La Grecia chiederà ufficialmente alla Germania il pagamento del risarcimento – calcolato in 290 miliardi di euro – per le distruzioni e i massacri provocati dal Terzo Reich durante la seconda guerra mondiale. Al termine di un dibattito durato 12 ore, il parlamento greco ha votato a grande maggioranza mercoled’ scorso una risoluzione con la quale si incarica il governo greco di avviare nei confronti del governo di Berlino tutti i necessari passi diplomatici e giuridici ad ottenere tale risarcimento, a partire da una nota scritta che verrà consegnata al ministero degli Esteri tedesco.
“La richiesta dei pagamenti del risarcimento è per noi un dovere storico e morale”, ha detto nel suo discorso in Parlamento il premier greco Alexis Tsipras. Una questione sulla quale l’esecutivo da lui guidato gode anche del sostegno dei conservatori di Kyriakos Mitsotakis, che stanno all’opposizione. Nel 2016 era stata una commissione parlamentare greca a stimare in quasi 300 miliardi di euro l’entità del risarcimento.
Una questione molto complessa
La Germania ha già fatto sapere, tramite un portavoce, che respinge la richiesta greca con decisione: “La posizione del governo federale non è cambiata. La questione dei risarcimenti tedeschi è regolato in maniera definitiva sia dal punto di vista giuridico che da quello politico”. La questione, ovviamente, è di estrema complessità. Anche tra gli storici e i giuristi ci sono opinioni diverse sulla questione delle riparazioni di guerra. Non è improbabile, infatti, che il dossier ad un certo punto finisca davanti alla Corte internazionale dell’Aja.
Berlino si richiama al Trattato “2 + 4” stipulato nel 1990 dopo la riunificazione tedesca, nel quale si afferma che non sono previste “ulteriori risarcimenti” rispetto ai 115 milioni di marchi stabiliti da un’intesa sottoscritta da Germania e Grecia nel 1960. Cifre che oggi Atene contesta, se non altro da quando è deflagrata la grande crisi dell’Eurozona ed è iniziato il contenzioso con la Troika, formata da Ue, Bce e Fmi: il punto è che, secondo un rapporto del ministero alle Finanze greco, il debito derivante dalle somme non pagate ma dovute per le riparazioni di guerra – comprendenti le cifre spese per la ricostruzione delle infrastrutture distrutte nonché la somma derivante dai crediti obbligatori estorti dagli occupanti – sarebbe ben più consistente del debito che Atene ha dovuto affrontare per i molteplici fondi di salvataggio ottenuti durante la crisi economica.
Angela Merkel e Alexis Tsipras
Non a caso Alexis Tsipras, nel dibattito parlamentare, ha voluto però in qualche modo “sganciare” la questione dei risarcimenti dalla crisi finanziaria nel quale il Paese si è dibattuto dopo il 2008: “Non volevo creare una sovrapposizione con la pesante crisi degli anni passati. Ma adesso, dopo la fine dei pacchetti di aiuti, è arrivato il momento giusto. Abbiamo adesso la possibilità di chiudere per sempre questo capitolo per i nostri due popoli”. Da parte sua l’ultradestra di Alba Dorata ha colto l’occasione per attaccare Tsipras, affermando che la richiesta dei risarcimento sarebbe solo un modo una manovra elettorale in vista del voto legislativo del prossimo ottobre.
Durante il dibattito ci sono stati anche momenti di grande emotività, come per esempio quando sono state lette le testimonianze oculari dei massacri perpetrati dai nazisti nei villaggi greci. La Wehrmacht tedesca occupò la Grecia nel 1941. Negli scontri con i tedeschi e nelle operazioni di rappresaglia dei nazisti sono morte decine di migliaia di greci. Le distruzioni furono immense.
Il tema tocca ovviamente un nervo scoperto in Germania. Anche il portavoce della cancelliera Angela Merkel, Steffen Seibert, ha sentito il dovere di far sentire la sua voce: “Noi sappiamo quale sia la nostra grande colpa e quanta sofferenza la Germania e i tedeschi hanno abbattuto sulla Grecia ai tempi del nazionalsocialismo”. Ed è per questo che Berlino “si impegna di mantenere buoni rapporti con un Paese membro dell’Unione europea come la Grecia, che è amica e partner”. Nondimeno, la risposta di Berlino, ad oggi è “no”.
Varsavia potrebbe chiedere 800 miliardi
A detta degli analisti, quella dei risarcimenti di guerra è una questione potenzialmente esplosiva a livello internazionale. Difatti giovedì scorso, il giorno dopo il voto del parlamento di Atene, l’incaricato speciale del governo di Varsavia, Arkadiusz Mularczyk, ha scritto un tweet che è stato accolto con allarme nella capitale tedesca: “La decisione del parlamento greco dimostra che l’internalizzazione del tema risarcimenti di guerra da parte della Germania è realistico”.
Date le dimensioni delle distruzioni, delle deportazioni e delle uccisioni causate dal Terzo Reich durante l’occupazione polacca, la questione ha un impatto potenziale enorme. E questo senza considerare altri Paesi che dovessero decidere di muoversi sulla stessa linea, dopo Atene e Varsavia. Vieppiù che si tratta di un’istanza politicamente trasversale: in Grecia il tema dei risarcimenti è uno dei cavalli di battaglia del governo di sinistra guidato da Alexis Tsipras, mentre Mularczyk è un esponente di punta del Pis, il partito ultra-conservatore al governo.
Non sorprendentemente, per quanto riguarda la Polonia si parla di cifre immense: difficile calcolare quanto valgano milioni di morti, ma secondo una stima che circola a Varsavia, si parla di almeno 800 miliardi di euro. A Berlino si fa riferimento alla rinuncia più volte ribadita negli anni dalla Polonia. Adesso, però, Varsavia afferma che si fa riferimento ad una dichiarazione del 1953 che oggi viene considerata anticostituzionale e, per di più, fu varata su forte pressione dell’Unione sovietica, peraltro in esclusivo riferimento alla Ddr.
Il tema è caldo, anche perché quest’anno cade l’80esimo anniversario dell’invasione della Polonia. Mularczyk afferma che “è tempo che il parlamento polacco prenda una decisione”. La questione dei mega-risarcimenti da esigere alla Germania dal 2017 è tornata varie volte d’attualità, soprattutto tra le file del Pis. Quello che è mancato finora è un’iniziativa formale del governo rivolta alla cancelleria di Berlino. Attualmente è al lavoro una commissione parlamentare che sta lavorando sulle richieste da presentere a Berlino, la cui relazione pubblica è attesa entro il 2019.
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