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di Francesco Battistini

Dopo settimane di proteste, a cui ha partecipato anche il tennista, il governo ha dovuto rinunciare al megaprogetto (molto inquinante) di sfruttamento di una miniera di litio a 130 km da Belgrado

Neanche Superman con la kryptonite. Nemmeno lui avrebbe resistito. Figuriamoci Aleksandar Vucic. Per sfotterlo, da un po’ di mesi, sui muri di Belgrado lo graffitavano col mantello rosso e la «S» scudata: un supereroe capace di sopravvivere al suo passato di portaborse del dittatore Milosevic; un Clark Kent abile a diventare presidente della Serbia; un autocrate da fumetto ora alle prese con la kryptonite e con la più pericolosa delle sfide.

Vucic ha retto per un po’. Ma alla fine ha dovuto arrendersi. Alle proteste, ai blocchi stradali e, in definitiva, al minerale fluorescente. Ha ceduto. Stop al megaprogetto di sfruttamento della più grande miniera di litio o, meglio, di jadarite: un nuovo, speciale silicato di litio e boro scoperto nel 2006 lungo il fiume serbo Jadar, che per caratteristiche è simile in tutto all’immaginaria kryptonite di Superman. Niente speculazione sull’ambiente. Nessun profitto sulla pelle dei cittadini. La jadarite per ora resterà dov’è, sottoterra.

Ci ha provato, gli è andata male. Il municipio locale, Loznica, 130 km da Belgrado, ieri ha bocciato Vucic e il suo piano di lavorazione. Troppi i rischi: «Estrarre la jadarite significa inquinare d’arsenico i fiumi della zona e provocare il cancro — contestano gli abitanti —. Si cacciano i contadini per riempire d’acido solforico le coltivazioni di lamponi e gli alveari degli apicoltori, su cui viviamo da sempre». Ogni sabato e per mesi, a Belgrado e in altre città, la gente è scesa in piazza per esigere la retromarcia di Vucic, fermando il traffico e scontrandosi con la polizia. All’inizio, il presidente ha accusato di disfattismo «questi cosiddetti ecologisti finanziati da governi stranieri», ricordando che l’investimento avrebbe portato migliaia di posti di lavoro e 600 milioni d’euro l’anno per il prossimo mezzo secolo. Ma quando alle proteste si sono uniti gli accademici e un idolo delle folle come Novak Djokovic — il campione serbo di tennis, spesso vicino alle posizioni dei nazionalisti al governo, ha scritto in un post che «aria, acqua e cibo puliti sono la chiave della nostra salute, senza di essi non ha senso parlare di salute» —, a quel punto Vucic s’è arreso alla jadarite-kryptonite e ha ritirato i piani minerari.

La questione non è chiusa, però. Perché i cortei contro la miniera si sono trasformati anche in una contestazione politica del «regimetto» corrotto di Vucic. E si vuol capire come mai lo sfruttamento della jadarite sia stato appaltato alla compagnia anglo-australiana Rio Tinto, una multinazionale che in 150 anni e in 35 Paesi — dalla Papua Nuova Guinea all’Australia — è stata spesso accusata di violare tanto i diritti umani, quanto l’ambiente. L’affare, da 2,5 miliardi di dollari, è troppo ghiotto perché si fermi davanti al «no» d’un villaggio. L’area dello Jadar è uno dei più grandi depositi di litio al mondo, 136 milioni di tonnellate, valore stimato 200 miliardi d’euro, ed è indispensabile a un settore in enorme espansione come quello delle batterie per auto elettriche e telefonini. La sola miniera di Loznica potrebbe coprire il 10 per cento del fabbisogno mondiale. «In aprile si voterà — promette SuperVucic — e i serbi diranno da che parte stanno». Come dire: non sarà certo la kryptonite, a distruggermi.

Sorgente: Djokovic batte il premier Vucic: bloccate in Serbia le miniere di litio Rio Tinto- Corriere.it

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