parte stanno questi pezzi di merda della polizia… se nello Stato c’è qualche comandante o generale coi coglioni”. In Toscana il formatore degli aspiranti terroristi, Chesi, ha la soluzione alla situazione politica: “…Toccherà al popolo… o col voto o con la rivoluzione. Se c’è da sparare noi andiamo… e di armi ne abbiamo tante”.

Da Roma a Varese i soldati politici si considerano élite. “Siamo i fascisti di Roma nord”, ammonisce Gaudenzi snocciolando i nomi dei camerati capitolini capeggiati da Carminati. Parole che riecheggiano nei deliri neonazisti della Comunità dei dodici raggi varesotta. Il loro capo, Alessandro Limido, che più volte ha incitato all’uso delle armi “contro il sistema”, qualche giorno fa ha attaccato il vicequestore di Varese: li ha bloccati prima che entrassero in municipio per contestare la cittadinanza onoraria a Liliana Segre. “Una nuova prevaricazione ci attende – hanno ringhiato loro – Noi l’attendiamo là dove la Patria chiama, per andare più avanti ancora”.

Sorgente: Dalle svastiche agli arsenali segreti, la svolta armata dei neonazisti | Rep

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