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L’ex premier replica alle critiche del vicesegretario Pd: “Dimostra di non aver capito le ragioni della scissione”. Poi raffredda i toni sulla manovra

Andrea Orlando punta il dito contro Matteo Renzi, che risponde duramente. Dopo la scissione, la convivenza all’interno della maggioranza che sostiene il Conte bis è sempre più complessa.

“Un ultimatum, al di là dei contenuti, non è peggio se lo lanci dal Papeete piuttosto che dalla Leopolda” dice il vicesegretario del Pd a Rimini, per la Festa nazionale di Dems, commentando le recenti interviste di Matteo Renzi contro la manovra. “Gli ultimatum non vanno lanciati, perché sennò si sfascia tutto” aggiunge Orlando, spiegando che “quando abbiamo detto discontinuità per questo accordo di governo non era soltanto rispetto al merito, ma anche rispetto al metodo. Noi non vogliamo fare quattro campagne elettorali parallele, da qui a quando si vota”. Ed ancora: “Non si fanno ultimatum, non si fanno interviste a distanza, non si dice ‘devi fare questo, altrimenti…’. Altrimenti cosa?”.

Per quanto concerne l’ipotesi avanzata dai renziani di rinviare il taglio del cuneo fiscale per finanziare altre misure come la riduzione dell’Irpef, Orlando replica con un secco no: “Io non so che cosa abbiano fatto di male i lavoratori dipendenti italiani agli esponenti di Italia viva: traumi infantili, un operaio che ti ha schiacciato un piede quando eri piccolo. Ma la pervicacia con la quale si insiste nell’eliminare una misura, giustamente non ancora all’altezza delle aspettative, ma che comunque dà un segnale, è veramente sospetta ed incredibile”.

La risposta di Matteo Renzi arriva nel corso di Mezz’ora in più, su Raitre.  “Con una battuta potrei dire che Orlando per fare un termine di paragone deve conoscere almeno uno dei due posti. Siccome alla Leopolda non s’è mai visto, viene il dubbio che sia andato qualche volta al Papeete per rilassarsi. Il mio amico Andrea Orlando lo vedo un po’ agitato…” replica il senatore di Rignano, che nell’attacco legge una conferma della bontà della decisione di operare la scissione dal Pd. “Sono d’accordo con Orlando che non vanno lanciati gli ultimatum, io ho detto solo che l’Iva non andava aumentata. Per Orlando, Salvini e Renzi sono la stessa cosa. Dire che la Leopolda e il Papeete siano sullo stesso piano è l’errore degli ultimi anni, se la prendono con il Matteo sbagliato. Io combatto Salvini. Se Orlando continua a dire certe cose dimostra che non ha capito le ragioni della scissione. Alla Leopolda non ci sono mojito o le cubiste, così come non ci sono le penali che il Pd sta mettendo”.

Il leader di Italia Viva prova a raffreddare la tensione sulla manovra, dicendo che “se il Pd insiste per fare prima la riduzione del cuneo fiscale e poi il family act e le altre cose, per noi va bene, in nome del quieto vivere. Purché non aumenti l’Iva. Per noi è poco, ma va bene, se il M5S, Leu e il presidente del Consiglio sono d’accordo. Se è così importante per il Pd, che sembra la guerra mondiale, parliamone”. Renzi apre anche a una rimodulazione dell’Iva, a una condizione: “Ognuno di noi è favorevole ad abbassare l’Iva sui pannolini, ma costa. La rimodulazione a pari se ne può discutere, ma quella proposta del Pd doveva portare un gettito da 5 a 7 miliardi. E dove li trovi? A me pare che sia una sola la condizione non negoziabile, che non aumentino le tasse. Se c’è questo, ragioniamo delle varie possibilità”.

Sorgente: Orlando: “No ultimatum, né da Papeete, né dalla Leopolda”. Renzi: “Fa la guerra al Matteo sbagliato” | L’HuffPost

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