La pdl Bisa e gli emendamenti presentati in estate in Commissione Giustizia alla Camera, anche dal relatore, prevedevano l’arresto immediato di chi occupava un alloggio sia pubblico che privato anche alloggio altrui senza titolo (il caso di sfrattati) e una condanna fino a sette anni. Alla proposta Bisa, fin da giugno 2023, l’Unione Inquilini si opponeva e ne denunciava la gravità lanciando, contestualmente, un appello nazionale, con centinaia di adesioni, mentre in Commissione Giustizia, dalle opposizioni non si era ancora percepita la pericolosità della proposta di legge Bisa.
Un testo, quello dell’articolo 8 del nuovo disegno di legge “sicurezza”, che resta per molti aspetti incostituzionale, come ad esempio la previsione di demandare alle forze di polizia il potere di accertamento e sgombero, che, invece, è materia di esclusiva pertinenza del giudice.
Un testo che è frutto di una narrazione tossica, sostenuta da anni di martellante propaganda, che trasforma il precario della casa, persino lo sfrattato, che occupa senza titolo dopo la sentenza esecutiva, in “furbino”. Una narrazione che cerca di capovolgere il criterio di legalità, deresponsabilizzando le istituzioni che devono, a termini di legge, garantire il diritto alla casa e il passaggio di casa in casa per tutte le persone che vivono la difficoltà di provvedere a garantirsi un tetto adeguato. Una narrazione ancora più tossica perché parte dalle odiose occupazioni di proprietari di prima casa (situazioni in termini numerici limitate) che, assenti per vari motivi al ritorno, si vedono occupato la loro casa di abitazione. Tossica perché già oggi le forze dell’ordine possono intervenire e riconsegnare l’abitazione al proprietario, come si può vedere con una semplice ricerca su Google.