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Sollevati dal loro incarico come ritorsione alle loro resistenze, 12 medici del Servizio di prevenzione anziani del ministero della Salute si sono rivolti alla giustizia. La spinta a prescrivere il kit di farmaci era arrivata soprattutto dal ministro dell’Economia, Paulo Guedes, che osteggiava le misure di protezione come i lockdown e le quarantene

Usati come cavie a suon di dosi di idrossiclorochina e ivermectina. Senza che ne fossero consapevoli e soprattutto consenzienti. Una coercizione che se fosse dimostrata prefigurerebbe il tentato omicidio e l’attentato alla salute pubblica. L’ennesimo scandalo di una gestione al limite del genocidio, accusa che sempre più brasiliani lanciano al presidente Jair Bolsonaro. L’intera vicenda è emersa nel corso di una testimonianza davanti alla Commissione parlamentare d’indagine sulla gestione caotica del Covid da parte del governo di estrema destra.

Sollevati dal loro incarico come ritorsione alle loro resistenze, 12 medici del Servizio di prevenzione anziani del ministero della Salute si sono rivolti all’avvocata Bruna Morato che li ha rappresentati davanti alla CPI. Alla legale è stato chiesto se fosse vero che negli ultimi dodici mesi il Servizio anziani avesse somministrato a 542.471 pazienti, la maggior parte ricoverata negli ospedali di San Paolo, il famoso kit-covid voluto dal ministro della Salute Marcelo Queiroga.

Bruna Morato, l’avvocata che difende i medici licenziati per non aver voluto prescrivere i discussi farmaci in dosi massicce (reuters)

 

Si tratta di un pacchetto con all’interno una serie di farmaci tra i quali idrossiclorochina e ivermectina: due prodotti decantati dal Bolsonaro perché in grado di proteggere la gente dal Covid quando in realtà servono solo a curare l’artrosi o quando si è colpiti dalla malaria. Una delle tante fake news che il presidente del Brasile ha propinato ai suoi cittadini travolti dalla pandemia e smarriti davanti alle esternazioni rassicuranti del leader della destra estrema che banalizzava la portata del virus e invitava tutti a ingurgitare dosi di clorochina.

La spinta a diffondere il kit-covid era arrivata soprattutto dal ministro dell’Economia, Paulo Guedes, che osteggiava le misure di protezione come i lockdown e le quarantene adottati da diversi governatori. Temeva il crollo dell’economia e spingeva, come chiedeva il suo capo, a continuare a vivere come se la pandemia fosse solo un evento passeggero, una “gripezinha”, leggera influenza.

 

Si sa come è andata a finire. La gente ha creduto a Bolsonaro, ha evitato di indossare mascherine, ha continuato ad ammassarsi senza rispettare le distanze, si è contagiata, si è ammalata, moltissimi sono morti: quasi 600 mila persone. I medici del Servizio prevenzione anziani erano contrari alla somministrazione di questi due palliativi che non servivano a nulla. Anzi, erano pieni di controindicazioni. Ma davanti alle loro resistenze furono minacciati e molti allontanati. I 12 medici che sono rimasti non se la sono sentita di denunciare quanto accadeva ai rappresentanti sanitari dei governatori. Sapevano che il “Prevent senior”, così si chiama, aveva stretti legami con chi guidava le diverse strutture del paese.

L’aumento del numero delle vittime, 12 per cento in più nell’agosto scorso rispetto all’anno prima nella sola San Paolo, ha fatto scattare l’allarme. Erano deceduti 4 mila pazienti sui 18 mila ricoverati. Il fatto che fossero degli anziani e con patologie pregresse non spiegava questa strage.

Si è indagato ed è stata scoperta la somministrazione abusiva. I medici sono stati messi sotto inchiesta, si è cercato di capire cosa fosse avvenuto. Con difficoltà e tanta cautela qualcuno ha iniziato a parlare. Delle pratiche illegali, delle pressioni che arrivavano dall’alto, della presenza di un “governo parallelo” della Salute nella gestione del Covid. All’epoca il ministro era Luiz Henrique Mandetta, anche lui come il suo predecessore favorevole alle mascherine e ai distanziamenti e anche lui licenziato da Bolsonaro. 

Questa struttura “parallela”, spiega adesso El Pais, rispondeva direttamente al team del presidente ed era composto da medici negazionisti, come il tossicologo Antohony Wong, dal virologo Paolo Zanotto e dalla ricercatrice Nise Yamaguchi. “Era allineato agli interessi del ministero dell’Economia”, ha detto l’avvocata Morato ai membri della Commissione Parlamentare. “La pandemia non doveva danneggiare l’economia. L’intenzione era dare alla gente l’illusione che poteva girare per le strade senza correre rischi. E questa illusione aveva un nome: idrossiclorochina”. La testimonianza ha scosso i commissari. “Quello a cui stiamo assistendo”, ha detto il vicepresidente del CPI, Randolfe Rodrigues, “è la conferma di un macabro scandalo con tristi segni di eugenetica. Una pagina amarissima della storia brasiliana”.

Sorgente: Covid in Brasile, lo scandalo dei medici forzati a prescrivere ivermectina e idrossiclorochina a pazienti ignari – la Repubblica

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