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Roma, al comizio finale applausi a Citto Maselli. Tante donne in lista, «Noi femministi e femministe». Arriva il sì di Ulivieri e di una consigliera di Dema. Sfida per il quorum, con lo sguardo al dopo. Fratoianni: «Basta girandole, ora il simbolo c’è»

«L’unico voto utile è quello dato a noi, è una questione aritmetica, ogni voto dato a noi è un voto tolto alle destre» attacca dal palco Andrea Ventura, economista. «Sono ottimista perché in questa campagna elettorale ho percepito un cambio di clima, abbiamo ritrovato le nostre ragioni, ha senso stare di nuovo in campo», continua Stefano Ciccone, fra i fondatori della rete Maschile plurale. La lista La Sinistra, nata dalla confluenza di Sinistra italiana, Prc, Altra Europa e una manciata di altre sigle, sceglie la piazza di Garbatella – quartiere rosso ma anche quartier generale di Massimiliano Smeriglio, oggi ala sinistra della lista del Pd – per la chiusura romana della sua corsa.

SE NON DAI SONDAGGI, dal polso dei comizi arriva un refolo di speranza sul voto di domani. Qualcosa si muove, giurano in molti. Nelle ultime ore sono arrivati endorsement insperati. Cristina Grancio, consigliera comunale di Roma, del movimento di De Magistris: «Vorrei una sinistra unita. Il percorso è iniziato». E l’allenatore Renzo Ulivieri. Il giorno prima, giovedì, tre ex elettori doc di M5S hanno annunciato di votare La Sinistra: il sociologo De Masi, lo storico Giannuli, l’attore Marescotti. Dalla Spagna arrivano gli auguri di Pablo Iglesias, leader di Unidas Podemos: «Finalmente in Italia come in tutta Europa una confluenza unitaria delle forze del cambiamento, unica vera alternativa all’establishment neoliberista e alle destre nazionaliste. Forza La Sinistra».

IL PROGRAMMA: «Contro l’austerità, per politiche economiche che fermino l’impoverimento», per la patrimoniale alla Sanchez (il premier socialista spagnolo che non ha avuto paura di costruirci sopra una campagna elettorale), contro l’Europa delle destre, «nazionalista e maschilista», per i diritti sociali e civili, per un Green new deal. «Cancelliamo il fiscal compact che in Italia in sette anni ha raddoppiato il numero dei poveri. I soldi ci sono: solo che in Europa l’1 per cento dei ricchi possiede come il 30 per cento dei poveri», dice Roberta Fantozzi, del Prc. Da Bruxelles arriva l’ennesima brutta notizia: l’europarlamento ha detto sì al progetto di un mercato privato delle pensioni complementari. In sostanza la Ue invece di obbligare gli stati a garantire la previdenza dà una spinta a sostituire il sistema pubblico con quello privato. «Una decisione che combacia con il blocco della perequazione delle pensioni che il governo italiano fa scattare dal primo giugno ad urne chiuse», spiega sotto il palco l’ex europarlamentare Roberto Musacchio.

MA LA PLATEA RIUNITA a Garbatella, di «femministe e femministi», praticamente senza altra bandiera che il simbolo elettorale (fa eccezione la bandiera rossa di «èViva», creatura politica nata dalla scissione di Leu, vessillo nuovo e impaziente di sventolare) ha a cuore anche un altro tema. Non ’solo’ – si fa per dire – acciuffare il quorum del 4 per cento. Ma dopo che si fa? Il quesito è più che giustificato da una lunga storia di matrimoni politici e pentimenti, persino dopo successi elettorali.
NICOLA FRATOIANNI lo sa quindi lo dice in premessa, a prescindere dal risultato: «Mettiamo un punto alla girandola dei simboli. Abbiamo sfidato fin troppo le leggi della fisica. Il simbolo ora c’è. Pensiamo ad andare a fare la prossima campagna elettorale, abbiamo i numeri per iniziare una nuova storia», «Servono scelte coraggiose per costruire l’alternativa. Ci vuole uno schema nuovo in Italia».

AL DOPO PENSA anche Sandro Medici, già giornalista del manifesto e amato amministratore romano: anche lui sente che stavolta le cose si mettano bene, «c’è qualcosa di nuovo anzi di antico», dice citando Pascoli, «siamo i commessi viaggiatori dell’unità delle sinistre», e allora dopo le europee l’obiettivo è «ricostruire una stagione di sinistra a Roma, cacciare la sindaca Raggi, una signora improbabile. Togliamo la città da mani pericolose e scellerate». Applausi caldissimi.

APPLAUSI anche per il maestro Citto Maselli e per Paolo Pietrangeli, autore di Contessa (ha fatto mille altre cose nella vita, ma in una piazza così quelle note sono irrinunciabili). «Se ci sono Maselli e Pietrangeli vuol dire che siamo dalla parte giusta», annuncia l’autrice satirica Francesca Fornario che presenta la kermesse. Pietrangeli però avverte: «Ma se stavolta non vinciamo non ci vengo più». Fuori programma parla Ginevra Bompiani, editrice e scrittrice: «Vogliono farci vivere nella paura, e paura in effetti abbiamo: che rubino il futuro ai nostri ragazzi». Chiude Marilena Grassadonia, ex presidente delle famiglie Arcobaleno: «Ho fatto la battaglia per i diritti civili e sociali per strada. Andiamo a a contaminare le istituzioni e la politica, l’attacco alle donne è il disegno dei nazionalisti di tutta Europa, ed è la cosa più grave che sta succedendo in questo paese».

Sorgente: «La Sinistra, il vero voto utile E dopo, stavolta, si va avanti» | il manifesto

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