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Conte: recuperiamo un metodo o non si può più andare avanti

L’ultimatum del premier che oggi indicherà (pubblicamente) le sue condizioni. Il bilancio sarà anche uno spartiacque, una sorta di cesura

di Marco Galluzzo

Farà certamente un bilancio del primo anno di governo, considerando le cose positive fatte insieme dai due alleati, le misure approvate, quelle in cantiere e in via di approvazione parlamentare. Ma il bilancio sarà anche uno spartiacque, una sorta di cesura, perché è ad un bivio che è arrivata la sorte dell’esecutivo, e questo il presidente del Consiglio Giuseppe Conte lo dirà chiaramente e senza reticenze: «O si recupera un metodo di lavoro, si affronta un’operazione di fiducia che riporti programmazione e omogeneità nell’azione di governo, oppure vengono meno le condizioni per proseguire». Sarà questo il senso, se non le parole esatte, del discorso che oggi il premier farà agli italiani, agli elettori, a tutti coloro che guardano con ansia alle prospettive dell’alleanza gialloverde, che non accenna a ritrovarsi nonostante sia passata una settimana dal voto delle Europee, nonostante la buona volontà dello stesso Conte che ha smesso di intervenire in pubblico e che da giorni è in costante e preoccupato contatto con il Quirinale per verificare se davvero esistono ancora delle condizioni ragionevoli per considerare l’alleanza fra Luigi Di Maio e Matteo Salvini capace di proseguire il suo percorso a dispetto dei rovesciati rapporti di forza.

Come comunica Salvini

Il contratto di governo, che pure contiene la flat tax divenuta il mantra di Salvini, che annovera decine di misure che non sono state ancora tradotte in possibili politiche di governo, sarà ancora il punto di riferimento, ma declinato con un modus che almeno al momento all’orizzonte non si vede: non sappiamo se Conte farà esplicitamente riferimento alle modalità di comunicazione di Salvini, ma di sicuro sarà chiaro nel dire che sono diventate un ostacolo nell’immaginare una prospettiva anche di breve periodo. Il programma di governo declinato per slogan e fatto sui quotidiani o sui social è incompatibile con il prosieguo della legislatura, se non altro perché genera solo conflitti comunicativi, indeterminazione e in fondo il sospetto che Salvini stia solo cercando il timing giusto per rompere, niente più che questo.

«Operazione verità»

È dunque facile immaginare il discorso che Conte ha definito «agli italiani» come una sorta di operazione verità, una sorta di disclosure di un dossier finora riservato. E riserverà delle sorprese, sarà rivolto anche ai due vicepremier e avrà come orizzonte anche la possibilità che a settembre si torni a votare, perché di sicuro Conte non si illude di andare avanti con questo tasso di conflitto, con un’irresolutezza programmatica che fa il paio con la comunicazione fuori dalle sedi istituzionali dei due attori della maggioranza. Nel fare le sue comunicazioni, Conte dunque includerà il suo personale destino: con i collaboratori ha fatto un esempio, quello della flat tax. Pretendere che vada in consiglio dei ministri quanto prima, finanziata in deficit, senza un’analisi istituzionale a più voci, priva delle coperture e delle esatte modalità, equivale a parlare di proclami impossibili da realizzare e dunque a rallentare e impantanare, paradossalmente, ancora di più l’azione di governo. Per un serio choc fiscale, cosa che il Movimento è pure disposto a concedere, come Conte, ci vuole un’altrettanta seria analisi e programmazione preparatoria. Un vertice di programma potrebbe essere la soluzione. Senza si discute del nulla, si fanno solo titoli sulle tv, e a questo gioco il premier ha intenzione di sottrarsi.

Sorgente: corriere.it