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Preoccupano i consensi per Salvini su migranti e grandi opere. Pressing su Conte: “No alla linea Fico”

Amedeo La Mattina, Ilario Lombardo

Se c’è un elemento che accomuna due temi che sembrano tra loro lontanissimi, come Tav e migranti, questa è la paura. La paura di radicalizzarsi in una posizione che può scatenare l’inferno nell’opinione pubblica. È mercoledì sera quando gli uomini dello staff di Luigi Di Maio lo aggiornano sui commenti social registrati durante una giornata che è stata presa in ostaggio dalle dichiarazioni di Matteo Salvini contro la decisione unilaterale di Giuseppe Conte di accogliere in Italia una quota di migranti delle navi Ong ferme in rada davanti a Malta. I grillini sono colpiti dalla bocciatura impietosa sancita dal campione di commenti scelti, completamente orientati a favore del leghista. Di Maio ne parla a Conte: «Ti paragonano a Fico. Dicono che siamo come il Pd. Così sembriamo troppo di sinistra». Un riposizionamento che il capo politico non può e non vuole permettersi. Soprattutto perché la maggioranza giallo-verde non sopravviverebbe. Il video del presidente del Consiglio in cui rivendica la scelta sui migranti ma conferma che la linea dura di Salvini è quella del governo, nasce proprio sulla spinta di questa valanga web.

Di Maio sconta il ruolo di leader di un Movimento magmatico, contraddittorio, che è stato trasportato in un governo dove l’alleato ha spesso posizioni opposte e dove la sintesi va contrattualizzata ogni volta. Poi però, spesso, c’è l’imprevisto. Per esempio l’idea di un referendum sulla Torino-Lione, a cui il partito che venera il dio della democrazia diretta non può dire no. Anche se vorrebbe. La scelta, alla fine, come ricorda a tutti Beppe Grillo, «è sempre politica». E se ci sarà un referendum, il M5S dovrà prendere una posizione nonostante la prudenze tattiche di Di Maio, che non passano inosservate anche dalle parti della Lega. Il vicepremier grillino ne farebbe volentieri a meno, perché una consultazione di questo tipo lo costringerebbe ad affrontare una campagna per il No. Che è proprio quello che vorrebbe evitare in un momento in cui, assieme a Conte, sta cercando di accreditarsi come un sostenitore della infrastrutture che portano lavoro, impresa e crescita. Ma nell’eterno equilibrio tra gli opposti, Di Maio, ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico, deve tenere conto anche delle istanze ambientaliste che gli sono esplose in mano con il caso delle trivellazioni, mentre da Nord già gli fanno i conti dei miliardi che stanno per andare in fumo.

Ecco perché il grillino vuole che si diano meno alibi possibili a Salvini, il quale non si fa certo sfuggire l’occasione di affondare le spine del governo nel fianco degli alleati. Per questo motivo Di Maio si scatena anche contro Virginia Raggi per quel tweet, «#Salvinisveglia», con cui la sindaca grillina ha voluto chiamare alle sue responsabilità il ministro dell’Interno dopo la sparatoria davanti a un asilo della Magliana. La polemica è il regno di Salvini, e il leghista sembra non aspettare altro, dopo il giorno più amaro per lui. La cavalcata mediatica, il capo del Carroccio la comincia dal mattino. Tav, trivelle, reddito di cittadinanza, sfodera tutti i nodi della convivenza con i 5 Stelle. Sempre più complicata. È una battaglia di minacce velate e tensioni calcolate. La miccia che l’ha fatta scattare è stata la soluzione offerta da Conte sui migranti. Un affronto per Salvini che non porterà però alla crisi di governo, come anche molti leghisti dicono e sperano. «Andiamo avanti e fidatevi: hanno già capito di aver sbagliato».

Salvini, infatti, riferisce di uno scambio di battute avvenuto durante il vertice di chiarimento a Palazzo Chigi, mercoledì notte. Quando arriva, il leghista viene accolto da una domanda, a tratti sarcastica, di Conte e di Di Maio, che alla luce della rabbia montata dai social contro di loro gli chiedono: «Ma cosa hai messo in moto contro di noi?». Scherzano, ma non troppo. «Proprio nulla – è la sua risposta – Siete voi che non vi rendete conto dell’umore della gente sull’immigrazione».

Sorgente: La rabbia social spaventa Di Maio: “Sembriamo troppo di sinistra” – La Stampa

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