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«Let there be light» di Sammy Slabbinck

Invertiamo la rotta. L’alternativa a Salvini non è lontana; il blocco sociale del centro sinistra è sempre lo stesso; a sinistra del Pd c’è la coazione a dividersi e a perdere

Salvini mostra i muscoli, ironizza sulle procedure d’infrazione, corre a Washington ribadendo fedeltà nei secoli. E nel frattempo l’Italia rimane nell’angolo. Francia e Germania continuano a comandare. Cresce la Spagna grazie al governo socialista di Sanchez. Cresce persino il Portogallo. Dell’Italia, ai tavoli che contano, non c’è traccia.

Ma la verità – dura ma da conoscere – è che a oggi non c’è alternativa a Salvini e al blocco di potere che sta cementando. Le ultime elezioni europee, e per molti versi le stesse amministrative, dicono chiaramente che il centro-sinistra non è all’altezza.

I flussi elettorali mostrano come la lista Pd alle Europee abbia retto solo grazie al contributo di un elettorato di sinistra responsabile che, votando i candidati civici e indipendenti che hanno incarnato tutto quello che la lista non era (credibilità, discontinuità, radicalità), hanno tentato di frenare l’onda nera.

Ma i flussi dicono anche due cose molto precise: che la lista Pd non ha recuperato praticamente nulla dai Cinque Stelle e dall’astensione. E che continua a essere votata dai centri storici più che dalle periferie, dai comuni capoluogo più che dalla provincia. Il blocco sociale che vota centro-sinistra è sempre quello. Ed è un problema gigantesco.

Non parliamo delle forze a sinistra del Pd. Apparse prive di idee, autoreferenziali, senza ispirazione, hanno raccolto un risultato modestissimo. Lo diciamo da qualche anno a questi compagni: non c’è spazio per i quarti poli. Per l’eterna coazione a ripetere di divisioni e sconfitte.

E allora che cosa serve? Che cosa chiediamo? Che cosa ci impegniamo a fare?

Un cambio di passo coraggioso e radicale, che segni per davvero l’inizio di una nuova fase. Lo chiediamo a Zingaretti e alla sua neo-eletta segreteria, perché aprano una stagione nuova. Le ipotesi sono due, non sono mille. O il Pd cambia natura, identità, programmi e lo fa risolvendo finalmente e definitivamente le proprie contraddizioni (la vicenda Lotti insegna molto) e per questa via consentendo a nuove forze progressiste di partecipare a pieno titolo a una fase costituente.

Oppure il Pd rimane ciò che è. E allora alla sua sinistra dovrà nascere un nuovo spazio, un nuovo soggetto politico. Alleato, interno a una coalizione progressista alternativa alle destre (perché le destre sono e rimangono il primo pericolo e il primo problema e non consentono più alcuna forma di velleitarismo), ma autonomo.

Però attenzione: in un caso o nell’altro servono nuove idee e nuovi protagonisti. Lo diciamo con molta franchezza: la credibilità non è una merce che si compra al mercato. Un’intera classe politica – quella che ha ricoperto ruoli apicali nelle nostre organizzazioni in questi ultimi vent’anni – non appare (non a noi, ma all’elettorato italiano, alla nostra stessa gente) all’altezza di questo compito storico. Ci sono eccezioni, certamente. Ma dal punto non si sfugge. Occorre una dose massiccia di coraggio. Occorre che il meglio dei talenti, delle competenze e delle passioni civili e politiche del nostro Paese si rimettano in moto. C’è tanto da studiare e tanto da fare per rimettersi al passo con la storia. Si tratta di collocare al centro i grandi temi del nostro tempo: il mondo del lavoro con i suoi processi di automazione e frammentazione, i cambiamenti climatici, le migrazioni che sono innanzitutto la conseguenza di fenomeni demografici ed economici epocali che vanno studiati e governati. Dobbiamo ripensare radicalmente la società che vogliamo per i prossimi decenni, capendo come lo sviluppo tecnologico possa semplificare la vita degli uomini e aumentare la qualità della democrazia prima che al contrario diventi strumento di controllo e ricchezza nelle mani di pochi.

La sinistra eserciterà ancora un ruolo – noi crediamo – se saprà guidare l’innovazione e dare un senso collettivo al futuro, se migliorerà le condizioni di vita e di sicurezza dei cittadini a partire da una dimensione europea.

Per questo motivo abbiamo bisogno che insieme a una nuova generazione di dirigenti politici alcune delle figure più importanti e più credibili del mondo della cultura, del lavoro, dell’economia si facciano garanti di fronte ai cittadini italiani di un percorso nuovo in cui tutti coloro che vogliano dare un contributo di idee possano farlo. Fatevi avanti, la sinistra siete voi. Siete anche voi: sindaci, amministratori, lavoratori, artisti, studenti. Uomini e soprattutto donne.

È un’ambizione grande, ma è l’unica che possa animare di nuovo le nostre ragioni.

* Responsabile nazionale Cultura Articolo Uno; Ex deputato Sel

Sorgente: il manifesto del 25.06.2019 – il manifesto

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