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Oggi in Cdm l’estensione a tutti i lavoratori da metà ottobre: nel privato sospensione immediata per chi non è in regola. I leader di Cgil,Cisl e Uil: “Non si paga per lavorare”. Oltre 4 milioni i dipendenti non vaccinati

ROMA – Draghi tira dritto. Il Green Pass verrà esteso sia alla pubblica amministrazione, sia al settore privato. Con un unico decreto che fisserà una norma di carattere generale valida per tutti i lavoratori. E pure sui tamponi, che i sindacati vorrebbero gratuiti per evitare di penalizzare i dipendenti sprovvisti, il premier si mostra irremovibile: “Richiesta inopportuna”, gela i segretari di Cgil, Cisl e Uil nel corso dell’incontro a Chigi. Dove sarebbe infine emersa un’ipotesi di mediazione: i test a carico della fiscalità generale per una quindicina di giorni dall’entrata in vigore dell’obbligo, dopodiché torneranno a pagamento, ma a prezzi calmierati. Una sorta di regime transitorio utile a convincere i vari boh-vax e ni-vax della necessità di vaccinarsi.

Ha voluto stringere i tempi, il capo del governo. Fare un unico decreto – per pubblico e privato – così da chiudere definitivamente la partita delle regole per contrastare la pandemia e al tempo stesso placare il polverone sollevato da Salvini. Il testo, ancora in fase di limatura, verrà discusso stamattina alle 10 nella cabina di regia con i capidelegazione di maggioranza. Quindi si farà un passaggio con le Regioni. Alle 16, il varo in Cdm.

 

Se la tabella di marcia verrà rispettata, da metà ottobre (e sino al 31 dicembre, fine dello stato d’emergenza) nessuno degli oltre 4 milioni di dipendenti ancora senza Pass potrà aver accesso in ufficio o in azienda. Chi non lo esibirà, verrà rispedito a casa. Con tutte le conseguenze del caso. L’unica differenza tra pubblico e privato riguarda il momento in cui far scattare la sanzione. Nel pubblico – dove si stimano 300 mila scoperti – verrà applicato il “modello scuola”: sospensione dal lavoro e dallo stipendio dopo cinque giorni di assenza per mancanza di certificazione verde. Nel privato, dove i numeri sono più alti – 3,7 milioni quelli non in regola, contro 11 milioni con Pass – la sospensione dovrebbe partire dal primo giorno. E sarà motivata con l’esigenza di tutelare la salute e la sicurezza dei lavoratori: il principio costituzionale che giustifica la compressione del diritto al lavoro. Norma che, per evitare abusi, sarà accompagnata da una clausola di salvaguardia, voluta dal ministro Orlando: la mancanza del Green Pass non potrà fornire il pretesto né per demansionamenti né tanto meno per licenziare. Come nella scuola, poi, previste sanzioni amministrative da 400 a 1.000 euro per chi entra senza certificato.

 

È stato a tratti duro il confronto con i sindacati. “La strada migliore è l’obbligo vaccinale per legge, come dice la Costituzione. Perché non lo mettete?”, chiede a un certo punto Maurizio Landini (Cgil). “Sarà un’extrema ratio, lo valuteremo più in là”, risponde il premier. Anche il ministro della Salute Speranza conferma: “Per ora lavoriamo a estendere il Green Pass”. E il leghista Giorgetti: “Lo introdurremo solo se non raggiungiamo il target vaccinale”. A questo punto la discussione vira sul tampone. “Non siamo disposti a far pagare ai lavoratori i costi della sicurezza sul lavoro”, attacca Pierpaolo Bombardieri (Uil). “I costi del tampone sono tutt’altro che calmierati: per venire qui ho speso 22 euro in farmacia”. Anche Angelo Colombini (Cisl) incalza: “I prezzi sono troppo alti, perché non sperimentiamo una gratuità finché dura l’emergenza, fino al 31 dicembre?”. La reazione di Draghi è netta: “La vostra proposta è inopportuna, non è questo il momento di sperimentare, ma di spingere la vaccinazione. Il Green Pass funziona, è monitorato è una soluzione accomodante”. Con Speranza a specificare: “Tamponi gratis solo per lavoratori fragili ed esenti: la gratuità per tutti non aiuta le persone a vaccinarsi”. Giorgetti però rassicura: “Stiamo lavorando per abbassare il costo”. L’incontro si chiude con le scintille tra il leader Cgil e il ministro Brunetta. “Non si fanno così le trattative sindacali”, taglia corto il titolare della P.A, fra i più convinti sostenitori del certificato verde. Landini: “Non prendo certo lezioni da te”.

 

Cgil, Cisl e Uil chiedono poi garanzie sulle sanzioni ai lavoratori privi di Pass e di trovare risorse per coprire i periodi quarantena, rimasti a carico delle aziende con possibili tagli in busta paga. Risponde Orlando: “Nessuno sarà licenziato o demansionato. Sulle quarantene cerchiamo i fondi con il ministro dell’Economia Franco”. Ma la battaglia sul tampone non sembra chiusa. “Siamo tutti dotati di Green Pass perché vaccinati”, racconta Landini appena uscito dal vertice. “Eppure per entrare nel palazzo del governo ci hanno chiesto il tampone. Io e il collega della Cisl l’abbiamo fatto a Palazzo Chigi, gratis per noi e per tutti quelli che lavorano qui. Perché la stessa logica non vale fuori?”. E Bombardieri (Uil): “Allora si chieda il Green Pass anche per entrare in Parlamento”. Il tampone sarà il vero punto dolente. Senza una soluzione – Confindustria ha già detto di non voler coprire il costo – i sindacati non escludono forme di protesta, forse anche la piazza.

Sorgente: Green Pass obbligatorio: lite sui tamponi tra Draghi e sindacati – la Repubblica

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