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La situazione politica in Afghanistan, dopo la definitiva partenza dei contingenti militari americani e alleati, resta estremamente tesa e in continua evoluzione. Già nei primi sei mesi del 2021 è apparso chiaro l’impatto terribile dell’escalation di violenza sulla popolazione civile, con oltre 1600 civili uccisi e più di 3500 feriti, larghissima parte dei quali sono donne, ragazze e bambini (dati UNAMA). Il deterioramento della situazione nelle ultime settimane ha ulteriormente aggravato il quadro, con decine di migliaia di persone costrette ad abbandonare le loro case e ad aggiungersi ai più di 5 milioni di sfollati interni già presenti nel paese (OIM), fino ai tragici tentativi di evacuazione di civili dall’aeroporto di Kabul, che se hanno consentito di mettere in salvo migliaia di persone, ne hanno purtroppo lasciate indietro molte di più. La popolazione civile continuerà ad essere esposta al rischio di violenza, peraltro in quadro economico disastroso, dove quasi 11 milioni di cittadini afghani vivevano in uno stato di emergenza o grave crisi alimentare già prima degli accadimenti delle ultime settimane.

In questo contesto l’UE, i suoi Paesi membri e l’Italia, che hanno una significativa parte di responsabilità in quanto sta avvenendo, devono mettere in campo iniziative all’altezza della tragedia che si svolge davanti ai nostri occhi

Il processo di evacuazione che ha interessato alcune migliaia di persone e che non potrà proseguire a causa della chiusura delle operazioni e del progressivo deterioramento della situazione, non può certamente rappresentare l’unica azione messa in atto dai Governi dell’Unione Europea.

Fino ad oggi la quasi totalità dei profughi, rifugiati e sfollati prodotti dalla guerra in Afghanistan, ha trovato accoglienza nei Paesi limitrofi (soprattutto Pakistan e Iran che hanno accolto il 90% dei 5 milioni di afghani che sono stati costretti a lasciare il Paese); nell’UE negli ultimi dieci anni sono state presentate meno di 700.000 richieste di asilo. A fronte di questo, appaiono inaccettabili le conclusioni del Consiglio UE dei Ministri degli Interni, tenutosi il 31 agosto scorso, che di fatto escludono un impegno degli Stati Membri ad accogliere i cittadini afghani in fuga, scaricando gli oneri sui paesi limitrofi e ribadendo l’obiettivo prioritario della protezione dei confini esterni dagli ingressi non autorizzati.

Occorre invece intervenire tramite la realizzazione di un ampio programma di trasferimenti/ricollocamenti dei cittadini afgani da attuarsi anche dai paesi di transito, tramite un’iniziativa che garantisca l’equilibrio degli sforzi tra gli Stati membri, in attuazione dell’art. 78 paragrafo 3 del TFUE e del principio di solidarietà ed equa ripartizione delle responsabilità sancito dall’art. 80 dello stesso TFUE. I Paesi in cui molti cittadini afghani che tentano di raggiungere l’Unione Europea si trovano bloccati, come la Turchia e i Paesi non UE dell’area balcanica, non possono essere considerati Paesi sicuri in merito all’accesso al diritto di asilo e ad assicurare un livello adeguato di protezione e deve essere escluso ogni accordo finalizzato ad effettuare i rimpatri di cittadini afghani in questi Paesi o nei Paesi limitrofi all’Afghanistan, oltre che ovviamente nel loro Paese di origine.

Si tratta dunque di realizzare un intervento straordinario che consenta alla minoranza di persone che sceglieranno di non restare nei Paesi confinanti, di viaggiare in sicurezza e legalmente.

Particolare attenzione merita poi la situazione della Grecia, paese UE dove si trovano attualmente bloccati migliaia di cittadini afghani in condizioni precarie.

Per consentire una soluzione europea condivisa bisogna utilizzare tutti gli strumenti esistenti, inclusi il rilascio di visti umanitari e l’attivazione della Direttiva n. 55/2001/CE, adottabile anche a maggioranza qualificata, che è in vigore e che, pur non essendo mai stata applicata, contiene elementi e indicazioni utili alla crisi in atto: possibilità di adozione di un ampio piano di evacuazione concordato a livello europeo con ripartizione dell’accoglienza concordata dagli Stati sulla base di criteri equi che comunque tengano conto dei possibili legami significativi delle persone con un dato paese della UE, accesso a risorse europee e rilascio di un titolo di soggiorno per protezione temporanea.

Riteniamo inoltre che debba essere effettuato ogni sforzo per garantire a tutti i cittadini afghani, senza distinzione di genere, religione, provenienza etnica o orientamento politico una maggiore sicurezza in Afghanistan e per assicurare un’adeguata assistenza umanitaria alla popolazione.

In particolare chiediamo

All’Italia e all’Unione Europea:  [continua dalla sorgente …]

Sorgente: Intervenire con urgenza per garantire diritto d’asilo alle persone in fuga dall’Afghanistan – Asgi

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