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Il Comitato economico finanziario ha dato il proprio parere. Per il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, le stime più aggiornate lasciano ritenere che i saldi di finanza pubblica saranno minori di quelli stimati in precedenza e risulteranno coerenti con quanto previsto dal patto di stabilità. Nel 2019 deficit/pil al 2,2% e non al 2,5% come previsto dall’Ue

di Francesca Gerosa

Per gli sherpa dei governi Ue la procedura d’infrazione contro l’Italia è giustificata. Il Comitato economico e finanziario che riunisce i direttori generali del Tesoro e della banche centrali degli Stati membri ha adottoato oggi la propria opinione sul rapporto della Commissione europea che una settimana fa ha avviato l’iter, per deficit eccessivo, nell’ambito del mancato rispetto delle regole sul debito Di fatto dai governi della Ue è arrivato un via libera che ora peserà sulla decisione della prossima riunione dei commissari europei, chiamati a chiedere formalmente l’apertura della procedura. “L’Italia si sta muovendo verso una direzione sbagliata e corre il rischio di essere sotto procedura nei prossimi anni”, ha chiarito il presidente della Commissione, Jean Claude Juncker.

La notizia arriva a stretto giro dalle rassicurazioni fornite alla Camera dal ministro dell’Economia, Giovanni Tria. Davanti ai deputati il titolare del ministero di Via XX Settembre ha rimarcato la necessità di un “dialogo serrato e costruttivo” per evitare evitare il cartellino rosso “E’ nel nostro interesse arrivare a un compromesso” per “normalizzare definitivamente le condizioni del nostro mercato dei titoli di Stato la cui solidità è fondamentale non solo per i risparmiatori e le istituzioni finanziarie del Paese ma anche e soprattutto per una vera ripresa dell’economia”.

In precedenza, intervenendo all’assemblea di Assonime, Tria aveva posto il perseguimento della stabilità finanziaria quale obiettivo imprescindibile del governo italiano.

Comunque, “al primo posto dobbiamo porre la ripresa dell’economia e quindi curare tutti i fattori che possono favorirla”, ha continuato, ammettendo che l’Italia ha una debolezza strutturale della crescita da molti anni e un gap con il resto dell’Europa la cui diminuzione è, appunto, stata posta come primo obiettivo programmatico del governo.

Peraltro “oggi ci troviamo di fronte a uno shock macroeconomico negativo e a un rallentamento dell’economia che non riguarda solo l’Italia, ma l’economia mondiale ed europea seppure in modo disomogeneo”, ha osservato Tria, ricordando che nel primo trimestre di quest’anno, dopo l’arresto del secondo semestre dello scorso anno, l’economia italiana è tornata a crescere.

“Aver ritrovato il segno più sul tasso di crescita non è certamente ancora soddisfacente, ma segna un’inversione di tendenza importante e dimostra la resilienza dell’economia italiana e la forza dei suoi fondamentali, anche dei suoi settori manifatturieri che in molte componenti importanti hanno dimostrato di mantenere e anche aumentare la propria competitività internazionale”, ha spiegato.

Le previsioni di crescita prevedono una performance per il secondo trimestre simile all’andamento dei primi tre mesi. “Ci aspettiamo che nel prossimo semestre si dispiegheranno gli effetti delle principali misure adottate con la legge di bilancio, non solo sui consumi”, ha previsto il titolare di Via XX Settembre. “Soprattutto la ripresa degli investimenti pubblici dovrà essere il volano fondamentale del rafforzamento competitivo dell’economia italiana e un traino anche per gli investimenti privati nella misura in cui essi miglioreranno le condizioni infrastrutturali complessive in cui operano le nostre imprese”.

E la riduzione della pressione fiscale è favorevole alla crescita se perseguita salvaguardando la stabilità finanziaria, ha chiarito Tria. Il Parlamento ha impegnato il governo, con l’approvazione del Def, a riprendere il percorso di riduzione del debito e di avvicinamento al pareggio di bilancio pur in un quadro di non aumento e di progressiva riduzione della pressione fiscale. “Si tratta di un’indicazione positiva”, ha aggiunto, “perché la riduzione pressione fiscale è favorevole alla crescita se perseguita salvaguardando la stabilità finanziaria”.

Inoltre per il ministro è fondamentale la certezza del diritto, quindi “è bene smetterla con l’inseguimento ossessivo delle riforme, ma è anche vero che si devono smantellare quelle pesanti sovrastrutture normative e regolamentari che in Italia, con le tante riforme, hanno appesantito le stesse direttive europee, (cosiddetto gold plating, ndr)”.

Dunque il governo, come già fatto lo scorso anno, continuerà a lavorare per rafforzare il dialogo costruttivo con la Commissione Europea “che consenta di chiarire la nostra posizione” anche alla luce di stime sui saldi di bilancio che saranno migliori delle previsioni. Infatti, secondo Tria, “le stime più aggiornate lasciano ritenere che, a consuntivo, i saldi di finanza pubblica saranno sostanzialmente minori pur a legislazione invariata di quelli stimati in precedenza e risulteranno di conseguenza coerenti con quanto previsto dal braccio preventivo del patto di stabilità e crescita”.

Anche il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, intervenendo sempre all’assemblea di Assonime, si è detto fiducioso nella capacità di dialogo con l’Europa. “Siamo nella prospettiva di poter rispettare il patto di stabilità nonché di poter rivendicare un risultato migliorativo rispetto all’accordo raggiunto con l’Ue a dicembre”, ha confermato.

“Gli obiettivi di bilancio vertono sul negoziato con l’Ue che vedrà il governo determinato a evitare l’apertura della procedura d’infrazione che sarebbe dannosa in un momento in cui il Paese sta riuscendo con fatica a rialzarsi dopo il rallentamento dovuto alla guerra dei dazi”, ha aggiunto, sostenendo che c’è piena condivisione nell’esecutivo sul fatto che la procedura d’infrazione vada evitata e riconoscendo che “resta ancora molto da fare per rilanciare in modo vigoroso la produttività e la crescita degli investimenti”.

Poi ha promesso che verrà avviata “una riduzione del debito nel segno della sostenibilità sociale senza affidarci a manovre che suonino come recessive e che avrebbero effetti contrari all’agenda di rilancio a cui lavoriamo da tempo”. Tanto che è fiducioso “che a fine anno il deficit possa scendere al 2,2% del pil, contrariamente al 2,5% indicato dalla Commissione Ue”, il tutto senza austerity o misure recessive. Proiezioni che “ci sono consentite dal costante monitoraggio che possiamo fare dalla nostra posizione privilegiata rispetto ai pur attenti osservatori Ue”.

In quest’ottica, Conte ha chiesto una riunione economica “perché dobbiamo concordarci sulle azioni concrete e programmare in modo serio responsabile ed efficace gli obiettivi di crescita e di sviluppo sociale ovviamente cercando assolutamente di scongiurare l’infrazione”. Naturalmente un esito positivo del dialogo con le istituzioni europee è fondamentale anche per far crescere il peso politico dell’Italia e per rivendicare un portfolio economico importante nella nuova Commissione Europea. “Un’Italia protagonista, all’interno di un’Europa più forte e coesa, è il miglior risultato che possiamo ottenere a beneficio dei cittadini e delle imprese”, ha concluso Conte.

Sorgente: I governi Ue appoggiano la procedura contro l’Italia – MilanoFinanza.it

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