L’ex maresciallo del comune in provincia di Bari ha pubblicato il commento su Facebook. Parole dure che ricordano quelle pronunciate dall’ex ministro Giovanardi secondo il quale il giovane era stato abbandonato dai familiari
“Sfruttare la morte per fare soldi e avere notorietà è come averlo ucciso una seconda volta. Cucchi andava aiutato e non ucciso da Istituzione e famiglia”. A scrivere il post shock su Facebook contro la famiglia Cucchi, accusata di aver speculato sulla morte di Stefano, è Antonio Galizia, 68 anni, per 20 anni interamente trascorsi al comando della stazione di Giovinazzo, in provincia di Bari, e un presente da politico nelle listre di 5 Stelle, che ha aggiunto: “forse condannare la famiglia e la sorella per aver abbandonato un figlio e un fratello sarebbe stata vera Giustizia”.
Parole pesanti che ricordano la polemica aperta da Carlo Giovanardi, ex ministro per i Rapporti col Parlamento, ex senatore di Fi che aveva sostenuto che Cucchi era morto perché abbandonato dai familiari e “perché anoressico, drogato e sieropositivo”.
In un tweet lo ha ricordato Luigi Manconi già senatore del Partito democratico ed ex presidente della Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani, attualmente alla guida dell’associazione A Buon Diritto: “L’8 novembre 2009 Carlo Giovanardi, allora sottosegretario alla famiglia e alle tossicodipendenze, così definiva Stefano Cucchi: sieropositivo, epilettico, anoressico, tossicodipendente, zombie”.
E anche, tre giorni fa, all’indomani della condanna dei carabinieri accusati del pestaggio del giovane in caserma, Giovanardi ha di chiarato di non aver cambiato idea: “Quello che ho sempre detto è esattamente quello che la Cassazione penale nel processo contro i medici ha certificato con sentenza passato in giudicato, secondo cui Cucchi è morto a causa dei medici che non l’hanno curato”.
Una tesi che assolveva i carabinieri da qualsiasi responsabilità. Un concetto ribadito a suo tempo anche da Ignazio La Russa: “La cosa di cui sono certo è il comportamento corretto dei carabinieri”.
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