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Quota 100 sarà il piatto forte della riforma delle pensioni. Con 62 anni di età e 38 di contributi i lavoratori del settore privato e i dipendenti pubblici potranno anticipare l’uscita fino a 5 anni rispetto al requisito anagrafico richiesto per la pensione di anzianità (67 anni).
Le donne, però, hanno in media carriere lavorative più frammentate, con un’anzianità contributiva media di 25 anni, ben lontana dai 38 richiesti per la nuova quota 100.

Quota cento, traguardo difficile
Prendiamo i dati Inps sui pensionati: se consideriamo lo stock dei titolari di pensione, su 9,3 milioni di assegni della gestione previdenziale, 5,2 milioni sono destinate a uomini e 4,1 a donne, con una leggera prevalenza maschile.

Le donne però riescono a guadagnare il diritto alla pensione solo raggiungendo il limite di età previsto per la pensione di vecchiaia (che nel 2019 sarà di 67 anni), molto difficilmente prima, proprio a causa di carriere contributive discontinue. Se restringiamo l’obiettivo solo sulle pensioni di “anzianità/anticipate” il “tasso di mascolinità” arriva al 77,5%: su un totale di 3,36 milioni, gli assegni riservati alle donne sono infatti meno di un milione.

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Opzione donna: prosegue la sperimentazione
Una via d’uscita riservata alle lavoratrici, che richiede un minor numero di contributi, è opzione donna, che a meno di colpi di scena dell’ultima ora dovrebbe essere prorogata solo per il 2019 dal decreto legge su pensioni e reddito di cittadinanza allo studio del Governo.

Dopo alcune riscritture della misura la versione definitiva dovrebbe consentire il diritto alla pensione anticipata alle lavoratrici che, entro il 31 dicembre 2018, hanno maturato un’anzianità contributiva pari o superiore a 35 anni e un’età di almeno 58 anni per le lavoratrici dipendenti e almeno 59 anni per quelle autonome.
Chi accede ad opzione donna deve aver ben presente il fatto che l’assegno di pensione sarà ricalcolato interamente con il sistema contributivo, che porta a una penalizzazione anche fino al 40% nel caso in cui la lavoratrice goda anche del metodo di calcolo retributivo o anche misto.
D’altra parte, rispetto alla pensione anticipata e ancor di più rispetto a quella di vecchiaia, opzione donna consente un anticipo dei tempi di percezione dell’assegno superiore anche a otto anni.

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Ape sociale, sconti alle madri
Nel decreto legge allo studio del Governo è contenuta anche la proroga dell’Ape sociale, l’anticipo pensionistico per chi ha 63 anni di età e 30 o 36 anni di contributi e si trova in particolari condizioni di disagio: disoccupati che hanno concluso l’indennità di disoccupazione da almeno 3 mesi con 30 anni di contributi; lavoratori che assistono familiari conviventi di 1° o 2° grado con disabilità grave da almeno 6 mesi con 30 anni di contributi; dipendenti che svolgono un lavoro pesante (e lo hanno svolto per almeno 6 anni negli ultimi 7) con 36 anni di contributi. Per accedere a questo canale le lavoratrici madri possono beneficiare di un anno di sconto dei requisiti contributivi per ogni figlio (fino a un massimo di due anni)

Pensione anticipata: sconto di un anno sui contributi
Resta infine la possibilità di anticipare di un anno – rispetto agli uomini – l’uscita dal lavoro con il canale della pensione anticipata introdotta dal 1° gennaio 2012 dalla legge Fornero (Dl 201/2011). I requisiti per il 2019 dovrebbero essere per le donne di 41 anni e 10 mesi di anzianità contributiva a prescindere dall’età anagrafica. L’assegno potrà essere ottenuto solo dopo tre mesi dopo dalla maturazione dei requisiti (finestra mobile).

 

 

Sorgente: Il Sole 24 ORE

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