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Anna Lombroso per il Simplicissimus

Succede anche ai più smaliziati di farsi possedere dal pensiero magico. Così a volte mi capita di immaginare mio papà seduto a una specie di Caffè Procope dell’aldilà a guardare di sotto scuotendo la testa immerso in chiacchiere amare con Lelio, Riccardo, Sandro, Vittorio, tra disillusione e autocritica per non aver fatto abbastanza.
Mi venivano in mente ieri, loro le mani carezzevoli delle loro compagne che tiravano fuori dal tessilsacco il doppiopetto delle nozze sfuggito a fughe e traslochi in clandestinità, perchè potessero recarsi con sobria e orgogliosa dignità alla Scala o alla Fenice a sentire Toscanini.
Chissà che stucchevole dolore avrebbero provato a vedere quel parterre di ieri sera, quelle spalle nude e incipriate che non hanno conosciuto il peso della servitù perché la scelta di subalternità è stata volontaria e entusiastica, i cinque minuti di ovation al più fertile e fiero persecutore dei valori e della memoria democratica, le squinzie nazionali e sovranazionali, tronfie di aver resistito a proiettare l’immaginetta del guitto ucraino sul sipario rosso come sarebbe successo sei mesi fa e di aver scelto la via ragionevole e superiore del riconoscimento dell’irrinunciabile contributo della Russia alla cultura e al pensiero europeo, con tanto di elogi, Vespa dixit, per zar tormentati dalla colpa e pronti a ogni rinuncia e pentimento in favore dell’innocente popolo russo.

Poteva esserci davanti al tavolino di marmo anche Agostino Viviani, giovane universitario antifascista e poi competente suggeritore di accorgimenti giuridici per i padri costituenti, attivo nella difesa dei mezzadri nelle loro battaglie contro latifondo e i grandi proprietari terrieri. Mancava solo sua nipote ieri sera, “Alice” Shlein, meravigliata lei stessa della sua determinazione suscitata da un formidabile ego narcisista, che avrebbe scelto posizione più pop e rock in piccionaia circondata da ammiratori e fan, che poi con zia Ursula, padrino Romano e nonno Sergio si sarebbe riservata il salutino della buonanotte.
E vi stupite se in una società nella quale si contano sulle dita di una mano gli intellettuali che si sono sottratti alle lusinghe della teocrazia finanziaria e dell’ideologia neoliberista che la sostiene, se perfino fiere femministe della prima ora, pensatori in quota antagonista sia pure con dovuti distinguo, parlano citandola di aria nuova a sinistra, se l’ormai illeggibile Manifesto pronto per essere conferito nell’umido delle lacrime di coccodrillo per la fine ingloriosa della lotta di classe titola spericolatamente: “C’è ancora nuova vita a sinistra”. Ma mica è solo colpa loro: genitori ambiziosi e ansiosi di riscatto, parentele influenti, scuole americane, dalla prole Reichlin e oltre, fondazioni e università che fanno a gara per aggiudicarsi i loro servigi e che importa se qualcuno copia le tesine, farà probabilmente del processo di valorizzazione della nostra cultura.

Nessuno è come Shlein, nessuno traduce in madonna pellegrina tutti gli stereotipi del politicamente corretto giovanilistico. Si sa è nata tardi come la Meloni per conoscere i “guasti” di una tirannia secondo l’Europarlamento, proprio la presidente autorizzata a non pronunciarsi sull’altra, oggi affrancata da brigate e eroici protagonisti della scena pubblica.
Cito dal Manifesto: “Elly Schlein vorrebbe invece ridare vita a questa anima di sinistra perduta, senza nascondere che il suo vissuto politico non è legato alla storia post-comunista, essendo e dichiarandosi una «nativa democratica». E lo fa mettendo in campo la sua carta d’identità, il suo essere femminista, lesbica, ambientalista, socialista…..”.
Con il comunismo si sa è scomparsa anche la lotta dei mezzadri e si manifesta solo quella con inferiore appeal letterario dei dipendenti di Glovo, dei rider, di quelli di Amazon, dei raccoglitori di arance sotto caporale. Che saranno appagati dal suo impegno che mette ai primi posti diseguaglianze, economia green, precarietà, puntando ad un diverso modello di sviluppo che abbandoni il liberismo economico, cavalcato anche dall’ultimo Pd, irretito dall’agenda Draghi ….e mettendo al centro del campo la sfida di creatività e inclusività che già connotava la sua lista «Coraggiosa» alle ultime amministrative emiliane.

Quella stessa che le ha fatto in passato scegliere un composto silenzio su trivelle, Passante, urbanistica negoziata in favore del privato, autonomia differenziata, tagli alla sanità, emolumenti alle scuole private e oggi la spinge a rimuovere dalla sua personale Smemoranda i “poveri” a meno che non appartengano a specifici target, sicché nella sua proposta visionaria diritti civili e diritti sociali, lotta al corretto uso dei pronomi e lotta sui diritti sindacali vanno di pari passo e allo stesso livello gerarchico, che è ora di fondere creativamente conquista delle prerogative LGBTQI (e è giusto) e contrasto allo sfruttamento padronale.
E d’altra parte si è nutrita a una prestigiosa greppia “morale”: quella alla Obama, che sostituisce indulgenza, pietas e compassione alla solidarietà soprattutto se militante, quella di Soros che organizza eserciti di agit prop del volontariato avendo scoperto come Carminati che è più produttivo della droga, del riciclaggio.
Poveri padri, poveri nonni, seduti mestamente al tavolino del Caffè Procope.

Sorgente: Il senso di Schlein per le stronzate | il Simplicissimus

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