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L’ex presidente socialista brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva ha ottenuto una vittoria presso la Corte Suprema Federale dove è stata approvata la possibilità di annullare la sentenza che lo condannò. Ieri sera infatti il Tribunale Supremo ha stabilito che l’ex giudice Sergio Moro, attuale ministro della giustizia di Bolsonaro, ha violato il diritto alla difesa in decine di condanne, il che potrebbe andare a beneficio dell’ex presidente detenuto dall’aprile 2018. Tuttavia, non è ancora stato stabilito come sarà l’applicazione concreta della decisione.

La sentenza riguarda un fatto tecnico, con sei voti contro tre, i magistrati hanno stabilito che il “pentito” non può sporgere denuncia dopo che l’imputato ha presentato la sua arringa difensiva finale.
“È ovvio che oggi il Tribunale Supremo abbia dato ragione a Lula, in ogni processo la difesa parla sempre per ultima e l’accusa parla prima, ma Moro non ha rispettato quel rito universale per danneggiare Lula”, ha detto Paulo Pimenta, capo del gruppo dei deputati del Partito dei Lavoratori (PT).

La sessione è iniziata mercoledì quando il giudice Edson Fachin, ha fatto un’ampia presentazione confutando la tesi degli avvocati dell’ex querelante.
La Plenaria ha ripreso il dibattito giovedì quando già i militanti del partito di Lula si erano riuniti davanti al Palazzo di Giustizia. Nel frattempo infatti, un gruppo di seguaci di Bolsonaro avevano marciato per il centro di Brasilia per chiedere “l’impeachment” di alcuni membri del Tribunale Supremo.

Il relativo ottimismo osservato tra i militanti del Partito dei Lavoratori (PT), riuniti in Piazza dei tre poteri, si basava sul fatto che la Corte Suprema aveva stabilito un precedente favorevole ad agosto annullando una condanna contro l’ex presidente del Banco do Brasil, Aldemir Bendine, proprio perché anche in quel caso il giudice Moro lo aveva costretto a presentare la sua difesa prima che la versione dell’accusa fosse nota.

Come è noto, dopo le rivelazioni pubblicate sul sito di Intercept, Moro e i pubblici ministeri hanno fatto pressioni sul pentito e hanno falsificato le prove per condannare Lula. Uno dei casi più noti è quello dell’uomo d’affari Leo Pinheiro, della società di costruzioni OAS, il principale accusatore di Lula, che per avere una riduzione della pena, ha modificato più volte la sua versione dei fatti.

Con la risoluzione di ieri, la Corte Suprema ha decretato la più grave sconfitta che Moro abbia subito dal 2014, quando è iniziata la sua fama pubblicizzata come modello di lotta alla corruzione.
Tuttavia il vice Pimenta ha raccomandato di aspettare fino a martedì, al riavvio della sessione suprema “perché potrebbe esserci qualche manovra dell’ultimo minuto in modo che la sentenza non abbia effetto retroattivo e non si applichi a Lula”.

Sorgente: Rete Solidarietà Rivoluzione Bolivariana

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