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L’ora di fare chiasso”. Così Papa Francesco si è rivolto qualche giorno fa ai giovani riuniti ad Assisi per la salute della Terra, per la pace con il Creato-Natura, condizione indispensabile per la pace tra gli umani. Non si riferiva direttamente all’urgenza di scendere in piazza contro la minaccia atomica che emerge dalla guerra in Ucraina, ma l’esortazione si adatta perfettamente all’invito a darsi da fare adesso con una presenza diretta, non solo virtuale.
Non possiamo camminare sull’orlo dell’abisso nucleare che ci è stato spalancato facendo finta di nulla o limitandoci a digitare sulle tastiere dei PC!
Dovremmo essere dannatamente preoccupati. I sogni di grandezza di Vladimir Putin e il militarismo NATO stanno trascinando l’umanità verso la possibile autodistruzione, e non ha importanza chiedersi chi porti più responsabilità nell’escalation che sta tragicamente prendendo il via. Tra minacce sull’impiego di ordigni tattici e sulle “risposte conseguenziali e catastrofiche” si sta letteralmente giocando col fuoco atomico dentro una santabarbara pronta ad esplodere. Leggiamo di un invito a manifestare “senza bandiere di partito” da parte dell’ex premier Giuseppe Conte, a capo del M5S, che si dichiara pronto a supportare le mobilitazioni indette dai pacifisti. Finalmente! Noi, a denti stretti, gli abbuoniamo tutte le contraddizioni passate, lo prendiamo in parola, e gli ricordiamo i numerosi appelli pacifisti che invitano i soggetti politico-istituzionali a rappresentare l’opinione maggioritaria del popolo italiano: non alimentare la guerra con aiuti militari, non riarmare, non scatenare una guerra economica attraverso sanzioni indiscriminate. Invitano anche a supportare manifestazioni per fermare la guerra esigendo che si negozi subito. L’ONU convochi una conferenza internazionale di pace. Ci si potrebbe concentrare a Roma, forse già domenica 23 ottobre, per una grande manifestazione nazionale unitaria. È un suggerimento che avanziamo alle grandi e piccole reti pacifiste. Eletti e attivisti cinque stelle, come di qualsiasi formazione politica, sarebbero benvenuti anche alle nostre iniziative decentrate, per attivare ascolto e dialogo. A Milano, ad esempio, noi Disarmisti esigenti ci troviamo in Piazzale Stazione di Porta Genova, sabato 22 ottobre, dalle ore 17:00 alle ore 19:00. In conclusione: svegliamoci tutti e portiamo le nostre differenze in qualcosa di fisico e collettivo che manifesti in modo visibile ed unitario la volontà pacifista che i sondaggi e i media attribuiscono al popolo italiano! Diceva lo scrittore Carlo Cassola, fondatore della Lega per il disarmo unilaterale: “Usiamo il senno del prima, perché non avremo più la possibilità del senno del dopo”!

Quanto sopra fu scritto a caldo, il 4 ottobre, festa di San Francesco, dopo una esortazione papale e dopo una intervista di Giuseppe Conte sul quotidiano “L’Avvenire”. Vi era un equivoco che prendemmo su “Europe for Peace” alla base del nostro invito. Dobbiamo quindi ripensarci in parte, visto che il marchio non riguarda una coalizione internazionale ma solo una iniziativa della Rete Italiana Pace e Disarmo (RIPD), che oltretutto si è appropriata del nome di una campagna “umanista”.

Il punto dolente è che “Europe for Peace” della RIPD risulta ambigua su un punto fondamentale: l’opposizione all’invio delle armi all’Ucraina. Deplorare la circostanza che “le armi non portano la pace” non significa prendersi l’impegno preciso a premere sul nostro governo perché non rifornisca una delle parti belligeranti. Si rinvia al “farle tacere“, che non è la stessa cosa di evitare in partenza, per quanto è nelle nostre possibilità, che vengano messe in campo. E lo stesso alone di confusione caratterizza anche l’appello per il 5 novembre (sotto riportato) di ARCI, ACLI, e una grande quantità di altre sigle: il problema politico è evitare di imbarazzare chi, politicamente, ha sostenuto l'”Agenda Draghi” e le scelte governative orientate a sostenere militarmente l’esercito ucraino, visto come il campione delle libertà e dei valori occidentali aggrediti da un autocrate criminale.

Dobbiamo mettere sul piatto della bilancia due cose. Da una parte, si profila una certa partecipazione numerica al 5 novembre. Dall’altra può venire fuori una quantità senza qualità, una mobilitazione dai contenuti generici e fumosi, una agitazione emotiva senza idee, un puro mettersi la coscienza in pace per la pace dal punto di chi vista di chi fa massa di manovra.

Fare chiasso, va bene; ma dovrebbe essere veramente per la pace, non per attribuire patenti pacifiste a chi non se lo merita e sta invece lavorando per una guerra che oggi può significare, letteralmente, la fine del mondo, come ci ricorda Marco Massini su Robinson del 15 ottobre. (Il pezzo si intitola: “Tutti in silenzio a pochi passi dal baratro“).

Un altro aspetto però è da mettere sul piatto della bilancia: oggi il solo parlare di negoziato ti fa bollare come “amico di Putin”, o quantomeno come sostenitore di una “pace ingiusta”, eticamente riprovevole perché basata sulla resa degli ucraini.  Si veda come esempio quanto scritto sul Manifesto del 15 ottobre dall’ex girotondino Pancho Pardi nell’articolo “Non c’è pace senza giustizia in Ucraina“:

Le manifestazioni per la Pace dovrebbero dichiarare con la massima chiarezza che la Pace Giusta va imposta alla Russia di Putin. Le manifestazioni dovrebbero circondare pacificamente le sedi diplomatiche russe, in un assedio ideale tanto più persuasivo quanto più disarmato. Senza bandiere di partito ma con striscioni, cartelli, magliette, altoparlanti, megafoni, voci umane che ripetano la parola d’ordine classica di tutte le manifestazioni pacifiste del secolo scagliata ora contro il terrorismo dello zar: Putin go home! ”

Ecco, la situazione per cui se si parla di pace evitando il “dagli a Putin, ammazzalo, ammazzalo!” si è già oltremodo trasgressivi rispetto ad un andazzo generale che punta solo alla vittoria militare contro la Russia, dovrebbe renderci meno malpancisti rispetto ad una partecipazione al 5 novembre. Si potrebbe allora essere presenti in modo non passivo e subalterno, con uno spezzone caratterizzato da striscioni e slogan che riempiano il vuoto di idee e di coraggio che, con dispiacere, dobbiamo lamentare, non per voglia di protagonismo ma per amore di verità. I Disarmisti esigenti possono preparare una bozza di documento e sottoporla alla consultazione online già organizzata per il 23 ottobre. Avrebbe dovuto essere focalizzata sulla resistenza al caro bollette ed il no alle sanzioni energetiche alla Russia, ma possiamo (e a questo punto dobbiamo)  ampliarne la problematica includendo il come manifestare per la pace tentando, anche il 5 novembre, di dare voce al dissenso popolare alla guerra affinché maturi in opposizione organizzata.

Ecco il link con il quale collegarsi il 23 ottobre:

meet.google.com/pvf-xivq-evy

Sorgente: chiassoperlapace – DISARMISTI ESIGENTI

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