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Si commemora oggi il cinquantesimo anniversario del golpe contro l’esperienza socialdemocratica di Allende in Cile. Golpe voluto dagli Stati Uniti per aprire le porte alla dittatura sanguinaria di Pinochet e soprattutto alla prima forma sperimentale di quel regime neo-liberista che oggi pervade tutte le vite dei popoli che ancora vivono in stati colonizzati da Washington.Per ripercorrere quei tragici eventi, come l’AntiDiplomatico vi proponiamo due eccellenti approfondimenti. Il primo di Gianmarco Pisa su Cumpanis e il secondo di Geraldina Colotti su Pagine Esteri. Un consiglio: prima di tuffarvi in queste letture, è altamente raccomandata l’intervista di Rossellini ad Allende in un tempo in cui la Rai era ancora un servizio pubblico degno di questo nome.  —————dI Gianmarco Pisa – “Cumpanis” Cile 11 settembre,  50 anni dopo  L’11 settembre ricorre il cinquantesimo anniversario di una data epocale, tragica e indimenticabile, quella dell’11 settembre 1973, quando un violento colpo di stato militare in Cile, sconvolgente per la ferocia con cui fu realizzato e per la dittatura militare cui diede corso, portò alla fine dell’esperienza di governo di Unidad Popular, una coalizione di partiti e movimenti di sinistra, che era stata democraticamente eletta nel 1970, e che era guidata da uno dei grandi leader storici della sinistra latino-americana, Salvador Allende. Una data, come si è detto, tragica e indimenticabile: per la violenza del golpe, diretto dalla cricca militare facente capo al generale Augusto Pinochet e ispirato, promosso e sostenuto dagli Stati Uniti; per la ferocia di una delle più dure dittature militari, elemento del cosiddetto “plan Condor”, dell’America Latina della seconda metà del Novecento; e, non meno significativo, per il portato che ebbe modo di sedimentare, per l’emozione e l’impatto che suscitò, per le implicazioni e le conseguenze che i tragici eventi cileni ebbero sul movimento democratico e socialista in generale, non solo nello scenario latino-americano.   La forza d’urto degli eventi cileni può essere ricostruita sia sulla base del contesto storico all’interno del quale tali eventi maturarono, sia in relazione alla specificità cilena, alle motivazioni che portarono a un intervento così diretto e massiccio, funesto e violento, da parte degli Stati Uniti, per impedire lo sviluppo di un’esperienza storica e politica, quella del governo socialista e democratico di Salvador Allende, che poteva mettere seriamente in discussione l’egemonia statunitense nella regione e rinnovare la praticabilità di un’alternativa, avanzata e vitale, nel senso dei diritti e dell’emancipazione delle vaste masse popolari, sullo sfondo storico e politico dell’esperienza di Cuba socialista, nel subcontinente latino-americano. Quella che Salvador Allende, con la vittoria elettorale del 1970 e il governo di Unidad Popular tra il 1970 e il 1973, aveva intrapreso, rappresentava, infatti, un’originale esperienza di «via nazionale al socialismo», basata sulle caratteristiche e le specificità nazionali del Cile e alimentata dalle lotte e dalle istanze delle lavoratrici e dei lavoratori cileni: una via, al tempo stesso, democratica – in un Paese, il Cile, sino ad allora di riconosciute tradizioni costituzionali – e socialista, quindi orientata nel senso della programmazione democratica dell’economia; della nazionalizzazione dei comparti e delle risorse strategiche fondamentali, a partire dal rame; della riduzione della dipendenza dal capitale straniero e, segnatamente, statunitense; del miglioramento delle condizioni di vita delle masse popolari e di lavoratori e lavoratrici, in un contesto storicamente segnato da forti polarizzazioni e diseguaglianze sociali; e di rilancio di percorsi per la pace e la distensione internazionale.   In un Paese, come si diceva, diffusamente caratterizzato da una rilevante polarizzazione e da forti diseguaglianze sociali, la guerra mediatica (attraverso la disinformazione e la propaganda) e la guerra economica (attraverso il sabotaggio e il blocco dell’economia cilena) sarebbero stati i principali strumenti dell’imperialismo per stroncare l’esperienza di Unidad Popular. I provvedimenti in ambito economico-sociale del governo di Unidad Popular andavano infatti, sin dal 1970-1971, nel senso di una più solida giustizia e di una più avanzata eguaglianza sociale: in primo luogo, la programmazione democratica, l’ampliamento del ruolo dello Stato nella direzione economica, il piano di nazionalizzazioni (rame, ferro, salnitro), la riforma agraria e l’aumento dei salari. La reazione delle destre politiche ed economiche si saldò in un’opposizione che sempre più abbandonava la via parlamentare e costituzionale e sempre più perseguiva invece il disegno eversivo della reazione e del sabotaggio: sul versante delle élite economiche, dei latifondisti, delle multinazionali e delle oligarchie, storicamente legate al grande capitale statunitense e occidentale, il sabotaggio della produzione e della

Sorgente: Focus 11 settembre, il golpe contro Allende 50 anni dopo – OP-ED – L’Antidiplomatico