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Ma che bello vedere il giubilo per l’elezione di Ursula von der Leyen a capo della Commissione europea: finalmente una donna, come donne sono la papessa dell’Fmi nonché prossima capa della Bce e la Merkel, dunque una grande soddisfazione per quel femminismo piccolo borghese che ha venduto l’anima al mercato. Ma chi è costei, oltre a discendere dalla grande borghesia tedesca, essere pronipote di quel Ludwig Knoop che fu uno dei più grandi imprenditori europei in campo tessile del XIX° secolo, insuperabile sfruttatore di lavoranti russe, e figlia di Ernst Albrecht, recentemente scomparso, ma per 13 anni primo ministro della Bassa Sassonia, distintosi come uno dei maggiori fautori della politica nucleare? Le ascendenze non sono immediatamente percepibili visto che la signora, secondo tradizione sassone e anglosassone, porta il sempre il cognome del marito, come la signora Merkel del resto e tuttavia questa Ursula ha parecchio a che vedere con l’Italia nonostante paia a metà tra i Buddenbrook e la Caduta degli dei, tra il Bilderberg e le armi visto che attualmente è ministro della difesa, impegnata (con scarso successo) ad aumentare del 3% all’anno il bilancio militare e a quadruplicare gli effettivi delle forze armate.

E’ il febbraio 2012 quando la signora scende in Italia in qualità di ministro del lavoro tedesco per spiegare alla Fornero cosa doveva fare sulle pensioni al fine di ottemperare ai diktat europei ( la famosa letterina del 2011 che diede il via alla sagra dello spread) e suggerire al ministro dell’istruzione Profumo come modificare l’idea di scuola facendone un semplice ponte tra banchi e banconi di lavoro. Tuttavia a Berlino e Bruxelles ci si rende conto che l’operazione Monti è destinata ad avere un successo effimero e che occorre trovare un leader potenziale per sostituire il malaccorto professore e per superare Berlusconi che è ormai inutilizzabile in prima persona. Ma è proprio dagli ambienti del Cavaliere che arriva il suggerimento: c’è in provincia un giovane ambizioso, cattolico, conservatore dentro e nuovista fuori, legato al mondo berlusconiano per via dell’azienda di famiglia, che contesta da destra gli apparati del Pd. E’ un personaggino, ma buca lo schermo, è adatto alla politica fattasi media, è l’uomo giusto per l’Italia mediocre, fatua, opaca creata da vent’anni di berlusconismo. E fa il sindaco a Firenze.

Così alla fine di maggio dello stesso anno, ossia del 2012, in occasione di un convegno appositamente organizzato dalla J.P. Morgan ( sapete quella banca a cui stanno sul cazzo le costituzioni antifasciste), calano su Firenze Tony Blair e la nostra Ursula come plenipotenziaria della Merkel, i quali mettono in piedi una pantomima di pranzi e dichiarazioni che lanciano Renzi come principale personaggio delle primarie del Pd. Matteo per statuto non potrebbe partecipare alle primarie, ma dopo una colazione fra Renzi e Blair all’hotel St. Regis di piazza Ognissanti, l’ex svenditore inglese del Labour dice che si è parlato di primarie e di aver chiesto delucidazioni in merito alla partecipazione del sindaco. In pratica un endorsement che fa capire come a Renzi non sarebbero mancati né gli appoggi, né le risorse e un monito al Pd perché cambi le regole e permetta all’enfant prodige di partecipare. Detto fatto.

Per la cronaca il nome di Renzi era uscito fuori dagli ambienti berlusconiani come dimostra un documento all’esame del Pdl su “come vincere le elezioni del 2013”, pubblicato dall’Espresso subito dopo il vertice fiorentino con Ursula e Blair, nel quale si consiglia di spiazzare tutti candidando un premier a sorpresa, pescato dalla squadra avversaria, vale a dire il giovane sindaco di Palazzo Vecchio. Insomma c’era concordanza di intenti tra l’Europa e il vecchio sporcaccione consapevole di non poter più scendere in campo senza una controfigura, un kagemusha. Ora domandatevi che cosa ci possiamo aspettare dalla signora Ursula a capo della commissione europea e proprio nel momento in cui la Lagarde, cui non dispiacerebbe l’eutanasia per pareggiare i conto delle pensioni, si appresta a prendere il posto di Draghi alla Bce (con un vice tedesco) . Chi festeggia non è fuori di testa, la testa non l’ha mai proprio avuta.

Sorgente: Ursula, Matteo ed Elsa | Il simplicissimus

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