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La libertà, negli accampamenti della destra radicale, è un concetto molto particolare. Si presenta con simboli forti: il rosario da usare come una frustra identitaria; il revolver col colpo in canna della giustizia privata; la maschera di Anonymous della rivolta contro il vaccino e contro il Green Pass.
Matteo Salvini e Giorgia Meloni sono i crociati della libertà contro la dittatura sanitaria, ma anche contro la tassazione delle grandi ricchezze, ma anche contro l’invasione degli alieni.
Il fratello e la sorella d’Italia, gli alfieri in arme per la libertà e lottano persino per “liberarci” da cose che non esistono: i fantomatici microchip nei nostri cervelli, i vaccini che sarebbero prodotti con i feti abortiti, quelli che partorirebbero le varianti del virus, quelli che provocherebbero sterilità. Cinguettano tesi che sono inquietanti e ridicole allo stesso tempo come la lobotomia per endovena.
Certo, anche la loro libertà deve avere i propri limiti: e infatti i nostri leader fascio-leghisti sono contro tutto ciò che chiamiamo “diritti civili”: eutanasia, legalizzazione della cannabis, ius soli, Ddl Zan, unioni civili.
Urlano all’esproprio proletario per difendere le libertà degli abitanti di Riccanza e contemporaneamente combattono ogni giorno la libertà di chi decide di mettere a disposizione la propria vita sulle navi delle ONG per salvare poveri cristi. E se non si fa come dicono loro, è naturalmente colpa del consueto complotto un po’ giudaico e un po’ comunista.
Come due carismatiche icone, come Bonnie e Clyde o come Stanlio e Ollio, sfuggono al confronto con l’irritante realtà (purtroppo col Covid ci si ammala e si fa una brutta morte). Incuranti delle insidie del contagio, i due patrioti imperversano sulla scena pubblica, sparando sentenze, pontificando, illustrando, spaziando dalle scienze naturali a quelle innaturali.
Sarebbero perfetti. Non dico per governare, quello proprio no. Ma per una documentario certamente. Del tipo: da Predappio al Papeete. Giovinezza ed ebbrezza del sovranismo…
Speriamo che prima o poi questo documentario diventi al massimo una fiction, perché il nostro Paese merita decisamente di meglio.
Nichi Vendola
(fotografia da web)

Sorgente: Facebook | Nichi Vendola

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