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di Marilisa Palumbo, inviata a New York

I democratici chiedono a Biden di triplicare il tetto di ingressi, i repubblicani preparano l’offensiva in vista delle elezioni

New York — Negli ultimi vent’anni sono entrati in America 20mila rifugiati afghani. Negli ultimi dodici mesi 495. Del resto nel suo ultimo anno di presidenza Donald Trump aveva posto la soglia totale per gli arrivi di profughi da tutto il mondo a 15 mila (record negativo assoluto per l’America, che ne accoglie in media 95 mila l’anno).Biden l’ha spostata a 62.500, ma alla luce delle scene delle ultime settimane da Kabul tanti democratici, tra cui l’icona progressista Alexandria Ocasio-Cortez, chiedono di triplicare, come minimo, quel numero.

Il presidente intanto ha già mobilitato agenzie federali e privati per accogliere almeno 50mila persone evacuate attraverso un programma noto come «humanitarian parole», che concede a chi è fuggito dai talebani, anche se non ha ancora richiesto o non ha i requisiti per il visto Siv (usato per chi ha lavorato per diplomatici e militari Usa), due anni di tempo negli Stati Uniti per chiedere asilo. I possessori di Siv invece sarebbero almeno ventimila.

Il percorso di queste decine di migliaia di persone verso una nuova vita, sul quale vigilerà il dipartimento della Homeland security, sarà lunghissimo. Attraverso il ponte aereo alleato molti sono volati prima in basi fuori dagli Stati Uniti, come quelle di Doha o Ramstein, che si sono ritrovate travolte da un numero di arrivi imprevisto e dove sono state denunciate condizioni sanitarie a dir poco critiche. Al momento nel complesso queste basi ospiterebbero 40mila persone. Dopo il primo screening all’estero, con la raccolta dei dati personali e biometrici che vengono messi a confronto con i database americani, arrivati al Dulles di Washington o a Philadelphia i rifugiati sono di nuovo sottoposti a controlli prima ancora di scendere dall’aereo. Il famoso chef e benefattore José Andres ha mobilitato la sua organizzazione per recapitare pasti già sulla pista.

Di lì vengono smistati nelle basi militari — ne sono state individuate 7, dalla Virginia al Wisconsin, le cui capacità di accoglienza verranno ampliate dagli attuali 21 mila posti, quasi tutti occupati, a 50 mila entro il 15 settembre — dove completano l’iter burocratico, si sottopongono a visite mediche e poi vengono inviati nelle comunità locali che li assisteranno fino alla scelta della destinazione finale. Un nuovo indirizzo che potrebbe essere accanto a familiari già residenti negli Stati Uniti o in zone con ampie comunità afghane (come nel sud della California, in Texas o in Virginia). Tutti avranno bisogno di assistenza legale.

Dalla Cia all’Fbi, gli occhi sono puntati su possibili infiltrazioni di estremisti, ma c’è preoccupazione soprattutto per il terrorismo domestico: nei siti dell’estrema destra circolano storie che legano l’arrivo dei profughi alla perdita di potere dei bianchi, la cosiddetta teoria della «grande sostituzione».

Anche politicamente per Biden non sarà indolore gestire questo flusso. Molti repubblicani — non tutti, alcuni governatori hanno aperto le porte dei loro Stati – stanno cavalcando la retorica anti migranti in vista delle elezioni di metà mandato di novembre 2022. A cominciare dall’ex presidente Trump, che ha parlato di «migliaia di terroristi» in arrivo. E picchia duro anche Fox News.

La questione rischia di danneggiare Biden più delle critiche sul ritiro, per questo il presidente sta cercando di far passare il messaggio che il processo di ricollocamento di questi rifugiati prevede controlli estensivi e rigorosi. Dalla sua parte, almeno per ora, secondo i sondaggi, l’opinione pubblica, evidentemente toccata dalle scene di chi arriva portandosi dietro la vita in uno zaino.

Sorgente: Verso la nuova vita: ecco chi ospita i profughi afghani

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