0 6 minuti 5 anni

Per Tria è impossibile la flat tax in deficit. Il vicepremier leghista, irato, lascia il tavolo. Fonte Mef: “Di Maio e Salvini hanno giocato, ora è arrivato il conto da pagare”

By Pietro Salvatori Giuseppe Colombo

Dopo poco più di due ore, Matteo Salvini si alza, un grande ciaone a tutti, e se ne va. La riunione è andata male, lo scontro nel cuore dell’esecutivo è rimasto aperto. Il tappo è saltato quando Giovanni Tria lo ha guardato e gli ha spiegato che fare la flat tax in deficit non è nemmeno un sogno, è un’utopia. L’impegno che lo porta lontano dal vertice in cui il governo cerca di capire che diamine fare con la mannaia della procedura d’infrazione che gli sta arrivando tra capo e collo da Bruxelles? Una diretta Facebook sul tetto del Viminale, in cui si lamenta di gabbiani “che sembrano pterodattili”, che gli “piacciono al mare”, ma “in città un po’ meno, se qualcuno pulisse l’immondizia…”.

La situazione è grave, ma non è seria. Alle 9 di mattina intorno al tavolo della sala riunioni di Palazzo Chigi si siede lo stato maggiore del governo. C’è Giuseppe Conte, c’è il ministro Giovanni Tria. Per M5s la batteria è composta da Luigi Di Maio, Riccardo Fraccaro e Laura Castelli. Risponde il Carroccio con Salvini, Giancarlo Giorgetti e Massimo Garavaglia. Intorno i tecnici di via XX settembre, capitanati dal Direttore generale del Mef, Alessandro Rivera.

 

 

I nodi da sciogliere sono di quelli che danno alla testa. C’è la stangata che l’Europa ha messo in calendario il prossimo 9 luglio. E che oggi appare più che mai certa, vista l’accelerazione impressa dal Commissario Ue all’Economia, Pierre Moscovici: “Probabilmente domani i governi daranno l’ok”. Lo dice quando la riunione è volta al termine, ma l’esecutivo è a conoscenza da giorni di un percorso tracciato.

Il pensiero che alberga nelle teste dei famigerati tecnici del Mef lo svela uno di loro a Huffpost: “Di Maio e Salvini hanno giocato, ora è arrivato il conto da pagare”. Tria avverte: in mancanza di un provvedimento che dia subito un extra gettito, sarà inevitabile una correzione dei conti. Spiega lo stesso tecnico del Tesoro che “evidentemente noi varie ipotesi le abbiamo pronte nel cassetto, un ministero come il nostro fa simulazioni su tutto, sempre”. Insomma: pagare qualcosa subito o andare a schiantarsi contro la procedura e pagare ancora di più.

Le misure che potrebbero dare un’iniezione di liquidi nei conti pubblici non vengono nemmeno sfiorate al tavolo. Sono provvedimenti totalmente fuori linea con i progetti dei due vicepremier, dall’aumento immediato dell’Iva a un rincaro delle accise, passando per scudi fiscali o tagli a reddito di cittadinanza e quota 100. La preoccupazione del Mef è che, in assenza di un piano immediato di tamponamento, il 10 luglio a procedura d’infrazione avviata lo spread schizzi in alto e i mercati vengano terremotati.

C’è in gioco l’intera politica economica del governo. Perché ufficialmente la linea dell’esecutivo è quella di assorbire tutto nella legge di bilancio di ottobre, spiegando tutto nella nota di aggiornamento al Def prevista per fine settembre. È lì che si sposta lo scontro. Con i 23 miliardi che occorrono per non far aumentare l’Iva, i 2 o 3 di spese indifferibili, aggiungere la flat tax farebbe lievitare la manovra verso quota 40 miliardi. Con un unico provvedimento. “Non possiamo pensare di farlo in deficit – spiega Tria – dobbiamo trovare le coperture”. Ecco il grande problema, perché la Lega sa perfettamente che racimolare 12-15 miliardi solo su quella voce è impresa quasi impossibile.

“Nulla di fatto”, fanno sapere i 5 stelle mentre un gioco di veline incrociate informano che va tutto bene senza far sapere niente. “Se pensano che mi presti a operazioni alla Monti sbagliano di grosso – sbotta Salvini – Siamo stati eletti per abbassare le tasse, all’indebitamento di oggi ci hanno portato l’austerity e le tasse”. Si ripropone la frattura dei due governi: erano Lega e 5 stelle l’un contro l’altro armati, in campagna elettorale; sono i tecnici contro i politici, oggi.

I 5 stelle usano toni più morbidi. Nella sostanza stanno con Salvini, ma pur volendo stressare la contrapposizione con Bruxelles non vogliono la rottura. “Ha vinto le elezioni? – è il ragionamento – sbrogli lui la situazione”. Fonti della Lega parlano di “riunione positiva”, di “tavoli di lavoro da far partire”, di “rilancio e sviluppo dell’economia”, di “obiettivo di chiudere procedura d’infrazione”. Dire tante cose per non dire nulla. Un po’ come parlare di gabbiani sotto il sole che arroventa i tetti di Roma.

Sorgente: A metà riunione Salvini si alza e se ne va | L’HuffPost

Please follow and like us:
0
fb-share-icon0
Tweet 20
Pin Share20