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Il 53enne resta in carcere, decisivi alcuni video. L’uomo si è avvicinato all’auto, ha guardato dentro i due feriti e ha atteso 16 minuti prima di chiedere aiuto

di Fulvio Bufi

NAPOLI – Dieci minuti dopo aver esploso dal terrazzo della sua villetta undici colpi di pistola contro Tullio Pagliaro e Giuseppe Fusella, i due ragazzi di 27 e 26 anni che si trovavano in auto nei pressi della sua abitazione di Ercolano, Vincenzo Palumbo è sceso, si è avvicinato alla Panda crivellata di proiettili, ha visto Tullio e Giuseppe agonizzanti, e se n’è tornato a casa. E soltanto 16 minuti più tardi ha telefonato al 112.

I video

Le immagini dell’impianto di videosorveglianza di una villetta poco distante da quella di Palumbo, non solo mostrano che l’auto dei due ragazzi venerdì notte era in movimento e si stava allontanando quando il camionista ha cominciato a sparare, ma scandiscono anche il tempo esatto in cui è avvenuto tutto: meno di tre minuti, quelli che passano tra il momento in cui la Panda è inquadrata mentre sale in direzione della casa di Palumbo (mezzanotte, 25 minuti e 49 secondi), e quando ricompare nella direzione opposta e, senza che il guidatore possa più controllarla, va a sbattere contro un muretto (mezzanotte, 28 minuti e 15 secondi).

«I ladri»

Eppure, quando Palumbo telefonerà ai carabinieri dirà di aver sparato contro «due ladri» che erano «fuori la porta» di casa sua. Non era vero. Non solo non è vero che Pagiaro e Fusella fossero due ladri, ma è falso anche che si fossero avvicinati all’ingresso della casa del camionista, facendo scattare l’allarme che, sostiene Palumbo, lo avrebbe svegliato e spinto a uscire armato sul terrazzo. Lui, però, continua a raccontare questa storia. Lo ha fatto anche lunedì davanti al giudice delle indagini preliminari durante l’udienza di convalida del fermo. Al termine il gip ha accolto la richiesta di arresto avanzata dalla Procura di Napoli e firmata dai pubblici ministeri Luciano D’Angelo e Daniela Varone, titolari delle indagini coordinate dal procuratore aggiunto Pierpaolo Filippelli, e ha condiviso anche l’accusa: duplice omicidio volontario.

L’allarme non ha mai suonato

Dall’ordinanza di custodia cautelare emerge un comportamento, da parte del camionista, mirato ancora a cercare di attenuare le proprie responsabilità, senza alcuna volontà di offrire un contributo di chiarezza. Palumbo continua a dire di essere stato svegliato dall’allarme. Ma i vicini, che hanno avvertito chiaramente il rumore degli spari, riferiscono ai carabinieri di non aver assolutamente sentito la sirena. E non solo: una perizia tecnica sull’impianto ha permesso di escludere che venerdì notte l’antifurto sia entrato in funzione. Era inserito ed è stato disinserito quando l’uomo è uscito sul terrazzo, ma non ha mai suonato.

Le minacce

Della litigiosità di Palumbo e della facilità con la quale facesse ricorso alle armi, parlano apertamente i suoi vicini, che hanno raccontato agli inquirenti di quando minacciò con un fucile alcuni ciclisti che avevano l’abitudine di passare davanti a casa sua. Ma lui dice che venerdì notte ha sparato «soltanto a scopo intimidatorio», e perché scioccato da un furto subito il 4 settembre scorso. Però i proiettili che hanno forato il tettuccio della Panda e colpito da dietro entrambi i ragazzi alla testa, dimostrano invece che ha preso decisamente la mira (e tra l’altro sa farlo bene perché è anche cacciatore). Quindi ha sparato con l’intenzione di uccidere. E, scrive il gip, «la presenza di un’autovettura» davanti a casa sua può essere considerata «più che una causa determinante dell’evento, un mero pretesto per lo sfogo di un impulso criminale».

Sorgente: Ercolano, dopo gli spari il camionista ha lasciato i due ragazzi agonizzanti

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