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L'Iran sequestra petroliera britannica, partita sempre più rischiosa nel Golfo

Ennesima rappresaglia tra Teheran e Occidente: pressioni incrociate che possono innescare il conflitto

Guido Olimpio

Si fermeranno o continueranno? Nel Golfo Persico è in corso una sorta di «Iraneide», con prove di forza, provocazioni e guerra psicologica. Una partita ad alto rischio.

Lo avevano promesso e l’hanno fatto. I pasdaran hanno intercettato due petroliere nella zona di Hormuz. Prima hanno fermato la britannica Stena Impero: è stata affiancata da motovedette e seguita da un elicottero, quindi costretta proseguire verso l’isola di Qemsh. Poco dopo ambienti marittimi hanno segnalato il repentino cambio di rotta di una seconda nave, la Mesdar, e fonti citate dalla CNN hanno confermato che l’unità era finita nelle mani dei guardiani. Ma successivamente, dopo alcuni controlli, avrebbe ripreso il viaggio verso l’Arabia Saudita. I miliziani iraniani hanno infatti negato che fosse stata sequestrata.

L’abbordaggio della Stena è la probabile rappresaglia per un’analoga mossa inglese, non meno spettacolare: il fermo – il 4 luglio – della Grace 1 con greggio iraniano a Gibilterra, un carico proibito perché destinato alla Siria. Proprio ieri le autorità hanno allungato lo stop di almeno un mese.

Il governo britannico, riunitosi d’urgenza, ha denunciato il gesto inaccettabile. Da giorni Londra aveva messo in guardia sui pericoli ed aveva deciso di schierare una terza unità per proteggere il proprio naviglio nel Golfo. Donald Trump, che ieri aveva già parlato con il francese Macron sul tema del nucleare iraniano, ha previsto consultazioni rapide. Il presidente ha rinforzato il dispositivo militare nella regione (l’Arabia Saudita ha confermato la disponibilità a ospitare truppe Usa come «deterrente» di fronte a «minacce credibili e emergenti», dopo che lo scorso mese il Pentagono aveva annunciato l’invio di mille soldati nella regione) ed ha invitato gli avversari a «non fare gli stupidi»perché rischiano di pagare un caro prezzo per quella che un portavoce ha definito «una grave escalation». Moniti resi più attuali dal susseguirsi di eventi. Poche ore prima sempre i pasdaran hanno confermato la cattura di una petroliera degli Emirati, la Riah 1, accusata di essere coinvolta in attività di contrabbando. Quindi un episodio con due versioni. Il Boxer, unità d’assalto anfibio americana, ha abbattuto un piccolo drone iraniano avvicinatosi a circa un chilometro. Lo hanno tirato giù senza sparare un proiettile, usando un sistema elettronico. Teheran, però, ha negato affermando che i marines hanno distrutto per errore un loro mezzo.

Ieri un loro aereo ha fatto da scorta ad un mercantile proprio per ribadire questa volontà.È chiaro che gli scontri sembrano dare loro ragione. Al tempo stesso, alcuni osservatori sostengono che le mosse di Teheran puntano in realtà ottenere un esito diverso: una pressione diplomatica dei partner occidentali sulla Casa Bianca per arrivare alla ripresa di un negoziato. Oltre alla questione delle rotte sicure c’è in ballo il contrasto sull’atomica iraniana. Un confronto teso che, secondo Trump, potrebbe però chiudersi in modo positivo. Siamo davanti ad un gioco calcolato dove è facile compiere errori.

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