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Damares Alves ha descritto gli omosessuali come “un’aberrazione”, i gay e travestiti “malati”, e annunciato per il Brasile un’era in cui “la bambina sarà una principessa, e il bambino un principe. Nessuno ci impedirà di chiamarli così. Dobbiamo porre fine all’abuso dell’indottrinamento ideologico”. Dichiarazioni criticate da molti sui social network, mentre la neo ministra ha dichiarato guerra all’aborto: “Per quello che dipenderà da questo Governo, in questo paese non verrà versato sangue innocente”

Non ha neanche iniziato la sua seconda settimana alla guida del Brasile, e già Jair Bolsonaro e i suoi ministri fanno ampiamente discutere e parlare di sé. Ci sono le prime frizioni con i membri dell’esecutivo per la riforma delle pensioni, che il presidente non vorrebbe ampia, mentre il titolare dell’Economia Paulo Guedespreferirebbe fare in modo organico e robusto. Poi c’è l’offerta fatta al segretario di Stato americano, Mike Pompeo, di far installare agli Stati Uniti una base militare in territorio brasiliano, per contraccare l’appoggio militare che dà il Venezuela ai russi. E infine le dichiarazioni della neo-ministra della Famiglia e diritti umani, Damares Alves, che ha descritto gli omosessuali come “un’aberrazione”, i gay e travestiti “malati”, e annunciato per il Brasile un’era in cui “i bimbi vestono di azzurro e le bimbe di rosa”.

Avvocata e pastora evangelica, Alves si definisce “terribilmente cristiana” e non ha mai nascosto le sue posizioni, che ricordano parecchio quelle dell’italiano Lorenzo Fontana. Su Twitter l’hashtag #rosaeazul (rosaeazzurro) si è subito inserito tra i trend topic in Brasile, dopo la diffusione di un video, in cui la ministra dice che “con questo governo la bambina sarà una principessa, e il bambino un principe. Nessuno ci impedirà di chiamarli così. Dobbiamo porre fine all’abuso dell’indottrinamento ideologico”. Dichiarazioni criticate da molti sui social network, tra cui il musicista Caetano Veloso, che su Twitter ha pubblicato una sua foto con indosso una maglietta rosa e la frase “Proteggete i vostri amici”.

Altro tema su cui Alves si è spesa è stato l’aborto: “Per quello che dipenderà da questo Governo, in questo paese non verrà versato sangue innocente. Questo è il ministero della vita”, ha detto, annunciando di volere un “Brasile senza aborto”. Un rifiuto totale all’interruzione di gravidanza, qualsiasi siano le condizioni della donna. Compreso il caso in cui si siano subite violenze, come è capitato a lei. Secondo la rivista spagnola El Periódico, durante l’infanzia Alves sarebbe stata infatti stuprata due volte da due pastori che frequentavano la sua famiglia ad Aracaju. Un’esperienza che avrebbe taciuto ai suoi genitori per oltre un decennio, e che l’avrebbe segnata profondamente, tanto da proporre un sussidio statale per le donne violentate che accettano di tenere il figlio frutto della violenza. In generale sul ruolo della donna nella società, le posizioni della ministra caldeggiano un’ideale femminile non proprio ‘moderna’. “Le femministe promuovono la guerra tra uomini e donne. Mi preoccupa l’assenza dalla donna da casa. Le donne nascono per essere madri”, ha detto al giornale O Globo.

Infine le sue posizioni omofobe, rivelate da alcuni video del 2013 e 2014 pubblicati in questi giorni dal sito della rivista Forum, in cui qualifica gay e travestiti come “malati”, e spiega che “il maschio è maschio. La bambina nasce bambina. Il cane maschio nasce maschio, non lo si può crescere come femmina”. Il tutto accompagnato dalla decisione di Bolsonaro di escludere la comunità Lgbt dai benefici delle politiche di promozione dei diritti umani che porterà avanti il ministero della Famiglia.

Tuttavia, secondo gli analisti, in questa prima settimana Bolsonaro avrebbe compiuto molti gesti e azioni verso i suoi elettori conservatori (cioé evangelici e gruppi a favore delle armi), ma pochi contenuti strategici. La vera prova per il neo-presidente inizierà a febbraio, quando comincerà a funzionare il Parlamento, dove il suo partito ha solo un decimo dei seggi della Camera dei deputati.

Sorgente: Brasile, dalla guerra al gender al divieto di abortire “anche se vittime di violenze”: la crociata della ministra di Bolsonaro – Il Fatto Quotidiano

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