1 7 minuti 5 anni

di Paolo Mastrolilli, Gianluca Paolucci

Le società di Savoini e D’Amico condividono la sede con Vladimiro Natale, che nel 2014 è finito in una inchiesta Usa. Per le mazzette a funzionari russi su un maxiappalto di Hewlett-Packard finita con la condanna della società americana

Un imprenditore italiano basato a Mosca, che ha avuto rapporti di lavoro con i leghisti Gianluca Savoini e Claudio D’Amico, è stato coinvolto in una indagine per corruzione di funzionari russi. Indagine conclusa nel 2014 con una multa da 108 milioni di dollari per il gruppo Hewlett-Packard, che ha riconosciuto la propria colpevolezza.

Per tirare le fila di questa storia dobbiamo partire dal 18 novembre 2016. Quel giorno Matteo Salvini è sulla Piazza Rossa con un cartello che invita a votare «no» al referendum sulla riforma costituzionale che si sarebbe tenuto il mese successivo in Italia. In pochi minuti raggiunto dalle forze di Polizia e identificato. La legge russa vieta di esporre manifesti o simboli politici senza la preventiva autorizzazione delle autorità. Con lui viene fermato anche uno dei suoi accompagnatori. Si chiama Bruno Giancotti, è un imprenditore calabrese da tempo residente a Mosca che quel giorno accompagnerà Salvini in una serie di incontri con imprenditori italiani e con rappresentanti della Duma, il parlamento russo. «Leghista calabrese fermato a Mosca con Salvini», titola quel giorno il Corriere della Calabria.

La commessa della procura

Facciamo un salto indietro di dieci anni. Fino al 2007 Giancotti è amministratore di due società inglesi, Burwell Consulting e Bracefield Builders, tramite le quali passano oltre 8 milioni di dollari destinati, secondo la giustizia americana, a pagare funzionari statali russi per far vincere al colosso americano Hp l’appalto per la fornitura dell’infrastruttura informatica alla procura generale russa. Secondo l’atto di citazione della corte del Northern District of California, sezione di San Jose, del 9 aprile 2014 le due società sono state utilizzate «per celare e riciclare tangenti anche da parte di altre società occidentali» agli stessi funzionari russi. Se Giancotti è l’amministratore, l’azionista delle due società in quegli stessi anni è un altro italiano, anche lui calabrese e anche lui da anni a Mosca: Pasquale Vladimiro Natale. Nel comunicato del Dipartimento di Giustizia Usa che annuncia la conclusione del caso e la maximulta ad Hp, gli Usa ringraziano le autorità di una serie di paesi che hanno collaborato all’indagine tra i quali l’Italia.

Indirizzo e telefono

Torniamo ai giorni nostri. Vladimiro Natale è azionista della società russa Italagro. Indirizzo e numero di telefono della Italagro sono gli stessi della Orion, una società nata nell’ottobre del 2016 i cui azionisti sono Gianluca Savoini (33%) e Claudio D’Amico (67%). Entrambi leghisti, il primo è presidente dell’Associazione Lombardia Russia, è spesso a Mosca e da anni è attivo nei rapporti tra la Lega e gli ambienti nazionalisti russi. È presente ogni volta che Salvini va in Russia, anche in occasioni istituzionali nelle quali non si capisce bene a quale titolo partecipi. D’Amico, co-fondatore di Lombardia Russia, ex parlamentare e anche lui spesso a Mosca, attualmente è «consigliere per le attività strategiche internazionali» per la presidenza del Consiglio, per conto del vicepremier Matteo Salvini. Nel 2014 è lui che accompagna Salvini per il primo incontro con il presidente russo Vladimir Putin.

«Un caso», dice Natale, che la sua Italagro e la Orion di Savoini e D’Amico abbiano lo stesso indirizzo e telefono. «È l’indirizzo giuridico. Mi hanno chiesto dove potevano rivolgersi per aprire una società e gli ho dato l’indirizzo del mio avvocato che ha seguito la pratica». D’Amico conferma questa versione: «Ci siamo rivolti a Giancotti solo come traduttore, non sapevo che avesse avuto questi problemi. La Orion è inattiva, presto la chiuderemo, e alla Lega non è mai arrivato alcun finanziamento da Mosca». Della vicenda di Hp in Russia, Natale dice di non saperne niente e chiede anzi di avere una copia dell’atto d’accusa delle autorità americane. Ricontattato, dice ancora di non ricordare il caso ma, spiega, «in quegli anni in Russia funzionava così. O facevi così o non lavoravi. Io di società così ne avevo una decina, una dozzina. Poi le cose sono cambiate e le ho chiuse».

Le sanzioni

Ex comunista, ex Pd, adesso Natale dice di votare Lega «perché è l’unico partito che ha promesso di togliere le sanzioni alla Russia, che stanno danneggiando molto le nostre aziende». Anche se, aggiunge, «non sono d’accordo con Salvini sul resto», in particolare sulle politiche sull’immigrazione. In effetti Savoini lo ha incontrato varie volte, sempre per la stessa ragione. Lui dice: la Lega è l’unico partito che si è impegnato pubblicamente a togliere le sanzioni a Mosca. Così loro, inteso come alcuni imprenditori italiani residenti a Mosca, hanno promosso incontri tra i leghisti e i rispettivi contatti moscoviti.

Nell’ottobre scorso era uno degli imprenditori che ha firmato accordi tra imprese italiane e russe nel corso della visita del premier Giuseppe Conte. È anche presente all’assemblea di Confidustria Russia, con Salvini ospite d’onore, ma «sono stato poco, avevo un appuntamento con un cliente».

L’oligarca

Tra i contatti russi «facilitati» da Natale (che però smentisce) ci sarebbe anche quello con Konstantin Malofeev. Finanziere molto ricco, ultranazionalista, Malofeev in passato è stato accusato di aver finanziato il Front National di Marine Le Pen. In Occidente finanzia anche una serie di organizzazioni che hanno in comune la promozione dei valori ultracristiani. Secondo un’inchiesta de L’Espresso, Malofeev è dei uno dei protagonisti di una trattativa tra Savoini e dei misteriosi russi per erogare dei fondi alla Lega in vista delle prossime elezioni europee. «Non lo conosco personalmente ma lo seguo e lo stimo», dice Natale. «Fa molta beneficenza». E i finanziamenti alla Le Pen? «Embè? Che problema c’è. Non lo facevano anche gli americani con la Dc o l’Urss con il Pci? Si ricorda cosa disse Craxi? La politica costa».

Chi conosce Malofeev e le persone del suo entourage è invece Savoini. Nel marzo scorso, nei giorni del Congresso della famiglia a Verona, Savoini ha incontrato all’hotel Due Torri per un colloquio Mikhail Yakushev. È il vice presidente del think tank Katehon, promosso e finanziato da Malofeev e ritenuto uno degli strumenti delle operazioni d’influenza russa in Occidente.

Sorgente: I rapporti dei leghisti a Mosca con l’italiano che pagava tangenti – La Stampa

Please follow and like us:
0
fb-share-icon0
Tweet 20
Pin Share20

Un commento su “I rapporti dei leghisti a Mosca con l’italiano che pagava tangenti – La Stampa

  1. See Alfa Engineering Srl in Italy. Tax code: 09643030019
    Luigi Corapi, 41, Catanzaro became owner – acquired the shares from Vladimiro Natale Pasquale in August 2012.
    Corpapi now in hot water. Search: “Truffe alle assicurazioni a Catanzaro, in 164 rischiano il processo (NOMI)”