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Le tesi a sostegno dell’ipotesi sull’origine artificiale del virus Sars-CoV-2 mostrano diversi punti in comune con il pensiero anti-evoluzionista.

Andra Meneganzin – Francesco Suman | 29 Novembre 2021

Complici le reticenze del governo cinese, l’ipotesi dell’origine artificiale del virus si è rapidamente diffusa sia tra la popolazione sia tra alcuni scienziati. Ma, se una tale ipotesi non si può escludere in linea di principio, ciò che a oggi sappiamo di questo virus fa ritenere che l’origine naturale di Sars-CoV-2 sia la spiegazione più plausibile. Come illustrano gli autori di questo saggio contenuto nell’Almanacco di scienza di MicroMega di recente uscita, quel che è interessante notare è che la struttura degli argomenti a sostegno dell’ipotesi sull’origine artificiale del virus ripropone alcuni tratti distintivi nonché alcuni errori logici del pensiero anti-evoluzionista. Ne pubblichiamo un estratto.

I primi casi di Covid-19 sono stati resi noti al mondo il 31 dicembre del 2019, giorno in cui la Cina ha ufficializzato all’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) una serie di casi di polmonite atipica registrati nella città di Wuhan. A Wuhan ha sede anche uno dei più importanti istituti di virologia al mondo (Wuhan Institute of Virology). A più riprese, nel corso dell’ultimo anno e mezzo, si sono rincorse voci e paure riguardo al fatto che il virus Sars-CoV-2 non avesse un’origine naturale. […].

Per stilare una fedele tassonomia delle ipotesi sulle origini artificiali del virus andrebbero considerate infinite sfumature. Per semplicità, tralasciando alcuni dettagli tecnici (come gli esperimenti diacquisizione di funzione”[1]) che non sono essenziali ai fini di questo breve saggio, preferiamo raggrupparle in due macro-ipotesi.

La prima prevede una responsabilità diretta degli scienziati che lavorano all’Istituto di virologia di Wuhan, perché sostiene che il virus Sars-CoV-2 sia stato volontariamente creato in laboratorio con tecniche di ingegnerizzazione genetica. La seconda, invece, prevede una responsabilità più indiretta degli scienziati, in quanto ipotizza che il virus sia accidentalmente fuoriuscito dal laboratorio in cui era conservato. Se nel primo caso l’intervento umano si manifesta nella forma dolosa e scandalosa dell’ingegnerizzazione genetica, nel secondo caso si presenta sotto forma di errore, di mancato controllo, di falla nel sistema di sicurezza.

L’8 giugno 2021 è comparso su Nature[2] un articolo dei giornalisti scientifici Amy Maxmen e Smirty Mallapaty che esamina nel dettaglio i principali argomenti portati a supporto delle ipotesi riguardanti le origini artificiali di Sars-CoV-2, e a cui ci richiameremo in questo saggio. Osservando la struttura delle argomentazioni, è possibile riconoscere alcuni tratti distintivi del pensiero anti-evoluzionista, tra cui alcuni cavalli di battaglia resi noti dai sostenitori del disegno intelligente (Intelligent Design). Più avanti entreremo nel dettaglio. Del resto, che si parli di virus o di organismi più complessi, ci si deve misurare con la comprensione e i meccanismi d’azione del pensiero evoluzionistico.

Il parallelismo che qui proponiamo è essenzialmente il seguente: nel caso degli argomenti anti-evoluzionisti del disegno intelligente si tira in ballo l’intervento di un progettista, designer per l’appunto, che qui chiameremo per semplicità intervento divino. Nel caso dell’ingegnerizzazione genetica o della fuoriuscita del virus dal laboratorio viene chiamato in causa l’intervento umano per spiegare l’improvvisa comparsa di un virus specificamente adattato per infettare l’essere umano. Se si sostituisce al primo tipo di intervento il secondo, la struttura argomentativa degli enunciati è per molti aspetti analoga.

Facciamo subito un esempio. Una volta esplosa la pandemia gli studiosi hanno ipotizzato che, prima di fare il salto di specie all’essere umano (il cosiddetto spillover), il virus possa essere passato dalla specie di pipistrello che lo ha ospitato per decenni a un animale che siede più vicino a noi nell’albero evolutivo. In questo ospite intermedio il virus ha avuto tempo e modo di evolvere caratteristiche che poi gli sarebbero tornate utili per approdare all’uomo. È stato ipotizzato che l’ospite intermedio possa essere stato il pangolino, un mammifero che sembra un formichiere squamoso e che è finito nel circuito del traffico di animali vivi. L’ipotesi che l’ospite intermedio potesse essere il pangolino non è però mai stata veramente confermata da forti evidenze scientifiche. Uno degli argomenti che allora vengono portati a favore dell’origine artificiale del virus è il seguente: «Non è mai stato trovato l’ospite intermedio, quindi il virus non è naturale». Questo argomento presenta una struttura analoga, persino nella sua struttura deduttiva illogica, a un argomento che ormai è di diritto nella best of delle pseudo-critiche anti-evoluzioniste: «Non è mai stato trovato l’anello mancante tra uomo e scimmia (nel caso dell’evoluzione umana) o tra dinosauri e uccelli (nel caso dell’evoluzione in generale) allora la teoria evoluzionistica è sbagliata e quindi esiste un progettista intelligente».

Naturalmente nell’ambito della biologia evoluzionistica è stato mostrato ormai da diversi decenni come la critica dell’anello mancante sia tendenziosa, fallace e fraintenda la struttura ad albero dell’evoluzione. Dedurre poi l’esistenza di un progettista intelligente dalla negazione di una teoria scientifica è semplicemente un non sequitur. Allo stesso modo, inferire l’origine artificiale del virus dal fatto che non è stato trovato l’ospite intermedio non è logicamente consequenziale. Per di più, non conoscere oggi l’ospite intermedio non è in alcun modo una falla nella tesi dell’origine naturale del virus: ci sono voluti decenni per capire che il virus Hiv proveniva dai primati. […].

Noi in questa sede ci limiteremo ad analizzare la solidità o meno degli argomenti in favore delle origini artificiali del virus. Detto chiaramente, potrebbe essere possibile (seppur molto improbabile) che anche se gli argomenti a favore dell’origine artificiale risultino fallaci e abbiano avuto sostenitori poco credibili[3], le indagini internazionali trovino che il virus sia effettivamente uscito da un laboratorio. Tuttavia, in assenza di evidenze chiare che indichino l’impronta di un intervento umano, se gli argomenti a favore dell’origine artificiale risultano farraginosi, è ragionevole ritenere che l’inferenza alla migliore spiegazione sia quella dell’origine naturale, che invece ha già raccolto evidenze scientifiche a proprio favore[4].

[L’estratto qui pubblicato corrisponde al 15% del testo integrale pubblicato in MicroMega 6/2021]

[1] L’acquisizione di funzione (in inglese gain of function) è una tipologia di esperimenti che induce specifiche mutazioni a un virus per ottenere varianti che possono così venire studiate in laboratorio.

[2] Amy Maxmen, Smriti Mallapaty, “The COVID lab-leak hypothesis: what scientists do and don’t know”, Nature, 8 giugno 2021, go.nature.com/3DzUX0D.

[3] Si veda a questo proposito Naomi Oreskes, “The Lab-Leak Theory of COVID’s Origin Is Not Totally Irrational”, Scientific American, 1° settembre 2021, bit.ly/3Aqawpj.

[4] Si veda ad esempio l’articolo “The proximal origin of SARS-CoV-2”, pubblicato su Nature Medicine, a prima firma di Kristian G. Andersen, il 17 marzo 2020, go.nature.com/3agUvHL.

Sorgente: Origine artificiale di Sars-CoV-2 e tentazioni antidarwiniane | Micromega.net

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