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Consiglio dei ministri a rischio. Conte: responsabile chi rompe

di Monica Guerzoni

ROMA I leader continuano a non parlarsi. Il governo è nel caos. Al punto che il Consiglio dei ministri di domani può ancora saltare. A ben 12 giorni dal travagliato Cdm che portò alle dimissioni del sottosegretario leghista Armando Siri, la convocazione ancora arriva. E i convitati, leader e ministri, hanno in agenda un gigantesco punto interrogativo che riguarda non tanto il destino del vertice, quanto le sorti dell’esecutivo gialloverde.

L’incertezza è tale che a Palazzo Chigi faticano persino a organizzare le missioni presidenziali all’estero. Il presidente Giuseppe Conte, all’affannosa ricerca di lumi nel polverone alzato dalla cavalcata di Salvini e Di Maio verso le urne, ha sondato fino a notte tre strade, una più impervia dell’altra. I due leader da giorni si stanno azzuffando sul decreto sicurezza bis e sul testo di un solo articolo, per incentivi economici alle famiglie, congegnato dal ministro del Lavoro. Una rissa che rende impossibile mettere giù un ordine del giorno. «Il Cdm non lo convoco io», conferma lo scontro in atto Salvini.

In mancanza di uno straccio di accordo, la prima via che Conte ha fortemente preso in considerazione è far saltare la riunione e rimandare il redde rationem a dopo le Europee. «Se il governo ci sarà ancora», è la battuta amara che rimbalza nei corridoi di Palazzo Chigi. Dove più d’uno ha sentito risuonare (sottovoce) il monito «Salvini stia attento, se rompe si assume la responsabilità di far cadere un governo che gode di grande consenso tra i cittadini italiani». L’aria che tira è così brutta che venerdì, in preconsiglio, il sottosegretario leghista alla Presidenza, Giancarlo Giorgetti , ha gelato i presenti con una battuta: «Quando si vota? A luglio». Il calendario non lo consente, ma il clima è questo. La seconda via di Conte è confermare l’appuntamento per domani sera e buttare sul tavolo i testi dei due provvedimenti, a costo di scatenare la resa dei conti tra i due vicepremier. Il ministro dell’Interno ha dichiarato ai quattro venti che il suo decreto «deve» essere nell’ordine del giorno, ma i 5 Stelle continuano a dire che il provvedimento non è pronto e presenta profili di incostituzionalità.

Il sicurezza bis stride fortemente con gli orientamenti del Quirinale e ha sollevato la forte preoccupazione dell’Onu. Tra Viminale e Palazzo Chigi, il testo è stato sottoposto a un intenso lavoro di limatura da parte dei tecnici: la multa per le navi che salvano i migranti non sarebbe più calcolata su ogni singola vita umana, bensì sull’intero carico di anime, da 10 mila a 50 mila euro. Ma a Conte ancora non basta, il presidente vuole prendere tempo e lanciare la mina oltre la linea rossa del 26 maggio.

Ecco allora l’ultima strada, quella che il premier sta tentando in ogni modo di imboccare: convocare il Cdm in formato «light», senza discutere i decreti delle polemiche. Salvini la prenderebbe male. Ma il premier ha chiaro che il sicurezza bis ha un peso politico specifico più alto del testo di Di Maio sulla famiglia, che i leghisti descrivono «privo di coperture». Congelare i due provvedimenti sarebbe dunque un vantaggio per il M5S. Se Conte scegliesse la terza via, il Cdm verrebbe liquidato nel modo più indolore possibile: il tempo di sbrigare i punti in scadenza e mettere il sigillo sulle nomine.

Sorgente: corriere.it

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