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di Andrea Gagliardi

Da quando nel 1958 le case chiuse furono eliminate in Italia non si è mai spento il dibattito tra chi vorrebbe riaprirle e legalizzarle e chi invece è contrario a questa ipotesi. «Ero e continuo ad essere favorevole alla riapertura delle case chiuse» ha detto recentemente il leader della Lega Matteo Salvini, tornando a riproporre la modifica della legge Merlin, come aveva già fatto a gennaio dell’anno scorso, attirandosi le critiche di cattolici, e ad agosto 2017, quando promise sui social che se fosse andato al governo le avrebbe riaperte.

In Europa ci sono diversi livelli di tolleranza. Esiste un modello proibizionista che consiste nel vietare la prostituzione e nel punire la prostituta con pene pecuniarie o detentive. In taluni Paesi in cui è adottato questo modello, oltre alla prostituta viene punito anche il cliente. Questo modello è seguito dalla gran parte dei paesi dell’est europeo (Albania, Azerbaigian, Bielorussia, Bosnia ed Erzegovina, Croazia, Georgia, Kazakistan, Lituania, Macedonia, Moldavia, Montenegro, Russia, Serbia, Ucraina). Il modello proibizionista vede una variante nel cosiddetto modello Modello neo-proibizionista o “modello svedese”, adottato in Svezia dal 1999 e successivamente in Islanda e dal gennaio 2009 in Norvegia. Questo modello si fonda sulla criminalizzazione del cliente, con la punizione dell’acquisto di prestazioni sessuali.

Il modello abolizionista consiste nel non punire la prostituzione né l’acquisto di prestazioni sessuali, ma al tempo stesso nel non regolamentarli, mentre si puniscono tutta una serie di condotte collaterali alla prostituzione (favoreggiamento, induzione, reclutamento, sfruttamento, ecc.). Questo modello è seguito dalla gran parte dei paesi dell’Europa occidentale: Belgio, Bulgaria, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Repubblica Ceca, Romania, Spagna.

Il modello regolamentarista è un sistema teso alla legalizzazione e regolamentazione della prostituzione che può avvenire con modalità differenti (come la statalizzazione dei bordelli, i quartieri a luci rosse). In sette paesi europei (Paesi Bassi, Germania, Austria, Svizzera, Grecia, Ungheria e Lettonia) la prostituzione è legale e regolamentata. La legalizzazione spesso include l’imposizione di tasse e restrizioni, più o meno ampie, nell’esercizio della prostituzione anche con l’individuazione di luoghi preposti all’esercizio dell’attività e la prescrizione di controlli sanitari obbligatori per prostitute e prostituti per la prevenzione e il contenimento delle malattie veneree e l’obbligo di segnalare attività e residenza.

In Germania la prostituzione è legale e regolamentata. Nel 2002, una proposta di legge fu approvata dalla coalizione di maggioranza nel Bundestag, composta da socialdemocratici e verdi. La nuova disciplina eliminò il generale divieto di favoreggiamento della prostituzione e permise alle prostitute di ottenere un regolare contratto di lavoro. Nel gennaio 2007, il governo tedesco ha pubblicato un rapporto sull’impatto della nuova legislazione, concludendo che un limitato numero di prostitute ha concluso un regolare contratto di lavoro e che le condizioni di lavoro sono migliorate in misura molto modesta

Legale la prostituzione anche in Svizzera (sin dal lontano 1942), dove le prostitute svizzere pagano l’Iva sui loro servizi ed alcune di loro accettano la carta di credito. La maggior parte delle prostitute sono straniere provenienti dalle Americhe, dall’Europa centrale o dall’Estremo Oriente. In Olanda, dove le case chiuse sono legali e le lavoratrici del sesso pagano regolarmente le tasse, la prostituzione costituisce un’attività di grande impatto economico con un fatturato ragguardevole che contribuisce attivamente all’economia del Paese. La prostituzione viene allontanata dalle strade e si svolge soltanto in luoghi ad essa deputati, con i conseguenti controlli medici, di ordine pubblico e fiscale.

In Austria la maggior parte delle lavoratrici del sesso è migrante, proveniente soprattutto dai paesi dell’ex blocco orientale. Secondo uno studio compiuto dall’associazione Onlus Tampet, il 78% dei lavoratori del sesso in Austria è straniero. In Grecia, la prostituzione è legale nei bordelli registrati. La prostituzione di strada è illegale, eppure le donne vendono abitualmente sesso negli angoli delle strade. Molte entrano nella professione per necessità economiche, altre sono vittime della tratta e costrette a prostituirsi. In Lettonia le prostitute devono registrarsi, devono essere sottoposte a controlli sanitari mensili e devono portare una tessera sanitaria

Srgente: ilsole24ore.it

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