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di Stefano Cappellini

Matteo Salvini ha un problema con i confini. Quelli della nazione, dei quali si è eretto garante supremo. E quelli tra i poteri dello Stato, che oltrepassa in un senso e nell’altro con la stessa naturalezza con la quale è solito postare le immagini delle sue merende. Al ministro dell’Interno non basta estendere all’occorrenza le sue prerogative agli Esteri, alla Difesa e alla Giustizia. Vuole anche sostituirsi ai pm per decidere o no se c’è notizia di reato.

Funziona così: se Salvini è oggetto di una indagine giudiziaria, contesta la facoltà della magistratura di valutare se la sua azione abbia violato il codice penale. La sua è politica, dice, è programma elettorale, dunque zona franca. Ecco perché invita a candidarsi i pm che chiedono di processarlo per il caso della nave Diciotti. Non è un tic solo suo. Gli esponenti del M5S sono arrivati a estendere l’invito a scendere in campo anche a Bankitalia e Ocse. Ma qui parliamo di giustizia ed è tutto più preoccupante.

Nella costituzione materiale salviniana il rispetto delle leggi si valuta sulla base del consenso. Ma se l’azione politica è quella altrui, come nel caso dei parlamentari che hanno scelto di salire a bordo della nave Sea Watch per visitare i migranti ostaggio del governo italiano, allora no, non c’è più immunità. Al contrario, in questo caso è lo stesso ministro dell’Interno che, incurante della contraddizione con il suo status di indagato e con una sgrammaticatura inquietante in uno Stato di diritto, contesta a quei parlamentari l’esistenza di un reato (e quale poi? Reato di solidarietà? Forse tradimento della Patria).

In questa visione totalizzante del suo ruolo, Salvini è potere politico, giudiziario e legislativo. E naturalmente anche braccio della legge, capace di intervenire senza alcun senso del ruolo e della misura, come quando davanti a un fermo di polizia concluso con la morte di un cittadino tunisino ha sentito il dovere di intervenire con una dichiarazione per chiudere a modo suo le indagini: “Cosa dovevano offrirgli i poliziotti, cappuccino e cornetto?”. Se ne ricordi il magistrato che dovrà far luce su questa vicenda accaduta di recente a Prato perché, nel caso la sua ricostruzione dovesse divergere dalla fulminea inchiesta salviniana, sarà presto invitato a candidarsi a sua volta.
Sorgente: Il ministro pm che minaccia lo Stato di diritto | Rep

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