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La clausola della discordia. I repubblicani di Sinn Féin puntano a un referendum sull’unione di Nord e Sud

di Enrico Terrinoni

La bocciatura dell’accordo tra la May e i negoziatori di Bruxelles è tutta incentrata ancora sullo statuto ambiguo del cosiddetto backstop, ossia la clausola di salvaguardia che avrebbe consentito all’Irlanda del Nord di restare, per quanto a termine, all’interno delle regole dell’unione doganale europea fino a quando non si sarebbe trovata una soluzione migliore e più soddisfacente per tutte le parti in causa. È infatti oramai ovvio che gli unionisti nordirlandesi hanno interpretato il backstop come il primo passo verso la riunificazione tra le due Irlande.

D’altra parte, i repubblicani di Sinn Féin da molti mesi oramai dichiarano che il loro obiettivo è un referendum sull’unione di Nord e Sud. E se il governo della Repubblica d’Irlanda ha mostrato da un lato di uniformarsi a ogni decisione di Bruxelles che chiaramente caldeggiava il backstop, dall’altro ha ammiccato in più di un’occasione ai vantaggi di relazioni commerciali sempre più strette con il Nord dell’isola, come previsto dagli accordi di Venerdì Santo del 1998.

Nel pomeriggio di ieri, la leader del Dup, Arlene Foster, parlando di «decisioni importanti» da prendere in vista di un incontro con la May prima del voto, aveva lasciato sperare che le posizioni degli unionisti non fossero così granitiche. Ma poi è giunta la doccia fredda con le parole del portavoce del partito Sammy Wilson, il quale ha ricordato come il nuovo accordo non rappresenta che un progresso minimale e quasi insignificante, dando ogni colpa all’intransigente Unione Europea per il fatto di non aver saputo andare incontro alle richieste del Regno Unito.

Sinn Féin ha approfittato, per voce della leader del partito nel Nord, Michelle O’Neill per scaricare ogni biasimo sul Dup, che avrebbe scelto di mettere in secondo piano la vita e il lavoro di tanta gente rispetto agli egoistici interessi di partito. Mary Lou McDonald, parlando alla Cnn ha ricordato che la scelta dei deputati inglesi di non appoggiare un accordo che prevedesse la clausola del backstop, rende la possibilità di un ritorno al confine oramai concreta, lasciando intendere che probabilmente è stato questo sin dal principio il vero obiettivo degli unionisti.

Nei giorni scorsi poi si è rifatta viva la New Ira con le pronte rivendicazioni di alcuni pacchi esplosivi spediti nel Regno Unito per posta, si crede da Dublino. Di questi quattro sono stati già rinvenuti dalle forze dell’ordine, e non hanno causato danni. La fattura degli ordigni aveva già messo in allarme la polizia britannica, e le rivendicazioni, avvenute con l’uso di una specifica parola d’ordine che identifica il gruppo, sono solo la controprova che qualcosa di grosso ancora bolle in pentola in Irlanda del Nord.

Sorgente: Backstop, il confine irrisolto tra le due Irlande | il manifesto

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