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Il provvedimento di Bilancio firmato Psoe-Podemos introduce una patrimoniale e un contributo di solidarietà dagli istituti. La spesa in sussidi, previdenza, educazione e sanità è però da record

di Alessandro Oppes

La scelta di campo è netta: fare tutto il possibile per alleviare gli effetti della crisi post-Covid aggravata dalle conseguenze economiche della guerra in Ucraina sulle fasce più deboli della popolazione. Non sarà la versione moderna di Robin Hood, ma comunque il bilancio dello Stato spagnolo, approvato in via definitiva dal Senato con 145 voti su 263, si basa sul concetto che – in questo momento di difficoltà – l’opzione più saggia è quella di chiedere uno sforzo supplementare ai più ricchi per dare respiro ai più poveri. Un risultato che il premier Pedro Sánchez, alla guida del governo di minoranza Psoe-Podemos, ha ottenuto grazie all’appoggio degli indipendentisti catalani e baschi, soci privilegiati in questa legislatura che si avvia alla conclusione: in Spagna si voterà il prossimo autunno, probabilmente a novembre, e con questa manovra Sánchez spera di potersi garantire un periodo di pace sociale e, ovviamente, la rielezione per un nuovo mandato alla Moncloa.

 

 

Il bilancio 2023 prevede 274 miliardi di euro di spesa (un record: l’incremento è del 10 per cento) per coprire le misure di sostegno alle famiglie più vulnerabili al corposo aumento dell’inflazione registrato nell’ultimo anno. Tra le misure più significative in questo campo, l’aumento dei sussidi di disoccupazione, l’ampliamento dell’aiuto di 100 euro mensili per le madri con figli da zero a tre anni (che finora era limitato alle lavoratrici), l’incremento del “ingreso mínimo vital” (versione spagnola del reddito di cittadinanza) di un 8,5 per cento, che andrà a beneficio di 1,2 milioni di spagnoli, e 620 milioni di euro in più di aiuti per l’assistenza alle persone disabili e non autosufficienti. Un risultato ottenuto dopo una lunga trattativa tra i soci della coalizione di sinistra, in particolare grazie alle pressioni di Podemos, che puntava tutto sul miglioramento delle prestazioni sociali.

La manovra del governo Sánchez prevede anche un aumento delle pensioni, degli stipendi dei dipendenti pubblici, l’incremento di spesa per educazione e sanità e la proroga per tutto il 2023 della gratuità dei treni locali e regionali. Misure che verranno in parte finanziate con i fondi del Pnrr (la Spagna è, dopo l’Italia, il principale beneficiario degli aiuti europei, con 140 miliardi di euro).

 

 

Ma, soprattutto, con l’obiettivo di ottenere una giusta ripartizione dei costi della crisi, si chiede un contributo supplementare ai grandi gruppi bancari, alle imprese energetiche e alle grandi fortune. Nuove tasse motivate dagli utili straordinari che le banche e i colossi dell’energia stanno ottenendo grazie all’aumento dei tassi d’interesse e dei prezzi delle materie prime. Le imposte verranno comunque applicate sulle entrate e non sugli utili, come era stato ipotizzato in un primo momento. Nel caso degli istituti finanziari, riguarderanno il 4,8 per cento del margine di interessi e commissioni ottenute nel 2023 e 2024: il fisco prevede di incassare 3 miliardi di euro in due anni. Alle imprese energetiche verrà applicato un tasso dell’1,2 per cento sull’importo netto del giro d’affari, che dovrebbe consentire allo Stato di incassare due miliardi di euro l’anno.

C’è infine l’imposta di solidarietà alle grandi fortune, a partire dai 3 milioni di euro. Tre le fasce previste: 1,7 per cento fra i tre e i cinque milioni di euro, 2,1 fra i cinque e i dieci milioni, 3,5 per cento per i patrimoni oltre i 10 milioni. L’unico sgravio previsto è invece per le piccole e medie imprese che fatturano meno di un milione di euro e che vedranno l’imposta sulle società ridotta dal 25 al 23 per cento.

Sorgente: Spagna, la manovra “sociale” di Sánchez. Toglie a banche e ricchi per mettere su pensioni e reddito di cittadinanza – la Repubblica

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