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Casaleggio è il dominus: tutti gli incarichi sono affidati a lui per statuto. “Presto nuova infrastruttura per accogliere milioni di attivisti”

È la scatola nera del M5S. Saldamente in mano a Davide Casaleggio che attraverso l’Associazione Rousseau – di cui è presidente, amministratore unico e tesoriere – controlla sia le casse del partito, sia le banche dati e la relativa piattaforma “per la democrazia diretta” con 100mila iscritti (40mila in meno rispetto all’anno scorso). “Ma stiamo lavorando a una nuova infrastruttura per raccoglierne milioni” spiega Erica Sabatini a nome di Rousseau.

Da qualche tempo, a differenza del passato, si può accedere anche come “ospiti”, ma per svolgere tutte le attività – proporre leggi o varare le liste – occorre aderire ai 5S. L’altro ieri, alla consultazione sul processo a carico di Salvini, “hanno votato oltre 52 mila iscritti, la giornata più partecipata del Movimento”. Tuttavia certificata non da una società terza, come sarebbe stato lecito aspettarsi, bensì dal notaio storico del M5S: Valerio Tacchini, già alle prese col televoto dell’Isola dei Famosi.

Casaleggio associati e Rousseau
Fino a due mesi fa la sede fisica e legale di Rousseau coincideva con quella della Casaleggio Associati, l’azienda “madre” di consulenza fondata da Gianroberto e guidata dall’erede, ora traslocata vicino a piazza San Babila. Un indirizzo unico, via Morone 6, sufficiente ad alimentare il sospetto che l’associazione “senza fine di lucro” costituita da padre e figlio nel 2016 per “promuovere lo sviluppo della democrazia digitale e coadiuvare” l’azione politica dei Cinquestelle, fosse una costola della loro srl privata. Anche in virtù di un intreccio di ruoli, blindatissimi da regole e codicilli, che oggi fanno di Davide il padrone assoluto del Movimento. Sia il nuovo statuto dei 5Stelle sia il codice etico obbligano infatti a utilizzare esclusivamente la piattaforma Rousseau per consultare gli iscritti e gestire le votazioni online.

La nascita di Rousseau
L’associazione nasce l’8 aprile di tre anni fa con una dotazione iniziale di 300 euro, pari alle quote dei due fondatori: i Casaleggio. Appena 4 giorni dopo, il 12 aprile 2016, Gianroberto muore. Davide, rimasto socio unico, convoca l’assemblea (ovvero sé stesso), modifica lo Statuto e decide l’ingresso di due nuovi soci, l’anno scorso diventati tre: il fedele Max Bugani, che sta anche nella segreteria del vicepremier Di Maio; il “casaleggino” Pietro Dettori, pure lui a Palazzo Chigi, e la consigliera di Pescara Erica Sabatini.

Per statuto tutti gli incarichi sono però appannaggio di Casaleggio jr. L’articolo 13 prevede infatti che “il presidente è nominato dall’assemblea tra i soci fondatori” (quindi Davide, il solo rimasto) e “quando l’amministrazione è affidata ad un singolo amministratore”, come in questo caso, “il presidente è anche unico amministratore e presidente dell’ente”. Ancora e sempre Davide. Che perciò delibera i rendiconti predisposti dal tesoriere e provvede, in questa ultima veste, alla gestione economico-finanziaria ordinaria.

In pratica Casaleggio jr nomina, autorizza e vigila su sé stesso. Forte di un doppio tesoro. I dati degli iscritti e l’obolo dei parlamentari “che da Rousseau ricevono regolare ricevuta”, dice Sabatini: 300 euro a testa al mese, 90mila euro totali, versati “per lo svilupppo e il supporto delle piattaforme informatiche M5S”.

Il bilancio
L’ultimo disponibile è del 2017, primo anno completo dell’associazione, pubblicato sul Blog delle Stelle a giugno. Chiuso in rosso nonostante i risparmi sul personale: solo due i dipendenti a tempo pieno dichiarato, 4 sono part-time, più un collaboratore e uno stagista.

Il disavanzo di gestione ammonta a 135.062 euro, con un patrimonio netto negativo di 55.386 euro. Troppe le uscite, rispetto ad entrate non proprio esaltanti: a fronte di 357mila euro di ricavi (ottenuti soprattutto dalle microdonazioni, in media 53 euro, solo 40 superiori ai mille euro) i costi superano i 493mila. A pesare gli esborsi sulla sicurezza, “investiti per la tutela degli iscritti e gli accantonamenti precauzionali per le spese legali relative alle cause in corso”, si legge nel rendiconto. Anche di questo si occupa l’associazione di Casaleggio. Sicuro del proprio tornaconto: un milione di incasso per ogni anno di legislatura. Tanto quanto guadagnerà Rousseau dal contributo di deputati e senatori.

Sorgente: Soldi, banche dati e notai fedelissimi: cosa c’è nella scatola nera di Rousseau – Repubblica.it

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