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Ogni telefonata del Presidente americano con un leader straniero sarà da ora soggetta alla revisione del Congresso. Ciò significa che nessun leader straniero può aspettarsi che qualsiasi cosa dica a Trump, o al prossimo presidente, resterà riservata. Gli Usa sono in acque costituzionali agitate

di The Editorial Board

Il processo di impeachment è appena iniziato e alcune norme costituzionali sono già state calpestate senza che i media se ne siano accorti e senza preoccupazioni politiche. Può il segnalatore di un presunto illecito (whitleblower) all’interno della burocrazia dell’intelligence prevalere sul privilegio esecutivo (il diritto di poter tenere riservate alcune informazioni, ndt) del Presidente, con una semplice accusa?

Questo sembra essere il punto di vista predefinito dei Democratici e della stampa, mentre si godono le notizie sulle conversazioni di Donald Trump con i leader stranieri. Prima, la telefonata con il Presidente dell’Ucraina. Poi le indiscrezioni sul colloquio tra Trump e il primo ministro australiano Scott Morrison. Ora i Democratici che vogliono vedere le trascrizioni di altre telefonate con altri leader.

“Questo è un insabbiamento”, ha dichiarato Nancy Pelosi la scorsa settimana, ma se questo è vero, è l’insabbiamento più incompetente della storia presidenziale. Sembra che Trump non possa avere alcuna conversazione che non fuoriesca, in parte o per intero, o che non possa essere richiesta dal Congresso, come se tutti nel governo lavorassero per il presidente della Camera dei rappresentanti . Trump ha autorizzato la pubblicazione della trascrizione della telefonata ucraina e la denuncia del whistleblower, ed è ancora accusato di insabbiamento.

L’interrogatorio della scorsa settimana del direttore ad interim dell’intelligence nazionale, Joseph Maguire, da parte del presidente della commissione parlamentare sui servizi segreti, Adam Schiff, rende bene il prevalente disprezzo per la separazione dei poteri, quando l’obiettivo politico è Trump. Maguire, che ha una reputazione impeccabile, aveva ricevuto la denuncia del whistleblower come parte dei suoi doveri. Ha poi agito in modo responsabile, chiedendo una consulenza legale per sapere se il documento fosse soggetto al privilegio esecutivo.

Schiff lo ha rimproverato persino per aver ritardato di consegnare il documento al Congresso: “C’è stato un qualunque momento, nel mese scorso in cui avete trattenuto questa denuncia, in cui la Casa Bianca ha fatto valere il privilegio esecutivo? Ha chiesto. E Maguire : “Signor Presidente, mi sono sforzato…..” Schiff: “Penso che questa sia una domanda a cui rispondere solo sì o no: la Casa Bianca ha mai fatto valere il privilegio esecutivo?”.

In mezzo a questa ostilità, Maguire ha spiegato che la Casa Bianca ha condotto “una procedura deliberata” ed “è emerso che [la denuncia] riguardasse il privilegio esecutivo….”. . . È la Casa Bianca che lo determina. Non posso determinarlo io come direttore dell’intelligence nazionale”.

Schiff: “Ma in questo caso la Casa Bianca, il Presidente è l’oggetto della denuncia. È lui l’oggetto dell’illecito”. . . .

Maguire: “Stavo cercando di farle avere le informazioni, signor Presidente, ma non potevo trasmetterle come membro del ramo esecutivo senza che fosse stato risolto il problema del privilegio esecutivo “. . . .

Schiff: “Beh, la corruzione non è il business, o non dovrebbe esserlo, della Casa Bianca o di chiunque altro al suo interno “.

Maguire: “No, ma quello che la Casa Bianca decide di fare con le sue comunicazioni e informazioni privilegiate, credo sia di competenza della Casa Bianca”.

Schiff: “Crede che sia vero anche se quella comunicazione implica un crimine o una frode?

Secondo l’analisi del Dipartimento di Giustizia sulla denuncia del whistleblower, non c’era crimine o frode. Ma Schiff tratta quella denuncia come sufficiente per prevalere su qualsiasi rivendicazione del diritto di un Presidente di avere comunicazioni riservate con i leader stranieri.

L’implicazione è che da oggi in poi ogni volta che qualcuno nella burocrazia sporgerà una denuncia contro un Presidente, il Congresso avrà il potere di chiedere che essa sia consegnata e resa pubblica. Questo sta già accadendo con il colloquio con il primo ministro Morrison. Ciò significa che nessun leader straniero può aspettarsi che qualsiasi cosa dica a Trump, o al prossimo presidente, resterà riservata.

La prima indiscrezione trapelata di una telefonata di Trump è arrivata nei suoi primi giorni di mandato, dopo aver parlato con il precedente Primo Ministro australiano, Malcolm Turnbull. Poi è stato il turno della sua chiamata al Presidente del Messico. La Casa Bianca ha poi deciso di proteggere la segretezza di queste chiamate inserendole in un sistema separato, giustificato dalla fuga di notizie. Ora anche questo fa parte dell’accusa di occultamento.

C’è molta ironia nel fatto che, nella fretta di accusare Trump per le sue violazioni reali o immaginarie delle norme politiche, i suoi oppositori non hanno problemi a violare le norme stesse. La campagna elettorale di Hillary Clinton sarebbe stata legittimata a scavare nel torbido all’estero perché Trump era una minaccia unica per il paese. L’FBI potrebbe usare quella sporcizia per giustificare un mandato della Corte federale FISA (Foreign Intelligence Surveillance Court) perché Trump potrebbe essere stato colluso con la Russia. I funzionari del governo Obama potrebbero rendere noti i nomi dei funzionari di Trump e farli trapelare alla stampa perché, beh, sono funzionari del governo Trump. I giudici possono ignorare la separazione dei poteri perché Trump è demagogo sull’immigrazione.

Ed ora, qualsiasi burocrate che sente una conversazione può presentare una denuncia, che prevale sulla capacità di un presidente di parlare con i leader stranieri sul presupposto della privacy. Siamo in acque costituzionali molto agitate, e non solo per colpa di Donald Trump. Per l’urgenza di togliere di mezzo Trump, vale tutto.

MF+MIFI + The Wall Street Journal

Sorgente: WSJ / Il governo del whistleblower – MilanoFinanza.it

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