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A 3 minuti dall’inizio della discesa, Armstrong e Aldrin si accorsero che stavano oltrepassando i punti di riferimento troppo in fretta e che quindi avrebbero superato il punto di allunaggio e avevano solo 45 secondi di combustibile

Per Neil ArmstrongMike Collins e Buzz Aldrin, il viaggio verso la Luna iniziò negli alloggi dell’equipaggio, quando i tecnici della Nasa collegarono i caschi alle loro tute isolandoli dal mondo esterno. Era l’alba del 16 luglio 1969. Saliti con l’ascensore lungo i 97 metri di altezza del razzo Saturn V, gli astronauti si lasciarono scivolare attraverso il portello del modulo di comando dell’Apollo 11, denominato Columbia. Armstrong sedeva a sinistra, nel posto del comandante. Collins, pilota del modulo di comando, era sul sedile di destra, mentre Aldrin, pilota del modulo lunare (LEM) Eagle, sedeva al centro.

Neil Armstrong

Per i primi tre minuti di volo gli astronauti non videro niente dai finestrini, a causa degli schermi che proteggevano il modulo di comando. Poi poterono ammirare la chiazza blu del cielo trasformarsi nel nero dello spazio. Due ore e mezza dopo il decollo, Apollo 11 puntava dritto verso il nostro satellite, alla velocità di 39000 chilometri orari, grazie alle 100 tonnellate di spinta del propulsore del terzo stadio del Saturn V. Nel corso dei tre giorni di viaggio, la navicella, ancora soggetta all’attrazione terrestre, rallentò la propria corsa fino alla velocità minima di 3 chilometri orari, per poi finalmente essere catturata dalla forza del grande corpo celeste che illumina le nostri notti.

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A cura di Giovanna Trinchella

Sorgente: Luna, 50 anni fa lo sbarco – Le cose che non sapete (davvero) sulla missione dell’Apollo 11 – Il Fatto Quotidiano

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