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Niente riunioni oggi. Conte è impegnato nel discorso sul Russiagate. E vuole vedere Zaia e Fontana prima di andare avanti.

by Giuseppe Colombo

Questione di divisioni. E di priorità. Un mix che ha la forza di un blocco di cemento su un foglio di carta stropicciato e tutto da scrivere blocca le Autonomie. Ennesimo rinvio. Doveva essere il giorno dello scioglimento di quelli che palazzo Chigi descrive come “gli ultimi due nodi”, cioè le competenze sui beni culturali e la struttura finanziaria, ma l’ottimismo e il lavoro di Giuseppe Conte si scontrano e si schiantano con questioni più ampie e urgenti. Non ci sarà alcuna riunione, né con il ministro competente in materia, Alberto Bonisoli, né con i tecnici del Tesoro. La testa di Conte è altrove, concentrata sul discorso che terrà mercoledì in Senato per alzare la diga del governo sulla vicenda dei presunti fondi russi destinati alla Lega. Questa è la priorità. Le divisioni, invece, sono quelle che tengono ancora distanti Lega e Movimento 5 stelle e quelle che corrono tra l’asse Conte-pentastellati e i governatori leghisti del Nord, a loro volta avamposti della rabbia e della delusione dell’intero partito e di Matteo Salvini. Danilo Toninelli scoperchia il vaso di Pandora: per la gestione delle infrastrutture (autostrade, ferrovie e strade) serve una cabina unica nazionale, altro che regionalizzazione. I due piani delle divisioni si intrecciano: non c’è intesa con le Regioni sui fondi per il trasporto pubblico locale. Senza un faccia a faccia con Luca Zaia e Attilio Fontana, che potrebbe tenersi tra mercoledì e giovedì, non si va avanti.

Il blocco di cemento è piombato a terra. E per questo, come riferiscono fonti di governo a Huffpost, altro che Consiglio dei ministri giovedì con all’ordine del giorno l’autonomia differenziata chiesta da Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna: “Ad oggi non ci sono le condizioni”.

L’impegno a tenere le due riunioni era stato messo in programma da Conte nel corso dell’ultimo incontro sulle Autonomie che si è tenuto a palazzo Chigi lo scorso venerdì. Ma quando l’ira di Zaia e Fontana è esplosa nel fine settimana, con tanto di scambio di lettere con il premier, la consapevolezza che sarebbe stato necessario prima un confronto con i governatori di Veneto e Lombardia ha iniziato a prendere piede. E oggi è diventata certezza. Per questo la giornata odierna scivolerà via senza aggiornamenti degni di nota. Poi, una volta che sarà archiviata la giornata di domani, con l’informativa a palazzo Madama, Conte riprenderà in mano la questione. Parlandone appunto con i due governatori in un incontro ancora non fissato nelle rispettive agende ma che dovrebbe tenersi tra mercoledì e giovedì. Lì, secondo quanto viene spiegato dalle stesse fonti, il premier ribadirà la necessità di costruire una riforma equilibrata, ancorata alla Costituzione, ispirata ai princìpi dell’equità e della solidarietà. Un disegno di autonomie ristretto che è lontano da quello rivendicato dai governatori.

La dinamica politica, tutta da sbrogliare, si intreccia con quella di contenuto. E qui siamo all’abc della riforma. Manca ancora una lista delle competenze che passeranno dallo Stato alle Regioni, non c’è un punto di caduta sulla partita dei soldi, cioè se e come i risparmi e l’extragettito saranno spesi in casa o spalmati su tutti il territorio nazionale. Sono gli aspetti portanti di un disegno che è ancora abbozzato. Tirando le somme delle tante riunioni che si sono tenute negli ultimi due mesi, fino ad oggi le Regioni che chiedono l’autonomia differenziata sono riuscite a strappare ben poco e cioè competenze molto limitate su ambiente e infrastrutture. Qualcosa anche sulla sanità, ma questo è un settore che è già da tempo soggetto a dinamiche autonomiste. Nulla sulla scuola visto che nel corso dell’ultimo vertice si è deciso di stralciare l’articolo 12 della riforma scritta dalla ministra competente Erika Stefani. Non ci saranno né concorsi regionali né assunzioni dirette. E poi c’è la questione delle questioni, la partita dei soldi. Le Regioni vogliono trattenere sui propri territori quello che riusciranno a risparmiare dai soldi che lo Stato darà loro in gestione e anche l’extragettito che potrebbe generarsi in termini di ricchezza. Conte e i 5 stelle vogliono un meccanismo di perequazione per destinare queste risorse eccedenti a tutte le Regioni ed evitare così scompensazioni, che si tirano dietro aumenti di tasse e tagli ai servizi.

A sbrogliare questo nodo doveva servire una delle due riunioni in programma oggi, quella con i tecnici del Mef. Doveva. Verbo al passato. L’oggi ha il tratto dello stallo, di una partita che può aspettare. Incuneata tra la vicenda dei fondi russi, la passerella di Salvini a Bibbiano e la vigilia del via libera al decreto sicurezza bis alla Camera, le Autonomie stanno lì. A bagnomaria.

Sorgente: Autonomie in freezer | L’HuffPost

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