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L’unica rappresentante istituzionale annunciata è la vicepresidente 5S del Senato Castellone. Nessun nome del centrodestra. L’ex sindaca Nicolini: “Disumanizzano il fenomeno”. E il Miur non rinnova il progetto con le scuole italiane ed europee

di Alessia Candito

LAMPEDUSA – Ci sono duecento studenti arrivati da tutta Europa, i sopravvissuti ad una delle notti più buie che il Mediterraneo ricordi, il mondo delle ong e del soccorso in mare, alti funzionari delle Nazioni Unite. E c’è l’isola di Lampedusa che a dieci anni di distanza ancora piange quei 368 morti davanti alle sue coste. Il governo invece Meloni no. Anzi, a meno di ventiquattro ore dalla strage la premier ribadisce: “Il Governo italiano lavora ogni giorno per fronteggiare questa situazione, contrastare l’immigrazione illegale di massa e difendere i confini”. In più si dice “basita” per la sentenza che ha sconfessato il decreto con cui il suo governo ha imposto il pagamento di cinquemila euro a chi arrivi per evitare la detenzione nei centri per il rimpatrio in attesa che la domanda di protezione venga esaminata.

“Una taglia”, per Giusi Nicolini, sindaca di Lampedusa all’epoca di quel naufragio che, dice, “non è semplice ricordo, è carne viva, è il molo Favaloro pieno di morti, è l’odore che ha avvolto l’isola per settimane, è la coscienza di una tragedia troppo grande che in quel momento è diventata visibile, ma già papa Francesco qui a Lampedusa aveva denunciato”.

A poche ore dalla strage, ricorda, “inviai un telegramma a Enrico Letta, che all’epoca era presidente del Consiglio. Lo invitai a venire qui a contare i morti con me. Arrivò poco dopo”. Che Meloni neanche li ricordi, dice l’ex sindaca, non è nulla di strano, “anzi è perfettamente compatibile con la guerra ai migranti – non ai trafficanti – che è in corso. Hanno bisogno di disumanizzare questo fenomeno, di parlare di numeri, non di persone, per questo dopo essersela presa persino con i minori non possono certo venire qui a commemorare morti”.

Sindaci e assessori anche del Nord Italia hanno assicurato la propria presenza, ma l’unica rappresentante istituzionale in arrivo da Roma sarà la vicepresidente del Senato grillina Maria Domenica Castellone. Della maggioranza di centrodestra, nessuno.

Un unicum nella storia della “Giornata in memoria delle vittime dell’immigrazione”, istituita formalmente dal Senato nel 2016. All’epoca era presieduto da Piero Grasso, che più volte è stato presente a Lampedusa, come lo sono stati Laura Boldrini e Roberto Fico da presidenti della Camera. Per il 3 ottobre sull’isola si è presentata nel 2017 la ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli a conclusione del progetto che ogni anno coinvolge scuole d’Italia e d’Europa.

Un programma che il Miur ha sempre sostenuto e finanziato, almeno fino a quest’anno. Avrebbe dovuto essere rinnovato a poche settimane dalle elezioni, per prassi e garbo è stato lasciato l’onere al governo espressione della maggioranza decisa dalle urne. Meloni e i suoi non lo hanno mai fatto. “Per il 2022-2023 il progetto è stato sostenuto da finanziatori privati o dalle stesse scuole – fanno sapere dal comitato 3 Ottobre – altrimenti nessuno studente sarebbe arrivato a Lampedusa”. Distrazione, disinteresse, sgarbo? Non è dato sapere.

Di certo il Quirinale a quei programmi ha sempre creduto. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nel 2016 arrivato a Lampedusa per inaugurare il museo che ricorda la strage del 3 Ottobre e le altre vittime del Mediterraneo, a quel progetto di costruzione di ponti e di cultura dell’accoglienza non ha mai fatto mancare il proprio sostegno. Nel 2021 lo ha anche premiato con una medaglia al valore civile e non c’è anno in cui abbia fatto mancare un suo messaggio.

“Fummo posti di fronte alla vergogna di una strage immensa che non si riuscì a evitare e che anzi – aveva detto Mattarella nel secondo anniversario della strage – in troppi nel nostro civilissimo continente osservarono con distacco, se non addirittura con indifferenza”. Si sperava nella sua presenza, come a Cutro dopo il terribile naufragio di febbraio, a correzione di un disinteresse interesse istituzionale che dal comitato preferiscono non commentare. Ma al momento dal Quirinale non ci sono notizie al riguardo.

Sull’isola nel frattempo si piangono ancora nuove vittime. L’ultima è stata trovata ieri nella zona di punta Alaimo, dove già nel marzo scorso il Mediterraneo aveva restituito il corpo di una donna. E ancora una volta non si sa quando sia stata inghiottita dal mare e insieme a chi. Senza testimoni, i naufragi rimangono solo dubbio e angoscia nella mente di chi aspetta una telefonata che non arriva più, a volte un cadavere senza nome, o qualche rottame che la corrente porta a riva.

Nonostante il meteo sia tornato clemente, il Mediterraneo rimane un posto pericoloso, in cui è facile perdere la vita. Eppure si continua a fuggire per costruirsi una speranza di futuro, persino di possibilità di cure. In undici, fra cui tre disabili, questa notte hanno attraversato il mare. Anche il diritto alla salute è diventato lusso nella Tunisia di Kais Saied, che con il suo ministro dell’Interno, pur assicurando che “il nostro Paese non farà da gendarme di confini altrui” ieri ha inviato l’ennesimo aut aut: “Le nazioni ricche devono fare sacrifici”. Batte cassa la Tunisia e il governo Meloni ne rilancia le istanze. Ma in Italia e in Europa le voci contrarie crescono.

Sorgente: Lampedusa 10 anni dopo: il governo diserta la commemorazione della strage dei migranti – la Repubblica

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