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di Selvaggia Lucarelli

Premessa: non soffro di invidia sociale, tra l’altro ho un Rolex e non lo metto perché me lo ha regalato un ex, ne faccio una questione di status sentimentale.
Ho letto più o meno tutto quello che è stato scritto e detto su Roman Pastore, compresa la difesa d’ufficio di Calenda, e mi sembra che da una parte ci sia lo scherno fesso o l’indignazione del proletariato ma per procura (in vece dei proletari si sta indignando la borghesia di Twitter), dall’altra la faciloneria chic di chi “ha un Rolex, e quindi? Invidiosssssi”. Che poi, voglio dire, manco accorgervi tutti quanti che non era un Rolex ma un Piguet,  pezzenti.
Io, come dicevo, non ho l’invidia del pene (non vorrei essere Roman Pastore), nè quella del Piguet (non vorrei avere un Rolex, ce l’ho) ma sono una cittadina che vota e la ricchezza esibita da un politico o aspirante tale mi interessa e mi riguarda. Il problema dell’orologio non è una questione di “valori genuini che i ggggiovani dovrebbero avere”. Quella è retorica pelosa da psicologa boomer e suoi simili.
Mi interessa, invece, quello che un politico possiede, il come lo possiede e come lo ostenta. Senza retorica o ghigliottina.
E abbiate pazienza, ma la giovane età del ragazzo non lo esime dal dover dare spiegazioni. A proposito, mi riguardano anche le spiegazioni. E partirei da quelle. “Quello di cui tanto si parla non è un Rolex ma un Audemars Piguet donatomi da mio padre, che non c’è più da due anni”, ha dichiarato Pastore. «Prendono di mira Roman e il padre mancato da due anni e mezzo. È piuttosto colpito. Chiudetela qui. Avete già usato olio di ricino e manganello. Può bastare”, ha tuonato Calenda. Insomma, chiedere spiegazioni a un politico su ricchezze spontaneamente esibite è fascista.
Il punto però è un altro. Dopo qualche ricerca ho appreso che il padre di Roman è deceduto nel dicembre del 2017, dunque 4 anni fa. Perché sia il figlio Roman Pastore che Calenda dicono che di anni ne sono passati due?
Una bugia curiosa. Di sicuro, l’orologio non gli è stato donato due anni fa, ecco. E non appare sui suoi social prima di quest’anno.
Seconda considerazione. Quel singolo orologio non è il punto. Di orologi di lusso Roman ne ostenta parecchi sulla sua pagina Instagram (Rolex, Omega, Locman.)… Mostra una Jaguar nel parcheggio della residenza City Life (quella dei Ferragnez) e la definisce “nuovo acquisto”. Si fotografa da Cracco (perfino nel bagno del ristorante) e in hotel 5 stelle, tagga i suoi outfit e dunque Valentino, Hermes, Dior, Armani, Ferrari, Dolce e Gabbana… Tagga chi gli noleggia le barche. Vacanze a Capri, in Costa Smeralda e così via.
Ce lo racconta lui, tra l’altro, per cui evidentemente il rimarcare lo status alla Vacchi è una rappresentazione di sé che sceglie e gli piace.
Ora, siccome il candidato con la lista civica di Calenda ha 21 anni ed è uno studente, le ricchezze esibite sono evidentemente sproporzionate rispetto alla sua storia lavorativa. E visto che Roman Pastore (quello che voi chiamate “ragazzo”) ha deciso di rivestire un ruolo pubblico, al servizio dei cittadini, pagato dai cittadini, la risposta dal tono vittimistico (“sono orfano, mi fate bodyshaming”) non è sufficiente.
Se scegli di fare politica, le pose possono essere da influencer, gli outfit pure, le risposte no. Se in più ti esponi su questioni complesse e delicate come lavoro e reddito di cittadinanza dichiarando pure “ho imparato l’importanza del lavoro”, devi delle spiegazioni. Un politico usufruisce dei soldi dei cittadini esattamente come chi ha il reddito di cittadinanza. Entrambi devono garantire trasparenza sul loro reddito. Roman Pastore gode di una cospicua eredità? Sono regali della madre? Lavora? La questione ci riguarda.
E no, questo tono paternalistico di papà Carlo, questa foga nel difendere il passerotto preso a sassate dal web cattivo, non è la strada giusta. Quei “Brutto accanirsi contro un ragazzo!” sono la fotografia della scarsa considerazione che si ha dei giovani che fanno politica: considerati abbastanza adulti da candidarli, improvvisamente troppo fragili perché possano sostenere il peso delle conseguenze e difendersi da “attacchi” che sono routine per chi fa politica.
Pastore vuole fare politica, lo si ritiene sufficientemente strutturato da potersi confrontare con cittadini di ogni età ed estrazione, così strutturato da poterli rappresentare e da diventare un pubblico ufficiale e viene trattato come un ragazzino alle prese con una shitstorm?
Io lo considero un adulto, perché è un adulto. E mi pare che anche lui si consideri adulto nel momento in cui decide di fare politica. E si considera adulto finché si tratta di esibire Jaguar e Rolex che sono certamente frutto del lavoro di un adulto che probabilmente non è lui, ma che torni un uccellino spaurito quando i cittadini gli chiedono da dove arrivi quel benessere esibito.
Un po’ comodo. Mi ricorda mio figlio sedicenne quando si sente abbastanza grande da andare in centro con gli amici cambiando tre linee della metro, ma abbastanza non da cambiare la lettiera al gatto. Per quello “Mamma mi aiuti?”.
Infine, avrei qualcosa da dire anche sull’ostentazione,che poi è il tema principale della discussione. La rappresentazione di sé sui social e lo status esibito sono dei parametri che contribuiscono a formare il giudizio e che non hanno nulla a che fare col “pregiudizio”. Pregiudizio è ritenere a prescindere che un ricco, per dire, non possa incarnare valori di sinistra. O candidarsi con la sinistra. O dire cose di sinistra, quello che vi pare.
Il modo in cui un ricco si racconta è un’altra storia. Il come si racconta la propria ricchezza rivela molto di sè, contribuisce a formare valutazioni, diventa la materia che ti precede. Roman Pastore desidera fortemente che il percepito, su di lui, sia “è ricco, fa la bella vita, gli piace farci sapere che un suo outfit costa 20 000 euro, che compra auto di lusso, che cena da Cracco”. E quando Renzi dice “fate zoom, non click”, finge di non sapere che quello che comunichiamo- in politica e pure fuori- è quello che siamo.
Anche la selezione che si fa di quello che si vuole e non si vuole comunicare è ciò che siamo. Il click sui tag Armani e Rolex di una foto postata sono parte dello zoom. E nessuno vuole delegittimare Roman Pastore, ma è un mio diritto dire che l’ostentazione dello status contribuisce a formare un giudizio, anche politico. E’ un mio diritto sostenere che quel genere di ostentazione sia zoom e non click, che sia sostanza, che non mi piaccia, che il candidato politico Roman Pastore debba spiegazioni limpide sulla sua ricchezza, che non debba dire (lui, ma pure Calenda) che suo padre è morto da 2 anni anziché da quattro perché le bugie sono un pessimo esordio in politica, che scomodare l’invidia sociale sia una furbata, che usare la tecnica dell’autocompatimento sia infantile.
“Prendersela con un ragazzo di 21 anni per un orologio!”, ha tuonato Calenda. Dunque, Calenda considera il suo candidato qualcuno nei confronti del quale bisogna dosare, moderare il confronto perchè “è un ragazzo”. Figuriamoci alla prima discussione politica. Cosa farà Calenda, gli darà un tutore? Un mental coach? Un motivatore? Una pompetta con l’ossigeno?
Ecco, Roman Pastore dovrebbe ringraziarmi e ringraziare molti di quelli che hanno scritto di lui con toni anche aspri ma adeguati al ruolo a cui ambisce, perché lo stiamo trattando da adulto, non da pischellino scemo come papà Carlo.
P.s.
A leggere i suoi post, anziché guardare le foto, ci si accorge anche del resto, in effetti: errori grammaticali, sintassi da prima elementare, strafalcioni vari. Forse è pure meglio non fare zoom.

Sorgente: Selvaggia Lucarelli | Facebook

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