I pastori non si sono piegati, accordo saltato. La soluzione di Salvini, Ministro degli Interni, in 48 ore, è una sola: denunce e tribunaliI pastori sardi non hanno accettato il piano fasullo deciso da governo e industriali e hanno formulato la proposta di 80 centesimi al litro subito e 1 euro entro quattro mesi, sostenendola con nuovi presidi, blocchi stradali e sversamenti di latte. Ma al tavolo di filiera indetto al ministero dell’Agricoltura per il 20 febbraio i rappresentanti della controparte (Federdistribuzione, cioè la Gdo; Federalimentare, cioè le industrie degli alimenti e delle bevande; tutti i Consorzi di tutela del Pecorino) non si sono presentati e Assolatte, cioè le industrie del settore lattiero-caseario, era presente “solo per rispetto istituzionale”. Gli industriali e i grossi distributori dei formaggi derivanti dalla trasformazione del latte ovino non hanno nessuna intenzione di contrattare e di cedere qualcosa oltre i 72 centesimi della proposta di accordo governativo. Così il governo è rimasto con il cerino in mano. Nel conflitto di classe fra pastori poveri da una parte e industriali e distributori dall’altra, questi ultimi hanno deciso di vedersela da soli. Al governo hanno lasciato la funzione della repressione.Già prima della proposta di accordo al tavolo governativo le procure avevano cominciato a fare pressione sui pastori ipotizzando diversi reati (violenza privata, minacce, danneggiamenti e denunce per blocchi stradali) e quindi strascichi giudiziari anche in caso di accordo. Come riportava un solerte comunicato Ansa del 18 febbraio “sui tavoli delle Procure di Cagliari, Nuoro e Sassari sono finite le informative delle forze dell’ordine, carabinieri, polizia, stradale, relative a quanto accaduto durante le manifestazioni di questi giorni con blocchi sulle strade, assalti alle autocisterne e sversamenti di latte. I riflettori sono puntati sugli episodi più violenti, quelli in cui gli autotrasportatori sono stati costretti a fermarsi, a volte da persone anche incappucciate, e obbligati a buttare migliaia di litri di prodotto destinato ai caseifici”.Nello stesso tempo rappresentanti nazionali e locali delle industrie, dei caseifici privati e delle cooperative di trasformazione hanno reclamato a gran voce la necessità dell’intervento della forza pubblica per impedire gli assalti alle autocisterne di raccolta del latte organizzati dai pastori.Ora che i pastori hanno ripreso la protesta e battuto il pugno sul tavolo della trattativa per imporre con la forza della lotta i propri interessi, ora la media e grande borghesia passa al contrattacco con l’apparato repressivo del proprio stato, le forze dell’ordine e la magistratura. Tanto per cominciare sono già oltre 10 le denunce formalizzate dalla polizia di Nuoro a carico di pastori e a breve la procura farà partire i primi avvisi di garanzia. Le denunce sono a carico di allevatori che avrebbero organizzato blocchi stradali, in alcuni casi a volto coperto, e obbligato gli autotrasportatori a fermarsi, costringendoli a gettare tutto il latte contenuto nelle autocisterne.Finora polizia e carabinieri non sono quasi intervenuti nelle dimostrazioni dei pastori con sversamenti di latte e blocchi di strade. Se tutto si fosse risolto al tavolo della trattativa, con i pastori che si ritiravano con la coda fra le gambe, tanto meglio, i padroni preferiscono vincere senza colpo ferire. E poi c’erano le elezioni regionali di mezzo, i riflettori nazionali sono rimasti puntati a lungo sulla Sardegna, l’esposizione finora è stata troppo forte, meglio pazientare. E ancora, con il centro-sinistra fuori gioco e l’M5S in fase calante (come hanno dimostrato le elezioni in Abruzzo), il capo della Lega e ministro degli interni Matteo Salvini si sta giocando il tutto per tutto per vincere anche sull’isola, battendo palmo a palmo le città sarde, assaggiando pecorino e parlando con i pastori. Perché farli prendere a manganellate e metterseli contro? Meglio aspettare qualche giorno ancora. Poi forse il candidato del centro-destra, il senatore leghista Christian Solinas, vincerà le elezioni, anche se andrà a votare meno del 50% degli aventi diritto al voto e lui prenderà la maggioranza relativa dei voti, il 20-30% dei votanti, che corrisponderanno solo al 10-15% degli aventi diritto al voto! E allora approverà anche lui, dalla poltrona dove l’avrà insediato il “popolo”, la repressione della lotta dei pastori e la loro ricondotta a più miti ragioni, ad accettare il prezzo che vogliono industriali e distributori.Ma i pastori, se lotteranno uniti, sapranno affrontare e battere anche la repressione voluta dal governo nazionale e da quello regionale. E a renderli più forti potranno contribuire anche le proteste congiunte di altri pastori, infatti questa settimana la protesta si è allargata alla Calabria e alla Sicilia, con manifestazioni, blocchi e sversamenti a Crotone e Ragusa, e persino in Toscana e Umbria.L.R.
Sorgente: GUERRA DEL LATTE, DAI TAVOLI MINISTERIALI AI TAVOLI DELLE QUESTURE | Operai Contro
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